Il cofondatore di FdI

Guido Crosetto, appello a Salvini e Berlusconi: "Dicano da che parte vogliono stare"

Antonio Rapisarda

Sulle colonne di Corriere e Repubblica l'ultima tendenza è il "rossonero". E non è un tributo alla vittoria del Milan...No. È uno schema antico che fa parte del modus operandi della sinistra: blandire di volta in volta uno dei partiti del centrodestra o uno dei suoi leader con l'obiettivo di staccarlo dal centrodestra. È successo a Fini, a Berlusconi, allo stesso Salvini. E adesso ci provano con la Meloni. Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d'Italia, oggi «libero cittadino» è la spalla su cui la leader dei conservatori può sempre contare. Prima di rispedire al mittente la suggestione che vorrebbe la Meloni e Letta - i due leader più saldi nel posizionamento euro-atlantico - insieme in un esecutivo FdI-Pd, ci tiene a fare una premessa. «Io che sono euro-atlantico da sempre penso che questo debba essere il posizionamento dell'Italia, non di un partito. La scelta fra l'atlantismo e l'alternativa russa o cinese non lascia dubbi. Questo non significa certo pensare che gli Usa siano il bene assoluto o il Paradiso ma sapere che tra una criticabile democrazia e l'autocrazia, è meglio la prima...».

 

 

 

Scopo del governo avallato dai due gruppi editoriali sarebbe rafforzare le istituzioni davanti al fantomatico "partito putiniano". Ce l'hanno soprattutto con Lega e Forza Italia...
«Lega e Forza Italia non sono partiti putiniani perché hanno sempre avallato la linea Draghi! Le posizioni ufficiali sono espresse in Parlamento. E non mi sembra che qualcuno fra questi abbia mai votato in modo contrario. Né Salvini né Berlusconi accetterebbero mai che l'Italia si alleasse con la Russia abbandonando il Patto atlantico!».

Giorgia ha fiutato subito il trappolone. La risposta ai supporter "rossoneri" è stata: mai con la sinistra.
«Ma certo. Conosce benissimo la "procedura" con cui la sinistra governa questo Paese ininterrottamente da decenni: la demonizzazione dell'avversario che passa attraverso alcuni momenti in cui se ne parla bene. In modo tale da farlo precipitare da più in alto. Guardi quello che sta succedendo adesso al candidato sindaco di Palermo (Lagalla, ndr). La sinistra è campione del mondo in questo: vincere non perché propone qualcosa di buono ma perché è straordinariamente brava ad infangare».

Ciò significa che quando l'establishment ti accarezza...
«Non vuole solo l'anima. Vuole governare. L'obiettivo è governare sempre e comunque».

È come se per il deep state italiano non possa esistere più la democrazia dell'alternanza. Ma larghe e piccole intese. Dove il Pd deve presenziare per forza.     
«Il deep state italiano è sostanzialmente accasato nel Pd e l'obiettivo è l'autotutela. Ed è questo che ha bloccato lo sviluppo del Paese: il fatto che la politica negli ultimi anni abbia avuto come scopo quello di tutelare la classe dirigente pseudo-partitica e non pensare a risollevare l'Italia».

La speranza è che Letta mantenga la parola: «Governo solo se vinco».
«Esatto. Ciò detto, mi auguro che i rapporti fra i segretari diventino tutti come quelli fra Meloni e Letta. Rapporti dove l'avversario politico è una persona che si rispetta perché ha la mia stessa visione dell'importanza della politica come servizio. Seppure con idee diverse. Noi dobbiamo ripristinare lo spirito per cui Berlinguer, i Dc, i socialisti e anche Almirante, si parlavano e si rispettavano».

 

 

 

Vola troppo alto.
«Forse. La Meloni probabilmente, quando si avvicineranno le elezioni, tornerà "fascista": faranno vedere che c'è quello che ha alzato il braccio e che dunque è un pericolo perla democrazia, per la libertà e anche per la sua vicina di casa».

La leader di FdI ha fatto capire che non accetterà il ricatto "presentabilità uguale normalizzazione".

«Vorrei vedere. Quello lo hanno già accettato altri, perdendo l'anima. FdI ha detto no ad alleanze insostenibili».

Siamo davanti a una strategia della tensione per dividere la coalizione stra-favorita?

«Prassi scontata. Il problema è che poi il centrodestra ci mette del suo. Il centrodestra non esiste oggi non perché sia bravo il Pd. Ma perché ci sono delle fratture che diventano ogni giorno più grandi: si nota con l'attività quotidiana, come una parte del centrodestra preferisce il Pd tradendo ideali e programmi. Tutto ciò pur di non far crescere un'altra parte del centrodestra. Una follia».

Morale della storia: il centrodestra farebbe bene a non autodistruggersi e a ricomporsi proprio per evitare di consegnare l'Italia altri cinque anni al Pd?

«Esatto. Il problema, in questo momento, non riguarda Giorgia ma i due uomini al comando degli altri partiti del centrodestra. Sembrano orientati più a traghettare se stessi verso la possibilità di non perdere un ruolo di governo che a costruire un governo che porti avanti un programma diverso. L'assuefazione da maggioranza è una malattia gravissima dei sistemi democratici. Io mi auguro che guariscano prima delle prossime elezioni».