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Il circo rosso non fa mai sosta

di Daniele Capezzone mercoledì 5 marzo 2025

3' di lettura

Se non parlassimo di cose tremendamente serie come la guerra e le armi, ci si potrebbe perfino divertire assistendo al grande spettacolo circense portato in scena ogni giorno dalla sinistra italiana: tra lanciatori di coltelli (quelli non mancano mai), acrobati con la sciatica, trapezisti scoordinati, illusionisti pasticcioni, qualche pagliaccio (involontario), e alcuni vecchi leoni sdentati e spelacchiati. Come leggete oggi su Libero, ieri è successo di tutto dopo il fantasmagorico annuncio di Ursula von der Leyen di un megapiano (costosissimo e vaghissimo) di investimenti per la difesa europea. Ora, tanti avrebbero avuto e avrebbero gran diritto di contestarlo, e da numerosi punti di vista.

Da destra, dei seri atlantisti thatcheriani, fautori certamente di una difesa robusta, ma da parte delle singole nazioni sovrane occidentali sotto l’ombrello Nato: e dunque contrari a un’operazione che rischia di essere in salsa franco -tedesca, con il volante tra Parigi e Berlino. Da sinistra, sul versante opposto, e con tutt’altra curvatura culturale, si sarebbero potuti o si potrebbero opporre dei pacifisti integrali. E ancora – trasversalmente – serie perplessità sarebbero state e sarebbero ragionevolmente ammissibili da parte di chiunque abbia a cuore le ragioni dei contribuenti degli stati europei: perché destinare tutti quei soldi a quel progetto? Con quale intreccio tra risorse pubbliche e risorse private? Con che tipo di indebitamento? Ecco: da questi differenti punti di vista, tante perplessità avrebbero avuto e avrebbero assoluto diritto di cittadinanza. Ma – al contrario – avrebbero dovuto restare mute altre categorie e altri spezzoni di ceto politico. Primo: quelli del “ci vuole più Europa”, i convocatori di manifestazioni euroliriche, gli addetti alla manutenzione del grande catafalco chiamato Ue.

Secondo: gli odiatori di Donald Trump, quelli convinti del fatto che la nuova amministrazione americana sia il nemico assoluto. Terzo: gli haters anti-americani a prescindere, quelli cioè che hanno gridato per tutta la vita «Yankee, go home». Quarto: coloro che sono persuasi che Trump stia mollando l’Ucraina (e non stia invece tentando, con realismo, di costruire un’uscita dalla guerra dignitosa e non iniqua per gli aggrediti di Kiev). Ecco: tutti costoro, con un minimo di coerenza, avrebbero dovuto applaudire l’annuncio della baronessa tedesca. Vuoi “più Europa”? Eccola.

Vuoi “meno Trump” e “meno Usa”? Eccoti servito. Vuoi farti carico della difesa dell’Ucraina che ritieni mollata da Washington? E allora assumitene le responsabilità conseguenti. E invece no. Con la stessa faccia di sempre, i dichiaratori ossessivo-compulsivi della sinistra (dentro e fuori il Pd) si sono messi a sparare a palle incatenate, a obiettare, a eccepire. Ve li immaginate – Dio ce ne scampi – di nuovo al governo, e magari in un momento storico come questo? Ve lo figurate un Consiglio dei Ministri in cui la premier Schlein si confronta con il ministro della Difesa grillino Gubitosa e con il ministro degli Esteri rossoverde Fratoianni? Diranno alcuni: ma anche nel centrodestra, su questi temi, i tre partiti di governo esprimono sensibilità diverse, non di rado con toni sensibilmente divergenti. Vero. Ma è un fatto che, dall’ottobre 2022, non c’è stato un singolo voto parlamentare – sui temi della politica estera e di difesa – in cui Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si siano divisi. Gli altri – in quelle circostanze – hanno regolarmente presentato cinque o sei diverse mozioni o risoluzioni. Piaccia o no, il centrodestra è sempre rimasto compatto, peraltro su ragionevolissime posizioni pro Occidente. E allora? E allora non giriamoci intorno: l’anomalia italiana è e rimane a sinistra. Con buona pace del solito coro di voci bianche impegnato a intonare cori contro il “cattivo Trump”.

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