La trovata non è certo passata inosservata; ché vedere una kefiah, alla Camera, non è cosa da tutti i giorni. Ma ora, dopo il premier time di mercoledì a Montecitorio, quando gli è venuta la brillante idea di indossarla per denunciare «il genocidio perpetuato in Palestina» da Israele, come lo chiama lui, Marco Grimaldi si mette pure a fare la vittima. E passa al contrattacco. «Sono un uomo libero e quando vedo uno sterminio non faccio finta di niente» scrive su Facebook il deputato di Avs.
«Oggi (ieri per chi legge, ndr) in aula per la discussione del “decreto Albania”, stasera un aereo diretto al Cairo, dove comincia la missione verso i varchi di Rafah, da cui si entra a Gaza» prosegue il suo post, prima di lanciare geremiadi per un commento del Foglio che lo taccia di antisemitismo. «Dopo aver letto gli attacchi dei giornali di destra e dei bot filo-Netanyahu sguinzagliati nella caccia al pro Pal» scrive sempre l’onorevole, «arriva in ultimo anche il Foglio che, solo per aver indossato la kefiah in un gesto simbolico contro l’occupazione, la pulizia etnica e il genocidio perpetuato in Palestina chiede la mia espulsione dal Parlamento e mi dà dell’antisemita». Insomma, tutto fa brodo pur di passare per persguitato dal mainstream sionista. «Voglio però dire loro» prosegue il vicecapogruppo dei deputati di Avs come se qualcuno gliel’avesse chiesto, «che parto con più serenità e meno livore».
Ecco poi l’attacco sguaiato: «Mi dispiace invece per loro, che si rendono complici consapevoli di uno sterminio, dimostrandosi dei piccoli uomini, e un giorno avranno qualcosa di cui vergognarsi. Io mi sento libero, libero di portare quella kefiah e di andare verso la Palestina per chiedere giustizia e dire al mondo che nessuno può essere affamato, umiliato e spazzato via dalla terra». Infine, l’esortazione alla resistenza contro il governo che accusa di voler conculcare la libertà di espressione: «Che cosa potete fare? Appendete una bandiera palestinese fuori dai vostri balconi. Non possono identificarci tutti».
Di certo Grimaldi non è nuovo a simili episodi di protagonismo. Qualche mese fa, infatti, mentre alla Camera il suo leader, Angelo Bonelli, intonava Il ragazzo della via Gluck di Celentano per protestare contro il decreto Salva-Milano, che condona gli abusi edilizi commessi in città, ecco che spunta il deputato. Una mossa repentina nel tentativo, riuscito, di venire inquadrato dalle telecamere concentrate sullo show di Bonelli.
Che poi tocca pure ricordare una certa incoerenza tra le sue idee politiche e la sua condotta. In altre parole, Grimaldi predica bene, ma razzola male. Lui, fervente sostenitore di una transizione ecologica intransigente, così convinto che nel giro di qualche anno il mondo finirà per il riscaldamento climatico, così sicuro che le auto elettriche salveranno la razza umana dall’estinzione, che fa? Si compra un’auto a benzina? Già, proprio così. Basta guardare le dichiarazioni patrimoniali che i deputati sono tenuti a presentare ogni anno. Nel documento del 2022, a inizio legislatura dunque, Grimaldi dichiara di possedere una Fiat 500 x a benzina (1.600 di cilindrata), comprata nel 2019. Nemmeno un’auto ibrida o a gpl, magari a metano, niente di tutto questo: la sua è una macchina col buon vecchio motore a combustione interna alimentata con la tanto bistrattata “verde”.
Ma ieri un altro esponente di Avs ha pensato bene di chiarire la posizione del partito sulla guerra a Gaza. Ed è stato nientepopodimeno che uno dei leader di Alleanza Verdi Sinistra, oltre al suddetto Bonelli: Nicola Fratoianni. Il quale ha voluto appendere fuori dalla finestra della sede nazionale di Sinistra Italiana, di cui è segretario, dirimpetto a Palazzo Madama, una banidera palestinese. Il motivo lo ha spiegato lui stesso ad alcuni giornalisti: «Fare un piccolo gesto simbolico ma che è anche un appello a tutti i cittadini del nostro Paese, un appello a chi non si rassegna all’orrore per quello che sta accadendo in Palestina e il genocidio in corso sulla pelle del popolo palestinese a Gaza». «Una bandiera alla finestra, su un balcone, ovunque. Un gesto, un segno per dire che non ci stiamo, non ci rassegniamo, per dire al nostro governo fate qualcosa per fermare questa strage infinita» ha aggiunto il deputato di Avs.
Fratoianni ha poi attaccato Giorgia Meloni per il suo intervento di mercoledì alla Camera sul conflitto in Medio Oriente. La premier, ha detto il leader di Sinistra Italiana, «ha ripetuto la solita storia “che il nostro governo è molto impegnato sul terreno umanitario” ma nemmeno una parola di condanna per il criminale di guerra Netanyahu». Intanto, il Consiglio del II municipio di Roma ha votato (a favore la lista Calenda, contrari Iv, Fdi e Fi) una mozione che chiede l’esposizione della bandiera palestinese presso la sede dell’ente.