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Sondaggi, Matteo Ricci in crisi nelle Marche: FdI avanti

di Pietro Senaldi sabato 13 settembre 2025

4' di lettura

Marca male nelle Marche per Matteo Ricci pasticci, l’ex sindaco di Pesaro indagato per concorso in corruzione causa affidi facili quanto nebulosi dati dai suoi uomini di fiducia per la realizzazione di opere per lo più inutili ma certo costose come il casco gigante di Valentino Rossi in piazza. A preoccupare il candidato del campo largo nelle due settimane che lo separano dal voto non è però l’inchiesta. Sul fronte della Procura, tutto dovrebbe restare in sonno fino alle elezioni, data dopo la quale la situazione potrebbe però complicarsi, con quello che ne conseguirebbe se il dem fosse nel frattempo diventato governatore, perdendo così l’immunità da europarlamentare. Sono i sondaggi che fanno penare l’aspirante presidente rosso. Quando la sua corsa è partita, ormai sei mesi fa in quel di Osimo, Ricci si sentiva la vittoria in tasca. Elly Schlein era convinta che attraverso di lui avrebbe conquistato le Marche, subito definite l’Ohio d’Italia dalla stampa progressista, che se la sentiva in tasca e ha evocato lo Stato americano che, tradizionalmente, assegna la Casa Bianca, nel senso che, chi vince lì, poi governa il Paese. E non è un mistero che al Nazareno qualcuno sia convinto che, se per caso il governatore di Fdi, Francesco Acquaroli, dovesse perdere, poi la sconfitta si ripercuoterebbe negativamente sulla maggioranza a Roma.

Fantasie suggestive, sulle quali è piombata la doccia gelata dei sondaggi. Già Antonio Noto, a inizio settimana, aveva dato il presidente di centrodestra in vantaggio di 2.5 punti sullo sfidante: 49,5 a 47. A Libero, l’uomo dei numeri aveva confessato di essersi tenuto stretto sul divario. E in effetti la fotografia scattata ieri da Ipsos per il Corriere della Sera è sensibilmente diversa: Acquaroli al 50,1 e Ricci al 44,8, con il 57% degli intervistati che hanno un giudizio positivo dell’amministrazione uscente, promossa perfino dal 35% di chi dichiara che voterà a sinistra. L’astensionismo è stimato al 44% e quei 5,3 punti di svantaggio stimati dal sondaggio sono quindi all’incirca quarantamila voti da recuperare per il campo largo in quindici giorni. Missione ardua, anche se il Pd si sta impegnando strenuamente nel tentativo, con campagne porta a porta e mobilitazione dei circoli, come non si vedeva da tempo. Il fronte è compatto insomma, perché in politica nulla tiene uniti più della convenienza.

Al suo interno però l’alleanza è spaccata, non solo tra M5S e Avs, sempre più rivali, e tra dem e grillini, che non si sono mai amati, specie nelle Marche, ma soprattutto dentro il Pd, dove la segretaria regionale, Chantal Bomprezzi, di rito schleiniano, ha cercato di far fuori tutti i vecchi portatori di voti del partito, che se si fossero candidati avrebbero reso impossibile a lei risultare eletta. In questa situazione dunque Ricci gira instancabile la regione, ma lo fa un po’ a vuoto. Il motivo è semplice, non ha trovato il bandolo della matassa, il chiodo da appendere e intorno al quale far girare la campagna elettorale. Il candidato del campo largo ha puntato tutto sulla sanità, pensando di andare sul sicuro, visto che le liste d’attesa e i guai del servizio pubblico sono il tormentone della sinistra contro il governo in chiave nazionale. A livello locale però, cambia tutto. Le persone sanno e ricordano. I marchigiani, che vivono il territorio, hanno ben presente che la riforma che ha chiuso ospedali e reparti è firmata Luca Ceriscioli, il governatore del Pd precedente ad Acquaroli, anche lui pesarese come Ricci e alla cui ricandidatura si oppose proprio l’attuale europarlamentare, sostenendo che aveva amministrato male e fatto danni sulla sanità. I cittadini sanno anche che, senza aumentare le tasse di un euro, l’attuale presidente ha riaperto cinquanta punti sanità, reso da tre anni Le Torrette di Ancona il miglior ospedale pubblico d’Italia, fatto delle Marche la seconda Regione del Paese quanto ad ammodernamento delle strutture diagnostiche e sta realizzando strutture sanitarie a Macerata, Tolentino e Pesaro, con quelle di Fermo e Osimo in fase di completamento e Fano e San Benedetto del Tronto in progettazione.

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Insomma, Acquaroli non sarà glamour come pensa di essere Ricci, ma ha governato discretamente e chi lo vede all’opera da cinque anni lo sa. Che poi, anche questa cosa della superiore capacità dell’europarlamentare dem va ridimensionata. Pare l’ennesima montatura, specie alla luce del sondaggio di Emg, che non solo dà il governatore uscente in testa di sei punti sullo sfidante (52% a 46%) ma dichiara che il primo è conosciuto dal 92% degli elettori mentre il secondo dall’88%. Di certo, la narrazione della campagna elettorale del campo largo, che descrive una regione allo sbando, non penetra, perché si scontra con la realtà dei cittadini, il 75% dei quali si dichiara soddisfatto della qualità della vita nelle Marche. Con questi dati, oggi la campagna elettorale entra nelle sue ultime due settimane. Data da segnare sul calendario, mercoledì 17 ore 18, quando Giorgia Meloni arriverà ad Ancona, con Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi per sostenere il suo candidato. Mezz’ora dopo, dal suo eremo di Pesaro, risponderà Ricci, con Schlein a dargli supporto. Ma questo potrebbe essere un problema. Matteo si crede più bravo di Elly, che vorrebbe sfidare per la segreteria in caso di successo nelle Marche. Nel suo ultimo comizio continuava ad ammonire: guardate che votare per me non significa votare per lei. Parlava ai grillini e agli elettori di Avs o anche a quei dem che non troveranno più i loro candidati in lista perché spazzati dalla segretaria regionale di Elly?

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