Schlein contro De Luca, retroscena: la trama che scuote il Pd

di Pietro Senaldivenerdì 27 giugno 2025
Schlein contro De Luca, retroscena: la trama che scuote il Pd
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La telenovela inscenata dal centrodestra sul terzo mandato sì/no sta tenendo ferma la partita non solo in Veneto ma anche in Campania. Oggi sullo schermo degli accordi tentati e sfumati dovrebbe apparire la parola “Fine”. Non ci saranno deroghe, dopo due legislature si chiude. Si apre quindi ufficialmente il ragionamento su quali saranno i veri candidati alla presidenza delle due Regioni. Sembra che Matteo Salvini sia riuscito a convincere Fratelli d’Italia a lasciare alla Lega il Veneto e che sarà il padovano Alberto Stefani, vicesegretario federale del partito nonché fedelissimo del Capitano, l’uomo chiamato a candidarsi per sostituire Luca Zaia. Questo non significa che la Lega abbia rinunciato a mantenere anche la Lombardia, tra due anni, in concomitanza con le Politiche. Fratelli d’Italia rivendica Milano, come formalmente rivendica ancora Venezia, ma la partita meneghina si giocherà a tempo debito e incrocerà quelle per la scelta del candidato sindaco e perla composizione delle liste per il prossimo Parlamento. Prescinderà dunque dall’esito di questo giro di Regionali 2025.

Apertissima, benché si debba decidere in fretta, è anche la questione campana. Il presidente Vincenzo De Luca scade il 22 ottobre e teoricamente ha tempo per convocare le urne fino all’ultimo giorno del suo mandato, il che vorrebbe dire andare a votare a Natale. Ma le scelte di ‘O Sceriffo non sono determinanti solo per i tempi. Il centrodestra aspetta le mosse del presidente uscente della sinistra per decidere il proprio candidato. Il Pd di Elly Schlein è convinto di aver risolto ogni problema con l’accordo con Giuseppe Conte sul nome di Roberto Fico. L’ex presidente grillino della Camera sta già battendo il territorio stringendo accordi nei Comuni. Il guaio è che De Luca non lo sopporta e non perde occasione per dirlo. La Nazarena pensa che alla fine abbozzerà, in cambio della conferma del figlio Piero alla Camera nelle file del Pd nella prossima legislatura e di un paio di assessori, tra cui il suo sodale, Fulvio Bonavitacola, attuale vicepresidente della Regione. La sua sicurezza però è figlia della scarsa esperienza.

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I colonnelli dem a Roma, Dario Franceschini in testa, sanno però che ‘O Sceriffo venderà cara la pelle e sono pronti a sostenerne le ragioni, pur di tenerlo dentro il campo largo. Ai loro occhi è importante che il governatore uscente non presenti un candidato alternativo a quello della sinistra, non solo per blindare la vittoria, che con De Luca in colazione sarebbe un probabile 65-35 sul centrodestra, ma anche per non consegnare la Regione a Elly. Con una propria lista organica alla sinistra, don Vincenzo piazzerebbe almeno cinque consiglieri e un paio di assessori, tra i quali quello potentissimo alla Sanità, e continuerebbe di fatto a menare il torrone. L’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, l’ex procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, le amiche rivali Mariolina Castellone e Gilda Sportiello: le candidature alternative di M5S che digeribili da De Luca ci sarebbero.

Unico a sinistra contrario a fare patti con l’attuale presidente è il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che sarebbe stato il candidato ideale ma che si preserva per più alti scopi. Egli è della teoria per cui De Luca è meglio perderlo che trovarlo, perché la sinistra avrebbe comunque i numeri per vincere e perché con uno così non si finisce mai di trattare, con il risultato di ritrovarsi a ogni giro più deboli. Peraltro, e da presidente dell’Anci ha le carte in regola per saperlo, è convinto - e ha convinto Schlein - che la maggior parte della classe dirigente deluchiana, soprattutto quella di origini democristiane, sia già passata stabilmente nel centrosinistra a prescindere dalle mosse del proprio nume. Questa lunga premessa è doverosa per capire cosa accadrà nel centrodestra, che ha possibilità di vincere solo se ‘O Sceriffo presenta una lista propria contro l’asse Pd-M5S.

Nel caso infatti di accordo tra De Luca, i dem e i grillini, per gli altri non ci sarebbe partita e si tratterebbe solo di trovare un candidato di bandiera disposto a metterci la faccia in cambio del ricco stipendio da consigliere regionale e del ruolo di leader dell’opposizione. Ma se invece si potesse correre per vincere? È stata sondata Mara Carfagna, 57mila preferenze in Regione nel 2010 e oltre seimila a Napoli nel 2016. L’ex ministra berlusconiana, eletta in Parlamento con Azione ma ora transitata a Noi Moderati, ha dato la propria disponibilità. Chi però, in caso di sfida aperta, si presenterebbe più che volentieri è il salernitano Edmondo Cirielli, capace di mobilitare il territorio. L’attuale sottosegretario di Fdi agli Esteri nel 2009 prese 70mila preferenze come presidente della sua Provincia, costruendo un castello di diciassette liste in suo sostegno, si è già detto “pronto e onorato di candidarsi, sempre che non si trovi un nome migliore”. Suggestiva ma non concreta l’ipotesi dell’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano e tramontata l’opzione dell’eurparlamentare forzista Fulvio Martuscello, lambito da un’inchiesta della procura di Bruxelles, con tanto di richiesta di revoca dell’immunità, un’opzione migliore a Cirielli potrebbe essere rappresentata solo da un civico di grande spessore.

E’ la scelta che farebbe Forza Italia, piuttosto combattiva ultimamente nei confronti degli alleati sul tema Regionali. I nomi girano. C’è perfino quello della telegiornalista Myrta Merlino, non propriamente un’icona del centrodestra. Più credibile quello di Giosy Romano, coordinatore della Zes Unica, la Zona Economica Speciale di sviluppo del Mezzogiorno. Ancora più alte le quotazioni dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato. Il leader internazionale nella produzione di imballaggi alimentari è un vecchio pallino del centrodestra. Il suo nome si ripresenta a ogni elezione. Finora ha sempre declinato, ma parrebbe che stavolta sia più incline a farsi tentare; anche se chi lo conosce bene non ci scommetterebbe troppo.

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