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Decaro inguaia Elly, vuole rimanere in Europa

di Elisa Calessi domenica 17 agosto 2025

3' di lettura

Sembrava che il quadro delle Regionali si andasse chiarendo per il centrosinistra. Invece, negli ultimi giorni, due dossier stanno rovinando l’agosto di Elly Schlein. Il primo è la Calabria, regione che si è aggiunta all’ultimo nella tornata elettorale di autunno. La segretaria del Pd era partita con il piede giusto, facendo una mossa che, anche i politici calabresi più esperti, avevano giudicato astuta: cedere la candidatura al M5S. Nella speranza, in questo modo, di “costringere” Giuseppe Conte ad allearsi in tutte le regioni con il Pd. Non tanto (non solo) per puntare ai voti dei Cinquestelle (che come si sa, nelle consultazioni locali sono ridotti), ma per un obiettivo politico: dimostrare che l’alternativa c’è, che l’alleanza di centrosinistra, nonostante i modi recalcitranti di Conte, esiste. E che Schelein ne è il naturale federatore. Ecco, allora, che aveva deciso di sfruttare la Calabria, dove si voterà il 5 e 6 ottobre, per una mossa generosa, ma in realtà utile anche ai dem. E questo nonostante il Pd abbia nomi che erano pronti a candidarsi, dal senatore Nicola Irto al sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.

Ma la generosità nascondeva anche altri giochi. Il nome su cui si è siglata l’intesa con Conte, infatti, è quello dell’europarlamentare cinquestelle Pasquale Tridico, calabrese, padre del Reddito di Cittadinanza, volto storico del Movimento. E, per inciso, forse l’unica personalità che potrebbe insidiare internamente la leadership di Conte.

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Anche per questo, il leader del M5S avrebbe accettato di buon grado l’idea di Elly. In un colpo solo, infatti, potrebbe ottenere una regione per il Movimento e liberarsi di un potenziale concorrente. Il problema è che l’ex numero uno dell’Inps, soddisfatto dalla nuova vita a Bruxelles, nicchia. Nonostante le proposte pressanti arrivate sia dal suo partito, il M5S, che dal Pd, Tridico frena. E in questo modo la situazione del centrosinistra è congelata. Se rinuncia, ovviamente a quel punto la palla ripasserebbe al Pd che, come detto, ha già due nomi pronti: Irto o Falcomatà. Ma se dovesse finire così, per rinuncia del candidato grillino, è evidente che il M5S dovrebbe comunque rimanere nell’alleanza. Non è l’unico problema.

L’altro nodo è Avs. Nei giorni scorsi ha fatto scalpore un audio di Ferdinando Pignataro, segretario regionale di Avs, in cui l’esponente di Sinistra Italiana svela le manovre e i colpi bassi che gli alleati sarebbero facendo. Il Pd, per Pignataro, avrebbe accettato la candidatura di Tridico per «porre un freno a un’eventuale candidatura di Avs», cosa che Angelo Bonelli aveva rivendicato. Ma anche il M5S, accusa Pignataro nell’audio diventato virale, sta facendo un «gioco sporco»: Conte avrebbe detto sì a Tridico, sapendo che poi non accetterà, in modo tale da mettere poi in campo la deputata Vittoria Baldino, contiana di ferro.

Non solo. Secondo Pignataro il gruppo vicino a Irto, senatore dem, avrebbe posto il veto sulla candidatura del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, che è la carta di Avs (spinta da Pignataro). Ma è lo stesso Pignataro a essere vittima delle malelingue. Per alcuni, infatti, il segretario regionale punterebbe così tanto su Stasi perché, se fosse eletto, il seggio in Parlamento alle prossime elezioni spetterebbe a quel punto al segretario regionale. Cioè a Pignataro.

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E la Calabria non è l’unico grattacapo per Schlein. Si è ingarbugliato anche il dossier Puglia. Antonio Decaro, infatti, sarebbe a un passo dall’annunciare il proprio ritiro dalla competizione elettorale. Ufficialmente perché gli incarichi europei gli imporrebbero di continuare. La verità è che, come del resto ha detto in una intervista, ha posto una condizione su cui finora il Nazareno non gli ha dato garanzie: la non ricandidatura di Michele Emiliano, governatore uscente e suo padrino politico (perciò una presenza evidentemente giudicata ingombrante). Schlein ha provato a convincere il governatore. Ma senza successo. Motivo per cui Decaro è pronto a fare il passo indietro. Proprio come Tridico.

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