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Il polpo scalda i cuori, ma le accuse di "crudeltà" contro Meloni sono una barzelletta

di Andrea Tempestini venerdì 11 ottobre 2024

3' di lettura

Il polpo non mangia i suoi tentacoli, è una leggenda: quelli che mancano, se mancano, li ha divorati un grongo, anguillona che può pesare fino a settanta chili. L’aragosta, pur avendo la meglio sul grongo, è terrorizzata dal polpo. Il polpo spaventato spruzza inchiostro e ricorre all’inchiostro anche per mimetizzarsi. Se minacciato, sa nascondersi tra i due gusci di una noce di cocco, richiudendoli alla perfezione. Il polpo dopo l’accoppiamento muore: al maschio resta qualche mese, alla femmina il tempo di deporre fino a 400mila uova. Ogni tentacolo ha una mente autonoma: può aprire una conchiglia in totale indipendenza e, se staccato dal resto del corpo, per un certo lasso di tempo reagisce agli stimoli. Il polpo ha tre cuori. Aristotele lo riteneva un «animale sciocco», oggi sappiamo che il mollusco è dannatamente intelligente.

Questo preambolo (e non è terminato) per elencare una piccola parte delle ragioni che spiegano la fascinazione dell’essere umano per l’octopus. Mettiamoci poi lo sgusciare sinuoso, il tubo risucchia acqua e l’orifizio la espelle, ipnotico stantuffo tentacolare che muove sui fondali per poi sparire con invidiabile coordinazione nella fessura tra le rocce. In questo preambolo entrano altre due storie, propedeutiche per arrivare alla terza vicenda, la polemica politico-ambientalista di cui vi daremo conto.

Prima storia: era il 1994 e Giuseppe Tornatore filmò per Dolce & Gabbana – con arrangiamenti originali di Ennio Morricone - una delle pubblicità più iconiche di sempre. Monica Bellucci, voluttuosa su una scogliera, osservava un ragazzo sbattere a morte un polpo sulla roccia. Lei prima di andarsene “scordava” il reggiseno e si premurava di farlo notare a lui, che la avrebbe raggiunta affondando il naso nel reggiseno stesso, brandito con la medesima passione con cui brandiva il polpo. Una meraviglia cinematografica condensata in 30 secondi che scatenò le proteste di un universo ambientalista ante-lit teram. Il potere del polpo.

Seconda storia, narrata così bene da vincere l’Oscar per il miglior documentario nel 2021: Il mio amico in fondo al mare, il racconto dell’amicizia - vera - tra il regista Craig Foster e un polpo. Un’intimità che nacque nelle gelide acque oceaniche al largo di Città del Capo, in una foresta sottomarina di kelp, alga bruna che punteggia scenari subacquei degni delle miglior fiabe. Uno spirituale inno all’empatia che per lo spettatore, invariabilmente, si risolve in una valle di lacrime.

Già, il polpo scalda i cuori, da Aristotele a Craig Foster e passando per la Bellucci. Ma capita anche che l’empatia per il tentacolo sfoci nel ridicolo. Qui si interrompe la magia e si piomba sulle vicende degli ultimi giorni. Poiché una “Giornata mondiale” non la si nega a nessuno, ecco che l’8 ottobre era quella dedicata proprio al polpo. Per l’occasione, gli animalisti del distaccamento italiano della “Compassion in World Farming” (CIWF, tra le maggiori organizzazioni internazionali che si battono per gli animali da allevamento) hanno accusato Giorgia Meloni di «crudeltà». La ragione? «Il governo ha stanziato quasi un quarto di milione di euro (fa più effetto rispetto a scrivere quasi 250mila euro, ndr) per sostenere lo sviluppo dell’allevamento di polpi. Sì, avete letto bene - rimarcavano nel comunicato -: mentre ospedali, scuole e infrastrutture soffrono la mancanza di fondi, il nostro governo ha scelto di investire soldi pubblici per una pratica crudele e insostenibile».

CIWF spiegava che «gli spazi ridotti sono poco compatibili con la natura intelligente e solitaria dell’animale: confinarli potrebbe indurli a comportamenti aggressivi o addirittura a episodi di cannibalismo». Per carità, non lo si nega e ce ne dogliamo, ma fino a prova contraria siamo questa roba qui: esseri umani che mangiano - anche - polpi. Possiamo astenerci, evitare la pietanza, oppure possiamo accantonare per il tempo di un pasto la meraviglia suscitata dai tentacoli e appagare le nostre pulsioni. Tacciare un governo di crudeltà tirando in ballo anche «ospedali, scuole e infrastrutture» appare pretestuoso, più politica che ambientalismo. Eppoi un allevamento, in fin dei conti, è il miglior alleato dell’octopus vulgaris e di un’intera filiera. Ciò detto, glorioso polpo, assolvi tutti noi dai nostri peccati.

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