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Se non ti adegui al coro rischi fango e pallottole

di Mario Sechi venerdì 12 settembre 2025

3' di lettura

Nelle aule parlamentari ho visto accadere di tutto, ho cominciato con il finale della Prima Repubblica, a Palazzo Chigi c’era Giulio Andreotti, niente dovrebbe sorprendermi, ma in realtà i fatti sono sempre nuovi, vanno letti nel contesto storico e per questo la cronaca non finisce mai di segnalare i bagliori del domani, lanciare avvisi sul futuro.

Ieri in Senato si è consumato un fatto grave: Alessandra Maiorino, senatrice del Movimento Cinque Stelle, nel replicare all’informativa di Antonio Tajani sulla guerra a Gaza, ha detto che il ministro degli Esteri «si comporta come uno di quegli influencer prezzolati dal Governo israeliano per coprire la verità».

Attenzione alle parole: “influencer” e “prezzolato”. Secondo l’acuta analisi di Maiorino, il titolare della Farnesina è un propagandista al soldo di Benjamin Netanyahu. Il fatto è esposto nella sua plateale gravità, si tratta di un’idiozia politica che evapora di fronte alle severe critiche del governo italiano nei confronti di Israele e agli aiuti che Palazzo Chigi ha inviato ai palestinesi. La questione potrebbe finire in archivio alla voce analfabetismo politico, ma qui c’è qualcosa di più velenoso, una coincidenza temporale che a un parlamentare non può sfuggire: le accuse a Tajani giungono poche ore dopo l’assassinio negli Stati Uniti di un importante sostenitore dell’amministrazione Trump, un amico di Israele, Charlie Kirk. L’incendio appiccato in America sta arrivando anche qui, il club di intellettuali di “Cambiare Rotta” - che qualche settimana fa ci hanno fatto visita sotto la redazione di Libero e da allora abbiamo i soldati dell’esercito che danno un’occhiata a quel che passa - ha pubblicato una foto di Kirk a testa in giù con un esplicito «-1». Chi pensa che l’odio sia confinato ai gruppettari e ai centri sociali, si sbaglia. Si alimenta della “tolleranza” da parte degli intellettuali (che sotto sotto dicono che il trumpiano Kirk se l’è cercata), s’ingrossa nel momento in cui i politici fanno discorsi che degradano l’avversario a strumento di forze oscure, nel caso di Tajani dipinto sul libro paga dei sionisti, un classico del cospirazionismo che diventa discorso e arma dell’antisemitismo.

La senatrice Maiorino- in Parlamento da due legislature, una miracolata dell’ondata del populismo grillino- avrebbe dovuto evitare di pronunciare le parole “influencer” e “prezzolato”, se non per decoro istituzionale almeno per una valutazione del contesto in cui sarebbero cadute le sue parole. Non lo ha fatto perché le mancano gli strumenti per sapere e per capire, l’intelligenza politica, il senso storico e l’equilibrio che deriva dalla responsabilità. Il suo intervento a ruota libera è una farneticazione (ho letto quasi incredulo tutto lo stenografato d’aula) che s’accoppia a quella che quarantotto ore prima, mentre commentavo la giornata politica con Paolo Del Debbio a “4 di Sera”, è andato in onda in un’intervista a Alessandro Di Battista, ex parlamentare pentastellato, oggi libero pensatore che, parlando sempre di Gaza, ha lanciato un’accusa a Giorgia Meloni: «Ha politicamente le mani sporche del sangue palestinese». “Dibba” è noto per la finezza dei suoi ragionamenti sulla geopolitica, il suo innamoramento per il Venezuela di Maduro è leggenda, ha una capacità eccezionale di stare dalla parte sbagliata, dove c’è un dittatore lui sente il richiamo della foresta.

Da questo guru, maestro dell’allucinazione di massa, arriva l’accusa a Meloni. E il problema non è neppure lui, ma chi lo segue. Liquidare i due episodi come il carnevale dei Cinque Stelle non si può, siamo di fronte a un tema centrale della politica italiana: la deriva dell’opposizione, la radicalizzazione della sinistra, la strategia di «character assassination» dell’avversario (primi bersagli, il politico e il giornalista), la demolizione della persona, la privazione di ogni sua dignità. Tutto è chiaro, resta un mistero: il Partito democratico pensa davvero di poter governare l’Italia con questi alleati? I fatti sono squadernati, non è l’insultificio dei social, quello che ho raccontato accade nelle istituzioni, le parole sono di una senatrice e di un ex parlamentare del Movimento. A questi saltimbanchi dell’odio, s’aggiunge la coppia Bonelli-Fratoianni, la bibliografia del loro fanatismo è sterminata. Con questi compagni di strada, in pieno assetto pro-Pal, gli eredi del partito di Gramsci e Berlinguer si scambiano effusioni. Il Pd è cambiato, su questo non ci sono dubbi, nella folle corsa dell’antimelonismo, nell’ossessione contro «le destre», i democratici sono balzati sulla biga impazzita dei pentastellati. Hanno perso il contatto con la realtà, hanno liquidato il progressismo per sostituirlo con l’estremismo. E stanno scherzando col fuoco.

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