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Roberto Fico disperato: accende un cero per trovare candidati

di Pietro Senaldi domenica 21 settembre 2025

3' di lettura

San Gennaro non ha fatto il miracolo. Ieri alla festa del patrono di Napoli si sono incrociati il governatore uscente della Campania, Vincenzo De Luca, e l’uomo candidato a succedergli, Roberto Fico. Il gelo tra i due però non si è sciolto. Neanche una parola tra loro, e sì che sarebbero alleati alle imminenti Regionali.

Non è stato un caso. In Duomo, per le celebrazioni, i due sono arrivati in studiati orari diversi e si sono seduti distanti: in prima fila sul lato destro il presidente, in seconda fila sul lato sinistro il grillino. Una perfetta rappresentazione di come stanno conducendo le rispettive campagne elettorali. De Luca sotto i riflettori, qualunque cosa dica, collettore di una classe dirigente che negli anni ha pescato anche nel centrodestra. Fico in ombra, qualsiasi cosa dica o faccia, con un profilo politico da centro sociale. Opposta anche la loro condizione politica. ‘O Sceriffo non può più ricandidarsi perché è troppo forte. Ha una lista, “A Testa Alta”, ma per piazzare tutta la sua corte gliene ci vorrebbero tre, e infatti le aveva chieste. Finirà con l’infilare qualcuno dei suoi negli elenchi del Pd, grazie al figlio Piero, che ha imposto come segretario regionale dem. Il grillino semi-disoccupato ha anche lui una lista, in quanto presidente.

Ma nessuno ci punta un euro. Non fosse candidato alla presidenza, l’ex presidente della Camera rischierebbe la figura di Luigi Di Maio, che da ministro degli Esteri, quando si presentò con una forza sua, dopo aver rotto con M5S, nel 2022 prese lo 0,5% a livello nazionale e perse la poltrona, mentre quattro anni prima aveva vinto il suo collegio nominale con oltre il 63%.

Il problema di Fico non è la poltrona. Sono la sua lista e i suoi alleati. In ordine: il grillino non ha nomi di peso da candidare. Intendiamoci, ha la fila di aspiranti a essere messi in lista, però tutti insieme non ne fanno mezzo. Puntava sui professori universitari, ma è ancora in attesa di risposte affermative; per ora ha incassato solo no. Spera che il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, gli dia una mano, ma la realtà è che la lista del grillino è l’ultima scelta. Tutti ambiscono ad accasarsi meglio.

Ci sono tanti portatori di voti che si disputano i posti nella lista di De Luca e nella Casa Riformista di Matteo Renzi. Perfino i quattro consiglieri uscenti di Carlo Calenda preferiscono trovare posto nello schieramento che simbolicamente fa capo all’ex premier; o se proprio non sarà possibile, meglio Noi di Centro dell’eterno Clemente Mastella. Fico non vuole che l’attuale sindaco di Benevento scenda in campo con uno schieramento personale, ma l’ex democristiano non può accontentarlo; non vuol cantare la messa per gli altri, come si dice da queste parti, ne va del futuro del figlio Pellegrino, che ha speranze solo se scende in campo nel nome del padre.

Per cercare di serrare le proprie fila, l’aspirante presidente ha riunito i suoi stretti collaboratori. La novità è che al tavolo c’era anche il sindaco di Torre del Greco, Ciro Boriello, vecchio navigatore della politica campana che riuscì anche ad approdare in Parlamento, vent’anni fa. In una legislatura cambiò tre partiti: da Forza Italia all’Udeur, via Gruppo Misto. Quanto di più lontano dal grillismo, ma non è il caso di andare per il sottile.

Nella lotta tra alleati a chi presenta i carichi forti, Fico ha posto la questione delle liste pulite: porta sbarrata a chi ha guai con la giustizia, in modo da svuotare gli alleati dei portatori di voti. La pretesa però rischia di cadere nel vuoto, anche perché gli interessati fanno notare che altrove, in Calabria con Mimmo Lucano e in Puglia con Nichi Vendola, per non parlare delle Marche con Matteo Ricci, M5S è stata meno schizzinosa sulla questione giustizia.

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