"Gli intensi attacchi di questa notte su Kiev dimostrano chi sta dalla parte della pace e chi non ha intenzione di credere nel percorso negoziale. I nostri pensieri vanno al popolo ucraino, ai civili, ai familiari di vittime inermi, tra cui anche bambini, degli insensati attacchi russi". Giorgia Meloni, su X, esprime con nettezza la condanna del governo italiano nei confronti della Russia. Poche ore prima, l'attacco lanciato da Mosca sulla capitale ucraina, violentissimo, aveva provocato almeno 17 morti, tra cui 4 bambini, e aveva colpito anche l'edificio in cui lavora la delegazione dell'Unione europea. "Un triste promemoria di ciò che è in gioco", aveva detto la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, secondo cui proprio per questo è "necessario inasprire le pressioni" contro Vladimir Putin.
Nei prossimi giorni, Bruxelles approverà il 19esimo pacchetto di sanzioni. In ogni caso, assicura l'Ue, "nulla di ciò che fa Mosca può cambiare il nostro impegno nei confronti dell'Ucraina. Il nostro personale rimarrà quindi presente nel Paese". La posizione del governo italiano riguardo all'Ucraina è sempre stata inequivocabilmente a sostegno di Kiev eppure dalle opposizioni c'è chi ha il coraggio di contestare Palazzo Chigi.
"Leggo che la Presidente del Consiglio finalmente riconosce che la Russia non crede nel negoziato. Bene, era l’ora. Ma chi lo spiega ora alla versione di Giorgia Meloni che ad agosto parlava di 'spiragli di pace' giusto per coprire il teatrino in Alaska? E chi lo dice a Salvini, che da vicepremier si esibiva giorni fa nei cori pro-Trump sostenendo che 'sta riuscendo dove tutti hanno fallito'? Insomma: la politica estera italiana sembra un talk show dove ognuno recita il copione che conviene. Ma quando iniziamo a fare politica vera, senza propaganda?", è il quantomeno bizzarro commento sui social del senatore Enrico Borghi, vicepresidente di Italia Viva.
A Palazzo Chigi, proprio dopo l'ultima offensiva russa, Meloni nel pomeriggio ha riunito un vertice d'emergenza convocando i vice Antonio Tajani (anche ministro degli Esteri) e Matteo Salvini e il ministro della Difesa Guido Crosetto. "Non abbiamo mai pensato di inviare truppe in Ucraina", assicura in conferenza stampa Tajani, spiegando che comunque l'Italia è a disposizione per operazioni di sminamento, ma solo una volta che la guerra sarà finita. Sul tema, a ogni modo, "non c'è stata ancora nessuna decisione", ribadisce. La decisione del governo, oggi, è di insistere sulla posizione italiana da riproporre: una garanzia per la sicurezza dell'Ucraina attraverso un sistema che comprende Stati Uniti e paesi amici dell'Ucraina con un modello di mutua assistenza simile a quello dell'articolo 5 della Nato. Di sicuro, l'Italia dispone di una tecnologia sia privata che militare molto avanzata per lo sminamento, ma questo, insiste il ministro degli Esteri, non avrebbe "nulla a che vedere con la presenza militare sul terreno". Anche questo sarà sull'affollatissimo tavolo del vertice informale dei ministri degli Esteri europei in programma a Copenaghen.