Bologna, ultima follia Pd: donne? No, "persone gestanti"

di Lorenzo Cafarchiomartedì 24 giugno 2025
Bologna, ultima follia Pd: donne? No, "persone gestanti"
3' di lettura

«Donne e persone con capacità gestante». Sul sito del comune di Bologna campeggia, dallo scorso 18 giugno, un nuovo annuncio che riguarda l’inaugurazione di un laboratorio ginecologico popolare.

Consultorio è un termine ormai da mettere al muro e fucilare. «Uno spazio ideato per rispondere ai bisogni delle fasce più fragili della popolazione», si legge. Perché lo sappiamo nel centro urbano amministrato dal sempre irreprensibile Matteo Lepore, volto emblematico dell’Emilia vestita da Partito Democratico, la priorità è non discriminare nessuno. Nessuno tranne la verità. Chi sarebbero, quindi, queste fantomatiche «persone con capacità gestante»?
Sempre e soltanto le donne.

Nessun giro circostanziale, andiamo dritti al punto. Ingarbugliati giochi di parole dove tutto diventa un sinonimo di un sinonimo con un unico scopo: quello di picconare la lingua italiana e il gentil sesso.

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Ora il volto del lettore assomiglierà a quello di Nanni Moretti in Palombella rossa. «Ma come parla?». Mano sul petto e dolori intercostali, schiaffi alla giornalista che lo intervista per riportarla al nocciolo del linguaggio e il «le parole sono importanti, come parla» gridato a tutta voce. Il suo urlo è il nostro. L’assessore al Welfare, Sicurezza Integrata e Protezione Civile della città felsinea, Matilde Madrid, ha tenuto a ribadire che il progetto promuove «un approccio basato sull’ascolto attivo e sulla partecipazione della persona al suo percorso di cura, orientato a educare alla sessualità, all’affettività e al consenso», forse meglio parlare di consenso a rieducare, «per fornire risposte concrete a chi resta escluso dai servizi territoriali e per avvalerci di strumenti reali contro la violenza di genere e l’omolesbobitransfobia». La lotta alle discriminazioni riparta dal reparto di ginecologia.

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Schwa dopo schwa sui suoi profili social il Laboratorio Salute Popolare gongola, dall’alto di 10 like, mostrando le foto dell’inaugurazione dello spazio «aperto a tutt?”», ma soprattutto «non giudicante, dove riappropriarci della nostra salute sessuale e riproduttiva». Opinare l’inopinabile fatto a luogo. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati, il bolognese Galeazzo Bignami, senza tanti giri di parole ha puntato il dito contro «il senso del ridicolo della cultura woke» di cui la sinistra è totalmente impregnata. «Oggi è il turno di un’iniziativa del Comune di Bologna a guida Pd dedicata alle “donne e persone con capacità gestante”. Mi era sfuggita l’esistenza di persone diverse dalle donne con “capacità gestante”». L’onorevole prosegue affermando che «il Comune neanche si rende conto della carica offensiva che queste parole arrecano alle donne che infatti mi stanno segnalando sdegnate questa comunicazione». Una domanda su tutte però si fa strada: «Al riguardo le femministe che difendevano i diritti delle donne non hanno nulla da dire?». Sulla pagina Facebook del comune pretoriano gli utenti non hanno tenuto a freno i commenti:

«Trattasi esattamente di “supercazzola prematurata”», «in italiano è troppo faticoso scriverlo?», «perché si chiama laboratorio e non consultorio?». Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, indica come questi «siano i frutti dell’ideologia gender. Non esistono persone che possono partorire, lo dice la scienza, esistono le donne. Donne che peraltro sono le prime vittime di questa ideologia che non ha nessuna aderenza con la realtà». Sulla stessa falsariga l’associazione DAria che sottolinea come sia «inaccettabile che, con la complicità delle istituzioni, si alimenti l’attacco alla figura della donna, negandole addirittura le specificità biologiche». Emilia paranoica «consumami, distruggimi è un po’ che non mi annoio» cantavano i CCCP ed è certo che a queste latitudini la monotonia è stata sacrificata.
Sacrificata sullo stesso altare della biologia e della lingua italiana.
 

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