"Mi ha chiesto di dimissioni in caso di bocciatura del referendum. Lo farei anche volentieri, ma non farei mai niente che abbia già fatto lei". Una battuta raggelante, quella di Giorgia Meloni, per colpire e affondare Matteo Renzi a Palazzo Madama. Al Senato va in scena il "premier time", con la presidente del Consiglio che risponde alle domande dei senatori di maggioranza e opposizione. Particolarmente agguerrito il capo di Italia Viva, che a Palazzo Chigi c'è stato dal 2014 al 2016, quando si dimise dopo aver perso il referendum sulle riforme costituzionali. A differenza da quanto promesso nei mesi precedenti, però, l'ex segretario del Pd non lasciò la politica.
Con Renzi, Meloni è stata particolarmente polemica su vari punti. "Sui dossier strategici abbiamo ereditato alcune situazioncine abbastanza compromesse che stiamo cercando di sistemare, una ad una", replica a Renzi che durante il suo intervento si era vantato di aver lasciato una situazione migliore al governo che gli succedette rispetto a quello attuale. Fa invece sponda, la leader di Fratelli d'Italia, alle osservazioni su una possibile nuova legge elettorale: "Sono favorevole alla reintroduzione delle preferenze". Ma a dominare sono i toni ironici, come quando la premier fa notare al suo interlocutore: "A parte sulle preferenze, mi è sfuggita la sua domanda...".
Quando la parola torna a Renzi, l'ex premier non molla: "La presidente del Consiglio ha detto che non farà mai quello che ho fatto io? Ce ne siamo accorti... Noi abbiamo fatto la riforma del lavoro, Industria 4.0, gli 80 euro. La nostra è stata una stagione di riforme". E qui Meloni snocciola un po' di numeri per rispedire al mittente le accuse: "Dai dati Istat del primo trimestre 2025 relativi all'occupazione, all'andamento dei salari e alla stima dell'andamento del prodotto interno lordo confermano l'efficacia della strategia che abbiamo messo in campo. La promozione di S&P è l'ennesima riprova del lavoro di un governo che è stato in grado di ridare all'Italia la serietà e conseguentemente l'attrattività che merita. Penso che sia un'altra smentita per coloro che avevano preconizzato conseguenze catastrofiche per i nostri conti pubblici se il centrodestra fosse arrivato al governo. Perché i fatti e la storia di questi due anni e mezzo raccontano tutt'altro".