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Il bullismo contro Miglio è solo l’ultimo episodio di arroganza della sinistra

La giunta di sinistra di Adro, nel bresciano, ha deciso di cancellare il nome di Gianfranco Miglio dalla facciata della scuola. Un episodio piuttosto triste, che fa il paio con quanto successo solo pochi mesi fa a Ceriano Laghetto
di Lorenzo Cafarchio martedì 12 agosto 2025

3' di lettura

Domenica scorsa alla commemorazione per l’eccidio di Piazzale Loreto, a Milano, il presidente dell’Anpi per attaccare la maggioranza di governo ha parlato di una «destra che pratica il bullismo e l’arroganza politica». Parole che ci hanno fatto riflettere, soprattutto alla luce di quanto era successo solo poche ore prima, quando la giunta di sinistra di Adro, nel bresciano, ha deciso di cancellare il nome di Gianfranco Miglio dalla facciata della scuola. Un episodio piuttosto triste, che fa il paio con quanto successo solo pochi mesi fa a Ceriano Laghetto, piccolo comune della Brianza dove, sempre un’illuminata amministrazione di sinistra, ha deciso di cancellare l’intitolazione dell’auditorium cittadino a Cesarino Monti, storico sindaco di Lazzate e senatore leghista amatissimo e stimatissimo in tutta la Brianza. Qualcuno, a sinistra, la chiama cancel culture. Noi preferiamo parlare di «bullismo e arroganza praticato dalla sinistra».

Certo, il grave torto di Miglio e Monti è stato quello di non essere dalla parte “giusta” (per la sinistra) della barricata politica. Ma, soprattutto per il primo, prendere a pretesto solo l’ultima parte della sua vita terrena - quella che lo ha visto schierarsi, essere eletto e poi lasciare la Lega di Umberto Bossi -, per farne un nemico da abbattere, è segno di un’ignoranza storica e politica che dovrebbe far arrossire le gote dei protagonisti. Gianfranco Miglio non è stato solo il “profesùr” ideologo e senatore del Carroccio.

No, Gianfranco Miglio è stato anche uno degli scienziati politici e pensatori di più alto spessore che il nostro Paese abbia avuto. Potremmo stare qui a scrivere paginate sui suoi contributi al pensiero politico italiano ed europeo; ricordare come sia stato per trent’anni preside della facoltà di Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano; ricordare i suoi trascorsi nella Democrazia cristiana, ma soprattutto il suo impegno nell’immediato dopoguerra a favore delle idee federaliste di Carlo Cattaneo, che lo portò a fondare “Il Cisalpino” e ad elaborare la riforma che ipotizzava di un’Italia federale divisa in tre Macroregioni, sul modello dei Cantoni svizzeri. Potremmo, ma non lo facciamo, perché qui la questione è molto più terra-terra. Ancora una volta siamo di fronte a una sinistra che si arroga il diritto di distribuire patenti di legittimità, forte di una presunta superiorità culturale che nei fatti si riduce - lo ripetiamo - a mero «bullismo politico». Quel bullismo rinfacciato a un centrodestra che mai si sognerebbe di andare a Roma o a Cagliari a togliere dai muri delle scuole il nome di Enrico Berlinguer, o dalle strade quello di sindacalisti ed esponenti della sinistra radicale. Ed è giusto così, perché ogni momento della vita di una comunità, di una nazione, ha fatti e personaggi che, indipendentemente dalla parte per la quale si milita, vanno ricordati e non cancellati, che si chiamino Miglio o Berlinguer; Sturzo o Togliatti. Questo Paese, soprattutto per colpa della sinistra, non è mai stato in grado di fare i conti con la propria Storia, con il proprio passato. Siamo qui, nel 2025, ancora ad accapigliarci e dividerci su cosa e come siano andate le cose durante il Risorgimento. Figuriamoci se il discorso si posa sui fatti del secondo guerra e di un concetto, quello di “guerra civile”, che è stato sdoganato a fatica solo pochi anni fa. E non da tutti. La speranza (vana) è che il “caso Miglio” e il clamore che ne è scaturito, possano portare maggiore attenzione da parte di chi ha la responsabilità di gestire il bene pubblico. L’alternativa sarebbe un rimpallo di ripicche a seconda di chi vince le elezioni. E francamente questo Paese ha priorità più importanti sulle quali concentrarsi.

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gianfranco miglio

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