È un attacco duro e frontale, ma anche una sorta di riconoscimento, quello che Giorgia Meloni ha fatto ieri a Elly Schlein. Un po’ a sorpresa, quando i dati del Viminale sembravano aver chiuso la polemica sull’andamento del turismo estivo in Italia (arrivi in netta crescita a giugno, luglio e ancora di più ad agosto), la presidente del consiglio ha voluto dire la sua. È evidente che non le sono piaciute le parole dettate il giorno prima alla Stampa dalla segretaria dei democratici («Gli ombrelloni chiusi sono un manifesto di tre anni di destra al governo»), e non solo perché poggiano su dati non veri. Così ieri, tramite i social network, Meloni è intervenuta: «Ritengo vergognoso che, pur di attaccare il governo, certa opposizione diffonda notizie false, danneggiando l’immagine e gli interessi dell’Italia». Ha chiarito subito a chi si riferisse: «Negli ultimi giorni, tra le diverse uscite, anche la segretaria del Pd Elly Schlein ha lasciato intendere che il turismo italiano fosse in crisi». Peccato, ha proseguito la premier, «che, poche ore dopo la sua uscita, i dati ufficiali del Viminale abbiano certificato l’esatto contrario, con arrivi in crescita e milioni di visitatori nelle nostre strutture ricettive». Alle «mistificazioni e falsità costruite a tavolino», dunque, «rispondono i numeri e la verità». Conclusione in classico stile meloniano: «Chi ama davvero la propria Nazione non la scredita davanti al mondo per convenienza politica. Noi continueremo a lavorare per renderla ogni giorno più forte, attrattiva e orgogliosa di sé».
E questo poche ore dopo aver festeggiato il superamento dei 1.024 giorni in carica, che fa del suo governo il quarto più longevo nella storia della repubblica («Un motivo in più per continuare a lavorare con serietà e determinazione, ripagando la fiducia degli italiani», commenta la premier). Un attacco ai metodi anti-patriottici dell’avversaria, insomma, oltre che alla narrazione del declino con cui Schlein e gli altri dell’opposizione vogliono preparare il terreno in vista delle proteste d’autunno che organizzeranno insieme a Cgil e Uil. Al tempo stesso, però, la bipolarista Meloni lancia un messaggio di altro tipo: Schlein è la sola leader che riconosce come avversaria, l’unica cui concede l’“onore” di uno scontro aperto. Gli altri è come se non ci fossero. Giuseppe Conte, per dire, si è sgolato più di Schlein, con la retorica degli italiani che «tirano la cinghia» mentre le banche fanno utili (questa sarebbe una buona notizia, visto che nelle loro casseforti ci sono risparmi degli italiani). Ma agli occhi della premier il capo dei Cinque Stelle non può avere lo status dello sfidante, perché il Pd è di gran lunga il primo partito dell’opposizione e perché il M5S in Europa non esiste, è fuori dal giro delle grandi famiglie politiche, nel quale i Conservatori di Meloni e i Socialisti di Schlein si combattono ogni giorno.
A Schlein non pare vero di raccogliere la sfida personale lanciatale dalla premier. La segretaria del Pd risponde subito citando i dati dell’associazione Altroconsumo e del sindacato dei balneari e dice che «Giorgia Meloni, invece che rispondere a me, dovrebbe rispondere a quelle famiglie italiane che hanno i salari troppo bassi per andare in vacanza, mentre il suo governo blocca l’adozione di un salario minimo e non fa nulla per contrastare le bollette più care d’Europa». Salario minimo e bollette, non a caso, sono gli argomenti con cui Schlein proverà a mobilitare le piazze nella lunga campagna elettorale che precederà le elezioni del 2027. Un duello così ha già uno sconfitto: Conte, che è determinato a tornare a palazzo Chigi e non ha alcuna intenzione di cedere a Schlein il ruolo di sfidante di Meloni, che sarebbe il trampolino per la candidatura a premier del “campo largo”. A maggior ragione se la maggioranza, come è intenzione della presidente del consiglio, modificherà la legge elettorale rendendo necessaria l’indicazione del candidato premier da parte delle diverse coalizioni. Tagliato fuori, il capo dei Cinque Stelle si butta nella polemica per ricordare a tutti - innanzitutto a Schlein che c’è anche lui. Scrive sui social network che «Meloni viene direttamente da Marte», perché sostiene che tutto va bene «mentre dilagano i rincari, aumenta la pressione fiscale e crolla il reddito reale delle famiglie». Ma la scena è già stata occupata dalle due donne: non è la prima volta e non sarà l’ultima. Così, a modo suo, Meloni aiuta Schlein, quasi sempre remissiva nei confronti di Conte, a fare un passo avanti e prendersi il ruolo di leader dell’opposizione. Al resto dovrà provvedere la segretaria del Pd, sempre che abbia la stoffa necessaria.