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Schlein alle Europee, Prodi: "Non mi dà retta nessuno, scavano la fossa"

domenica 21 aprile 2024

3' di lettura

"Non mi dà retta nessuno. Ma è una ferita per la democrazia": Romano Prodi ribadisce quanto da tempo andava suggerendo a Elly Schlein: candidarsi alle Europee, senza poi andarsi a sedere all'Europarlamento, sarebbe una presa per i fondelli agli elettori. Un messaggio che il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte, nel giorno della direzione Pd che di fatto ha ufficializzato la discesa in campo della segretaria, ha subito fatto suo per colpire l'alleato-rivale.

La Schlein rompe gli indugi e ufficializza di fronte alla direzione Pd la sua candidatura alle Europee, dunque. Ma in un clima tutt'altro che sereno.  La segretaria dem sarà capolista al Centro e nelle Isole, anche se chiarisce sin da subito che non lascerà Roma per 'traslocare' a Bruxelles. "Sono disponibile a dare una mano con spirito di servizio, mi candido a dare una spinta a questa meravigliosa squadra e a un progetto collettivo di cambiamento del Pd e del Paese", esordisce, spiegando subito dopo: "Io naturalmente resterò qui, da segretaria, nel confronto quotidiano in Parlamento con Giorgia Meloni e le sue scelte scellerate per l'Italia". Gli altri capilista saranno, come da previsione, Cecilia Strada nel Nord Ovest, Stefano Bonaccini nel Nord Est e Lucia Annunziata al Sud, e anche le altre candidature seguono lo schema previsto nei giorni scorsi, in un mix tra amministratori, eurodeputati uscenti e new entry, come l'ex sardina Jasmine Corallo in lista al Sud.

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C'è chi resta contrario a questa scelta. Prodi, come detto: "Quello che sta succedendo vuol dire proprio che non mi dà retta nessuno", ironizza il professore che poi, però, torna subito serio: "Perché dobbiamo dare il voto a una persona per farla vincere e, se vince, di sicuro non va in Europa? Sono ferite della democrazia che adagio adagio scavano il fosso per cui la democrazia non è più amata" sentenzia, precisando che il ragionamento "riguarda la Meloni, la Schlein, Tajani, tutti". Ma nel Pd, considerata il pulpito da cui parte la predica, farà più male. 

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Al padre nobile dell'Ulivo si affianca presto Conte che conferma la scelta di non candidarsi e attacca: "E' un modo per ingannare gli elettori. Condivido quello che ha detto Prodi, questa è una ferita per la democrazia", taglia corto. Tra i dem, però, c'è un'altra scelta di Schlein a far discutere. La leader, nel corso di una segreteria convocata prima della direzione, mette sul tavolo l'ipotesi di inserire il suo nome nel simbolo Pd da presentare alle Europee.

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Sarebbe un modo, spiega, per non disperdere quel "valore aggiunto, che io faccio pure fatica a spiegarmi", ammette, che deriva da un impegno diretto. L'1-1,5% nei sondaggi, che diversamente andrebbe disperso. I componenti della direzione, però, non apprezzano. E' Gianni Cuperlo il primo a parlar chiaro: "Mettere il nome del simbolo implica obiettivamente una identificazione che presuppone un'idea di politica e un modello di partito che fino ad oggi non è mai stato il nostro modello di partito", argomenta. Non solo. "Elly - aggiunge - te lo dico per la considerazione e la stima che è cresciuta nei tuoi confronti in questo anno o poco più di tua segreteria: tu non sei Giorgia Meloni, non sei Matteo Salvini, non sei Tajani, non sei Renzi, non sei Calenda. Tu sei meglio di tutti questi personaggi che ho appena citato".  Auguri.

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