Per qualche ora, ieri, la sinistra ha vissuto un sogno. Donald Trump che “deporta” cittadini italiani a Guantanamo era il regalo insperato, la polemica perfetta con cui provare a risollevarsi dopo la batosta referendaria. Il presidente americano più odiato di sempre dai progressisti che non solo rinchiude nel campo di prigionia cubano, creato per i terroristi islamici, immigrati con l’unica colpa (che tale non è, per la sinistra) di soggiornare illegalmente negli Usa, ma tratta così anche i connazionali della sua amica Giorgia Meloni, che si era illusa di aver costruito un «ponte» con lui. La congiunzione astrale perfetta per l’opposizione, insomma.
Certificata dal Washington Post, il quotidiano che, mentre in Italia era notte, ha pubblicato la notizia sul proprio sito, citando anonimi funzionari del governo federale: «I piani rivelano che l’amministrazione si sta preparando a inviare migliaia di stranieri nella famigerata struttura di detenzione, inclusi cittadini di Regno Unito, Francia e Italia, senza alcuna intenzione di informarne i governi di origine».
Ci si buttano sopra tutti. Il verde Angelo Bonelli parla di «un fatto di gravità inaudita, che riguarda non solo i cittadini italiani, ma l’intero quadro dei diritti umani negli Stati Uniti», e chiede che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, riferisca «immediatamente» in parlamento.
Laura Boldrini domanda «cosa ha da dire Giorgia Meloni sui metodi del suo amico Trump?» e avverte che l’Italia «ha il dovere di vigilare sul rispetto dei diritti umani e delle regole democratiche, anche e soprattutto da parte dei Paesi alleati» (invoca lo scontro frontale con gli Stati Uniti, insomma). Il piddino Alessandro Alfieri presenta un’interrogazione urgente e il macroniano Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe, attacca Meloni e Tajani, i quali «si vantano di essere il famoso “ponte sull’Atlantico” tra Europa e Stati Uniti. Questi sono gli effetti della loro propaganda e della totale sudditanza al presidente Trump».
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Molta America e mcaolta California oggi. "Per dirvi quanto è pericolosa la rivolta degli immigrati illegali?...Gozi finge così di non sapere che tra i “deportati”, secondo il Washington Post, ci sarebbero anche connazionali del suo amico e mentore Emmanuel Macron: pure loro pagano il prezzo di essere governati da un «suddito» di Trump? Mentre Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, chiede a Tajani di «convocare immediatamente l’ambasciatore Usa».
Il solito prevedibile copione, insomma. E nessuno, a sinistra (a parte alcuni esponenti dei Cinque Stelle), che chiami in causa l’istituzione più ovvia: la Commissione europea, che avrebbe ogni titolo per intervenire, giacché nella “retata” di clandestini, scrive il Washington Post, ci sarebbero cittadini di otto Paesi Ue: Italia, Francia, Germania, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi, Lituania e Polonia. Da Bruxelles, invece, esce solo un «no comment».
Le speranze di mettere alla gogna presidente del consiglio e ministro degli Esteri durano poco. Si schiantano alle 13.19 italiane, le 7.19 sulle rive del Potomac, quando Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, pubblica sul social network X la più secca delle smentite: un link all’articolo del Washington Post accompagnato dal suo commento: «This story is Fake News. Not happening». È una bufala, non sta accadendo nulla di tutto questo.
Alla Farnesina, intanto, avevano lavorato per capire cosa ci fosse di vero in quell’articolo. Così, poco dopo l’uscita di Leavitt, arriva, sempre via social network, la rassicurazione di Tajani: «Degli italiani irregolari attualmente fermati negli Usa nessuno andrà a Guantanamo». Si viene a sapere che nell’operazione ordinata da Trump, nei giorni scorsi, sono stati fermati solo due italiani privi del titolo per soggiornare negli Stati Uniti: uno è già sulla via del rimpatrio, e dovrebbe essere il noto “tiktoker” Khaby Lame, di origini senegalesi, che ha lasciato gli Stati Uniti dopo essere stato arrestato dagli agenti dell’immigrazione a Las Vegas, perché in possesso di un visto scaduto. L’altro sta per essere espulso, senza passare per Guantanamo Bay.
Perché non c’è mai stata nessuna possibilità che un italiano finisse lì, anche solo per pochi giorni: come Tajani aveva spiegato già di prima mattina, quella struttura è fatta per trattenere clandestini che «provengono da Stati che non accettano rimpatri», e l’Italia non è tra questi, tanto che «ha detto all’amministrazione americana, tempo fa, che era disposta a riprendere gli irregolari».
È tutto così pacifico che il ministro non ne parlerà oggi col suo omologo statunitense, il segretario di Stato Marco Rubio, nella telefonata che hanno programmato da tempo. Discuteranno di problemi veri, quelli di Ucraina e Medio Oriente. La notizia cavalcata dalla sinistra era falsa. Nel Pd e dintorni dovranno trovare altri argomenti. Magari lontani dall’immigrazione, che di questi tempi, da quelle parti, non porta bene.