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Giuseppe Conte, il veleno di Pasqua: insulti sul governo e su Meloni

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Chiamatelo pure veleno di Pasqua. Giuseppe Conte "prezzemolino", recordman di interviste, su Repubblica vomita odio sul governo. E lo fa usando il pentimento di Schiavone, l'ultimo colpo dello Stato che è riuscito a convincere il boss dei boss della camorra a collaborare. Ma non ditelo all'ex premier, per lui questo governo "con Giorgia Meloni sta indebolendo le norme anticorruzione e spuntando le armi della magistratura, un pezzo alla volta. Solo un esempio: il partito di Meloni voleva una norma per dare incarichi negli enti locali ai condannati per corruzione, noi li abbiamo fermati. Noi nelle istituzioni portiamo campioni dell’antimafia come De Raho — oggi oggetto di ignobili attacchi — e Scarpinato, tra gli artefici di indagini e condanne contro Cosa nostra e Casalesi. Candidiamo in Europa Giuseppe Antoci, ideatore di un protocollo contro le frodi mafiose sui fondi europei, perché non possiamo permettere che i 209 miliardi conquistati a Bruxelles vadano nelle mani dei comitati di affari e della malavita. La verità è che interi settori della maggioranza sono più concentrati a far la guerra all’antimafia che a mettere all’angolo mafiosi e corrotti". Finito qui? No.

Rincara la dose: "Questo esecutivo mira ad assoggettare il potere giudiziario, secondo una logica di subordinazione perseguita da tutti coloro che, da Gelli in giù, hanno lavorato per condizionare obliquamente i processi decisionali democratici. Questa maggioranza vuole scardinare il nostro ordinamento costituzionale e, in particolare, i principi dell’autonomia della magistratura e della legge “uguale per tutti”. Quanto ai test psico-attitudinali, ho qui davanti l’appello che gli esponenti della società scientifiche di psicoanalisi e psicoterapia firmarono contro la riforma Castelli nel 2004. È più attuale che mai. Si contestava già allora il fatto che, non avendo il test “alcun vero ancoraggio scientifico”, gli esaminatori “si troverebbero, nella migliore delle ipotesi, in balia di suggestioni intuitive ed empatiche”. Il rischio, ancora peggio, sarebbe quello di una “subordinazione all’ordinamento politico del momento”. Non c’è da aggiungere altro". Già non c'è altro da aggiungere alle polemiche inutili sollevate da Giuseppi

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