Lo chiamano dibattito, ma evidentemente a sinistra non hanno idea di cosa sia il confronto. Quello vero, che mette sullo stesso piano due opinioni diverse. E così a Monte Porzio Catone, in provincia di Roma, si è consumato l’ultimo, ennesimo, comizio anti-ebraico e anti-israeliano. Questa volta, teatro dello show pro-Pal è stato il circolo locale del Pd, intitolato ad Antonio Gramsci, che ha ospitato un confronto dal titolo “Stop al massacro. Vita, terra, libertà per il popolo palestinese”. Se già il titolo non fosse sufficientemente esplicativo, basta scorrere l’elenco dei relatori per capire dove si vuole andare a parare. Si parte con un esponente dell’Anpi, ormai in prima linea nel sostegno alla Palestina, passando per poi quelli di Emergency, Amnesty, fino ad arrivare a un rappresentante della comunità palestinese romana e uno del gruppo Bds, movimento che accusa apertamente Israele di apartheid e colonialismo. C’erano pochi dubbi sul fatto che in breve l’incontro si sarebbe trasformato in un plotone d’esecuzione contro lo Stato ebraico, ma comunque anche alcuni cittadini che non girano con la kefiah hanno deciso di assistere. Certo, mai si sarebbero aspettati uno spettacolo del genere. Fra di loro c’era anche un uomo di origini ashkenazite, un gruppo etnoreligioso ebraico originario della Valle del Reno in Europa centrale.
Non ha potuto credere alle sue orecchie quando dal palco è stato recitato un elenco di con elenchi di azioni, ditte, supermercati, perfino medicinali, da boicottare perché legati a Israele. Come da lui raccontato, l’intervento dell’esponente palestinese è stato il solito concentrato di odio contro Gerusalemme e Washington, quest’ultima accusata di aver creato lo Stato di Israele addirittura per conquistare il mondo. Un comizio con tanto di mappe manipolate sull’evoluzione temporale dei confini palestinesi dal 1945 ad oggi. Non sono poi mancati gli accostamenti vergognosi fra “sionismo” e “nazismo”, con tanto di sorrisi beffardi quando è stato nominato il 7 ottobre 2023, data del massacro dei giovani israeliani al rave party.
Per non farsi mancare nulla, c’è stato spazio anche per la repressione di chi la pensava in modo diverso. Proprio l’ashkenazita, residente da anni ai Castelli Romani e frequentatore del circolo dem, ha provato a portare una voce fuori dal coro sul conflitto in atto a Gaza. Di tutta risposta, è stato accusato di essere responsabile dei conflitti mondiali insieme a Netanyahu solo per le sue origini. Ogni sua parola è stata interrotta con violenza da chi sedeva sul palco nel tentativo di zittirlo finché non ha deciso di defilarsi. Il tutto, nel silenzio più totale degli esponenti locali del Pd che gestiscono il circolo. Un canovaccio diventato ormai la normalità nell’indifferenza generale di una sinistra che continua a fomentare pericolosamente l’odio verso Israele e il popolo ebraico.