La Gaza Cola va di traverso alla Coop

L'azienda centrale sconfessa i supermercati che vendono solo la bevanda pro-Pal
di Michele Zaccardisabato 28 giugno 2025
La Gaza Cola va di traverso alla Coop
3' di lettura

La Coop nazionale contro le sue diramazioni locali. Al centro della diatriba c’è il boicottaggio di alcuni prodotti israeliani, come la salsa tahina, le arachidi e le ricariche di Sodastream, deciso in diverse zone d’Italia. Ma la decisione delle Coop locali, da Coop Firenze a Coop Alleanza 3.0 di togliere dagli scaffali quei prodotti in solidarietà con il popolo palestinese non è stata accolta in modo positivo dalla Coop nazionale. «Non spetta alle imprese boicottare Israele» ha fatto sapere in modo netto in una nota.

La scelta di rimuovere alcuni prodotti israeliani è piuttosto importante, vista la presenza capillare dei supermercati delle cooperative. Coop 3.0 per dire, vanta oltre 350 punti vendita sparsi per tutta la penisola, dal Fiuli Venezia-Giulia, alla Puglia, passando per Emilia-Romagna, Lombardia, Basilicata, Veneto, Abruzzo e Marche. Certo, Coop non si distanzia più di tanto dalla decisione delle sue filiali locali: resta ferma infatti la condanna per quanto sta accadendo a Gaza e per il blocco degli aiuti umanitari deciso da Israele.

Tuttavia, spiega il comunicato, il boicottaggio è una scelta che «spetta ai soci e ai consumatori che rappresentano valori, opinioni e sensibilità inevitabilmente diverse e tutte ugualmente rispettabili. Israele non fa eccezione alla policy di Coop nazionale come è stato ribadito nella riunione della Presidenza di Ancc, l’associazione nazionale che rappresenta 72 cooperative di consumatori in Italia».

Una posizione che è stata ribadita nella riunione di presidenza di Ancc che si è svolta ieri. «Rivolgiamo un appello urgente al governo italiano perché ci si adoperi con il massimo impegno a riaprire i corridoi umanitari verso la striscia di Gaza» ha spiegato Ernesto Dalle Rive, presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori). «È questa la condizione indispensabile per avviare una imponente raccolta di cibo e altri aiuti su cui le cooperative di consumatori dichiarano sin da ora la loro completa disponibilità, confidando anche in una analoga mobilitazione di tutta la moderna distribuzione» ha aggiunto.

«Nessuno può rimanere insensibile di fronte all’ulteriore recrudescenza del conflitto in corso nella Striscia di Gaza che ha assunto una dimensione di gravità inaudita pur in un moltiplicarsi spaventoso di altri scenari di guerra» continua la nota, ribadendo che Coop «è senza esitazione a fianco di tutte quelle forze, sia istituzionali che legate al mondo dell’associazionismo, unite nel chiedere una fine delle ostilità e l’apertura di trattative per arrivare a una necessaria ricostruzione». Al tempo stesso, però, si «condanna il blocco degli aiuti umanitari proclamato dal governo israeliano a più riprese».

Il comunicato della Coop è stato comunque stigmatizzata da Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano. «La dichiarazione dei vertici della Coop» ha detto, «è un esempio di ambiguità e di subdolo doppiopesismo. Nel comunicato viene detto da una parte che non spetta alle aziende Coop ritirare i prodotti israeliani dagli scaffali e boicottare Israele, dall’altra si strizza l’occhio al più subdolo antisemitismo dicendo che sarebbe un “diritto” del consumatore boicottare un Paese come frutto di una libera scelta, facendo leva su un mainstream drogato da una sistematica disinformazione». «Accortisi del clamoroso autogoal» prosegue Meghnagi, «i vertici Coop - avendo scelto una metodologia che ricorda i metodi degli anni Trenta- tentano di salvare capra e cavoli e la toppa si rivela peggiore nel buco. Non una parola sulla strage del 7 ottobre, sui 70 ostaggi israeliani nelle mani degli stragisti di Hamas, zero considerazioni sull’ondata di odio alimentata proprio dagli amici politici delle Coop che stanno mettendo in pericolo i cittadini ebrei, non solo in Italia (si pensi alle aggressioni avvenute per strada nelle scorse ore), ai cartelli che inneggiano all’odio anti ebraico e alle liste di proscrizione contro cittadini inermi diffuse dai nuclei di estrema sinistra».

«La dichiarazione» conclude Meghnagi, «non sana un’azione dal sapore inequivocabilmente antisemita che rimarrà come una macchia nella storia delle cooperative i cui vertici sono moralmente corresponsabili della diffusione di un sentimento di odio contro gli ebrei. L’unica cosa che devono fare i manager Coop è chiedere scusa».
Nei giorni scorsi aveva fatto scalpore inoltre la notizia che su quegli stessi scaffali dai quali sono stati rimossi i prodotti israeliani è arrivata la “Gaza-Cola”, la versione taroccata della Coca-Cola. Nata dall’idea di un gruppo di palestinesi che, con lo slogan «il gusto della libertà», la Gaza-Cola è stata messa in vendita per finanziare progetti umanitari nella Striscia e per bloicottare quei Paesi, Stati Uniti in primis, che sostengono Israele.

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