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Pd e M5s fanno lo show invece di lavorare

L'opposizione ulula alla Meloni e la colpisce come leader anziché contrastare le scelte del governo nel merito
di Francesco Storace venerdì 16 maggio 2025

3' di lettura

Ma che Parlamento è? Quelle retribuzioni – giuste – che ogni mese si accomodano nelle tasche dei parlamentari sono motivate per l’attività legislativa e di controllo; e non per recite incredibili che non fanno onore a chi sta lì tra Camera e Senato.

Nel giro di una-due settimane deputati e senatori della minoranza hanno accolto la premier Giorgia Meloni – che rispondeva a interrogazioni presentate da loro – a suon di invettive, insulti e intollerabili sceneggiate.

L’opposizione sta toccando il livello più basso di decenza e meraviglia che non se ne rendano proprio conto. Passi per gli stivali di Soumahoro; poi per i sassi di Bonelli; ora pure il lenzuolo da fantasma di Magi, sembrano attori alla ricerca di una particina da avanspettacolo. Ma così non si fa. È sbagliato di fronte agli italiani che pagano le tasse. È ingiusto persino per chi vorrebbe un’opposizione seria alla Meloni ma trovano solo burattini.

Ogni volta che parla la premier c’è una cattiveria esagerata. Un clima incandescente che toglie a chiunque la voglia di appassionarsi alla politica, se questa è politica. Una volta c’era l’ironia, ora solo le vene del collo gonfie. Ma calmatevi... Urla, insulti, cartelli, si superano addirittura i toni, che pure erano accesi, a cui eravamo abituati nelle aule parlamentari della prima e della seconda repubblica.

La premier non fa in tempo ad entrare in Aula che partono i boati, gli insulti non appena parla. Non c’è voglia di capire, a partire dalle minoranze più estreme. Sembra quasi che ci sia una questione personale, oltre che politica. È ovvio – a scanso di equivoci interessati – che nessuno pretende che l’opposizione non incalzi il premier. Ma è la modalità di contestazione - le interruzioni continue, le accuse di fascismo, persino gli sberleffi — che assomiglia molto ad una strategia vera e propria che a una semplice contestazione parlamentare.

Parliamoci chiaro: la Meloni non è la prima premier attaccata. Ma le tensioni maggiori accadono sempre quando governa la destra, basti pensare a ciò che succedeva con Berlusconi.

Ci sono stati anche gli ululati al tempo di Prodi: ma lì – l’abbiamo vissuta – l’indignazione era soprattutto dovuta agli aiutini tutt’altro che imparziali dei senatori a vita.
La differenza con quel tempo sta soprattutto in un’aggressività verbale davvero fuori misura e sulla spettacolarizzazione dello scontro, amplificata dai social e dai media. Se poi pensiamo che Giorgia Meloni è la prima donna a guidare il governo, è evidente che si punta più sulla sua figura ancora prima che sulla sua politica. Alla sinistra proprio non va giù che la prima donna a Palazzo Chigi sia di destra.

Ma questo non può certo giustificare atteggiamenti da curva di uno stadio. In fondo si parla di istituzioni a cui tutti guardano sempre con meno interesse se questo è lo spettacolo.

Insomma, siamo di fronte ad una opposizione insensata. Se alla truppa parlamentare aggiungiamo le sceneggiate dei leader, la misura è davvero colma: le urla della Schlein su una sanità finanziata come mai in passato; la morale di Giuseppe Conte su Gaza di fronte ad una premier che pure ha detto pubblicamente di non condividere quello che sta accadendo; tutto questo non fa ottenere alcun risultato alla minoranza. Che farebbe bene a consultare i sondaggi di opinione per rendersene conto.

Invece si punta sul casino tanto per farlo. Altrimenti non si capisce nemmeno l’ammuina di Magi vestito da fantasma: è sicuro di commuovere la pubblica opinione che in realtà ha ridotto +Europa a fantasma elettorale? È un’opposizione che delegittima anziché proporre, e colpisce il capo dell’esecutivo come leader anziché contrastare le scelte del governo nel merito. Il livore è tipico – di solito – di chi non si sente all’altezza del proprio compito. Così non vanno da nessuna parte.

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