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Ricci vuole governare le Marche ma mezzo Pd lo ha già mollato

di Pietro Senaldi giovedì 12 giugno 2025

4' di lettura

Il campo largo le ha già definite l’Ohio d’Italia, la Regione dalla quale i progressisti sognano di far dipendere le sorti dell’Italia intera. Stiamo parlando delle Marche, rette dal governatore Francesco Acquaroli, di Fratelli d’Italia, che andranno al voto in ottobre. Un milione e mezzo di abitanti circa. Sono tradizionalmente di sinistra e furono conquistate cinque anni fa, strappate a Luca Ceriscioli, ex sindaco di Pesaro e professore di matematica dem al quale non tornavano i conti. Se la sinistra le riconquisterà, è già pronta a mettere su il disco del vento che cambia, dopo che i referendum di tre giorni fa hanno registrato bonaccia.

Per l’impresa sta scaldando i motori Matteo Ricci, anch’egli ex sindaco di Pesaro, parcheggiato all’Europarlamento grazie a oltre centomila preferenze, la metà prese proprio qui. Tutte persone che erano convinte di mandare a Bruxelles un rappresentante che lavorasse cinque anni per loro, non di elargire un reddito di parlamentanza da venticinquemila euro al mese, non in busta paga ma tutto compreso, si intende. Ma sono dettagli. Quando la Ditta chiama, Matteo risponde, a prescindere da chi la guidi in quel momento: era bersaniano e lì tornò dopo una breve infatuazione per Pippo Civati, ma si innamorò inevitabilmente anche lui, come tanti, del suo omonimo, Renzi. Poi decise di giocarsi le sue carte sulla segreteria di Stefano Bonaccini, ma non entrò nella sua corrente d’opposizione interna quando questi perse il congresso preferendo mettersi a disposizione di Elly Schlein.

Da Pesaro a Roma, quindi a Bruxelles e poi ad Ancona, con furore. Non è che guardando la classe dirigente del Pd si possa dire che sfiguri. Tutt’altro. $ bravo, tiene la linea e non in maniera sguaiata, come tanti guitti del palazzo progressista romano. Ha un solo difetto. Viene dalla provincia, e questo significa che dalle sue parti conoscono bene lui e le sue gesta. E parrebbe questo il problema. Proprio da Pesaro sta partendo una corsa a sfilarsi dal carro del candidato, a marcare le distanze. Un’atmosfera di scetticismo intorno a quello che già si sentiva il governatore in pectore della Regione che è arrivata fino ai piani alti del Nazareno, contagiando perfino Elly Schlein. Arrivata la settimana scorsa nelle Marche per una puntata elettorale, la segretaria non ha citato né degnato di uno sguardo il suo campione, accanto a lei sul palco. C’è puzza di inchiesta giudiziaria sugli anni dell’amministrazione comunale del futuro candidato alla Regione, e nessuno vuol essere tirato in mezzo. Non certo l’attuale successore di Ricci, il sindaco Andrea Biancani, che ha rilasciato dichiarazioni sibilline: “Io non voglio essere indagato, continuerò a muovermi nella legalità. Non si chiamano le imprese per chiedere sponsorizzazioni perché il giorno dopo quelle imprese vengono a chiederti qualcosa in cambio”. Ma a muoversi è anche Giorgio Tornati, il primo sindaco comunista della città, nonché ex senatore del Pci, monumento vivente della sinistra locale.

“Se non sai dove vai, almeno sappi da dove vieni” ha scritto in una lettera che è un atto d’accusa alla gestione Ricci, così diversa da quelle del passato. A indignarlo non è solo l’indagine della magistratura con ipotesi di concorso di corruzione e falso, su alcuni stravaganti atti amministrativi della giunta dell’attuale europarlamentare, ma anche il rifiuto del medesimo di presentarsi e rispondere alle domande che vuol fargli in merito la Commissione Comunale alla Trasparenza. Tornati attacca a testa bassa, sostenendo che la parabola di Ricci “che si mette a disposizione del partito per la corsa alla presidenza della Regione ma, tra una biciclettata e una mangiata, non si mette a disposizione delle autorità comunali”, ricorda “la manfrina di un maneggione che sa dove vuol arrivare”. La domanda sottesa è: ma lo sa anche il Pd? O meglio, il Pd si rende conto a chi vuol mettersi in mano? Ricci è considerato uomo forte, forse per questo in patria ha più nemici che amici, anche l’ex onorevole dem, Alessia Morani, non ne è una grande fan. Ma colpisce che contro di lui, sempre amico di tutti a Roma, gli attacchi arrivino tanto dal vecchio quanto dal nuovo Pd. Questa tenaglia può davvero far saltare una candidatura che pareva inossidabile.

Anche perché, dovesse dall’inchiesta emergere qualcosa di spiacevole, i Cinque Stelle ci salterebbero sopra per far saltare il campo largo e far pesare la propria centralità nell’alleanza. Ma cosa cercano davvero i magistrati, e fino a dove possono arrivare? L’inchiesta è in corso e le carte sono coperte. A quanto si sa, Ricci non è indagato, anche se la frase del suo successore, Biancani (“io non chiedo denaro perché non voglio guai giudiziari e sono pronto a costituirmi parte civile”; contro la precedente amministrazione?), è caduta come un sasso nello stagno. La storia ha già il suo nome, che promette poco di buono: “Affidopoli”. Trattasi di lavori assegnati sistematicamente senza concorso alle associazioni culturali Opera Maestra e Stella Polare per svolgere le più svariate mansioni e che in realtà fungevano da intermediari per realizzare opere ed eventi la cui realizzazione era messa in carico ad altri. Si parla di incarichi per abbellire la città per un totale di seicentomila euro, tra cui l’installazione di un gigantesco casco di Valentino Rossi in un parco pubblico o di 53mila euro pagati per il verde di un parco dei quali però non si riesce a capire l’effettiva destinazione. Per non parlare del balletto sui finanziamenti (80mila euro) al Palio cittadino. Nel frullatore giudiziario sono finite anche lettere con le quali Ricci, allora sindaco, e il suo vice, Daniele Vimini, chiedevano soldi alle imprese per sponsorizzare alcune iniziative. Denaro che in qualche caso finiva nelle casse delle associazioni culturali emanazione del Comune. Per ora sono indagati solo l’ex capo di gabinetto del sindaco e un paio di alti dirigenti cittadini. Non è certo la banda del buco, ma in città, e in Procura, la sensazione che qualche pasticcio sia stato fatto cresce. E con essa, diminuiscono le quotazioni di Ricci, ex uomo di tutti che ora nessuno si vuol prendere; tantomeno sponsorizzare per la Regione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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