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L'estate da incubo di Elly Schlein e del suo Pd

Le vacanze da cinepanettone della segretaria dem (ma senza far ridere)
di Francesco Storace giovedì 21 agosto 2025

3' di lettura

Eppure qualcuno avrà pur detto per primo ad Elly Schlein «buone vacanze». Ecco, quel qualcuno sarà additato come portasfiga dalla segretaria del Pd, che ha passato un’estate tra le più complicate della sua vita. Ne avesse imbroccata una... Le guerre, ovviamente, in primo piano; i dazi Usa; e per non farsi mancare nulla persino le regionali di casa nostra. La Schlein fa sempre di testa sua e ogni voltava a sbattere al muro. La direzione che imbocca opposta a quella giusta.

Al momento gli occhi di tutti sono puntati prioritariamente sulla guerra in Ucraina, grazie all’iniziativa assunta da Donald Trump, quello che Elly non riconoscerebbe mai come suo alleato: con applausi dai centri sociali, ma l’opinione pubblica resta a bocca aperta di fronte a tesi così estremiste. La leader dem ha demonizzato in tutti i modi il presidente americano; ma dovrà prima o poi prendere atto che è grazie alla Casa Bianca se si rimette in moto la macchina della pace, col tentativo concreto di mettere ad uno stesso tavolo Putin e Zelensky. L’Europa ha assistito e basta e meno male che Giorgia Meloni ci ha messo del suo per evitare fratture tra Ue e gli Usa. La Schlein, invece, sembrava brigare per la rottura dell’alleanza occidentale. Pina Picierno è arrivata ad esaltare la posizione della premier italiana, il Pd è andato in bambola.

Altro capitolo, non meno importante, quello relativo al destino di Gaza. La fiera delle vanità si è scatenata a sinistra contro Israele. Una guerra ha drammaticamente i suoi morti anche se è evidente che nel campo rosso si sia arrivati a tifare in maniera unilaterale. Il Pd si offende se gli parli di Hamas, ma a chi apparteneva quella combriccola di personaggi che qualche giorno fa si è fatto vedere addirittura alla Camera al fianco di parlamentari dell’opposizione?

Tanto più in coincidenza con il bizzarro boicottaggio di Israele da parte delle regioni che proprio dal Pd sono governate: su tutte la Puglia, che subito dopo la Toscana, si è messa a sprecare fiato e parole contro Tel Aviv, come se la politica estera fosse un patrimonio territoriale. Il sindaco di Bari ha accolto con tutti gli onori quella Francesca Albanese, dichiarata oppositrice dello Stato ebraico e per lui è tutto normale. Per non parlare di quel Ricci che nelle Marche promette una bandiera palestinese sul pennone della regione come primo atto, se sciaguratamente dovesse vincere. Anche la cosiddetta guerra dei dazi ha visto un Pd decisamente fuori fase.

Pur di attaccare il governo Meloni, la Schlein ha urlato in tutti i modi che la trattativa con Trump avrebbe dovuto essere condotta solo dall’Europa e che l’Italia non avrebbe dovuto fare fughe solitarie. È finita che quella che è stata definita “resa” ha avuto proprio l’avallo di Ursula von der Leyen, che ha firmato con Trump l’intesa sui dazi. Ed Elly? Giustamente in vacanza. Per non parlare del dramma interno.
La numero uno del Nazareno non ha ancora indovinato una mossa per le elezioni regionali. In Veneto si è accontentata di un candidato che nessuno ha contestato perché né il partito né quella che chiamano coalizione crede in una sola possibilità di vittoria.

In Toscana non voleva ricandidare l’uscente Giani e lo ha dovuto ingoiare. Nelle Marche si trova con Matteo Ricci, azzoppato dalla magistratura. In Campania il casino lo fa Vincenzo De Luca, che solleva problemi anche per la Puglia: Decaro (come Ricci) è stato eletto un anno fa al Parlamento europeo. È normale che dodici mesi dopo se ne vada dopo aver preso voti per Strasburgo? In Calabria ci si è messo anche il governatore in carica Occhiuto, ricandidato dal centrodestra, a scombinare l’estate della leader: anche lì Conte bussa alla porta per rivendicare una candidatura pentastellata.
Insomma, vacanze da cinepanettone per la povera Elly, ma senza fare ridere. Linea dura, ma con tanta paura (di perdere il partito).

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