Ore caldissime

Giorgia Meloni, un brutto imprevisto: salta Porta a Porta

La premier Giorgia Meloni è "indisposta". Per questo motivo il Consiglio dei ministri odierno, convocato per le 11.30 a Palazzo Chigi, sarà presieduto dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, leader della Lega. E sempre per lo stesso motivo lo speciale di Porta a Porta con l'intervista alla Meloni, su Rai 1 non andrà in onda questa sera: il conduttore Bruno Vespa è stato costretto a rinviare tutto a domani, giovedì 22 dicembre, come reso noto da un comunicato di Viale Mazzini.

Tutto questo mentre si infiamma il confronto (o scontro) sulla manovra, anche nella stessa maggioranza, tra emendamenti, discussione in Parlamento contingentata, tempi strettissimi e il rischio di votare nei giorni di Natale per scongiurare l'ipotesi dell'esercizio provvisorio che sarebbe una mazzata non solo per il governo, ma soprattutto per l'Italia. 

"Vogliamo creare opportunità di lavoro e non assistenza", spiega intanto il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti, parlando all'assemblea della Coldiretti riferendosi alla legge di bilancio messa in atto dal governo Meloni riferendosi anche al taglio che verrà apportato al Reddito di cittadinanza. "Il nostro intervento si riferisce infatti a chi ha la possibilità di accettare delle proposte di lavoro e non certamente a chi ha delle difficoltà a farlo". E proprio a causa dello smantellamento del reddito di cittadinanza, tornano in piazza i disoccupati palermitani percettori. Gli "occupabili", ossia i disoccupati tra i 18 e i 59 anni che possono lavorare e non hanno a carico minori, disabili o anziani perderanno il sussidio nel 2023, dopo sette mesi e non più dopo otto. I manifestanti, guidati da Davide Grasso, Toni Guarino e Giuseppe De Lisi, sono partiti alle 9 dal Castello della Zisa e hanno attraversato via Lascaris e via Imera, per raggiungere il palazzo della Regione. "I siciliani hanno smesso di abbassare la testa. Se qui non c'è lavoro è colpa dello Stato italiano che non ha mai voluto investire in Sicilia - accusa Guarino -. Noi rifiutiamo di emigrare, vogliamo lavorare nella nostra terra. E' un nostro diritto. La Sicilia è dei siciliani, non siamo buoni solo come manodopera per le regioni sviluppate del Nord o per pagare le tasse".