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Charlie Kirk, per i guru progressisti non è un martire e forse se l'è cercata

Cos'è il dibattito? E dove arriva la libertà di parola? Il monologo illuminante (in negativo) a Piazzapulita
di Gianluigi Paragone domenica 21 settembre 2025

3' di lettura

Cos’è il dibattito? Parole, una quantità enorme di parole. Il dibattito sulla “libertà di parola” è la somma infinita di parole...sulla parola. Si sta discutendo tanto anche sul peso delle parole e sulla tracce che restano in terra, perché questo è quel che differenziava Charlie Kirk dagli altri: egli aveva creato una comunità nel luogo considerato “loro santuario” dai democratici americani, egli era pericoloso perché era entrato, con le sue parole pesanti e radicali, tra i giovani e quindi spostava voti. E non poteva farlo. Non doveva farlo. Esattamente come diversi anni fa Giampaolo Pansa non poteva e non doveva entrare nella narrazione della resistenza italiana elencando le violenze e le vendette dei partigiani rossi ne “Il Sangue dei Vinti”.

L’altra sera in tv da Corrado Formigli, Stefano Massini si è preso tutto il suo spazio di parola per ricordare le frasi di Kirk, una specie di antologia selezionata a uso e consumo della sua tesi: condanno l’omicidio ma «non facciamone un martire». Messo in controluce, quel monologo non è diverso dalle parole del matematico Odifreddi.
Massini ha arrotondato per difetto le parole per dire la stessa cosa.

Facendo quell’elenco ha indotto a dire: in fondo se l’è cercata, quindi per questo non facciamone un martire. Non è un Buono, come noi. Ma Massini e gli altri stanno nella stessa trincea dei buoni dove pure ci sta quel consigliere comunale del Pd che, in piena seduta, sbotta e minaccia il capogruppo di Fratelli d’Italia: «Vi abbiamo già appesi per i piedi una volta». Certo, poi ci sono state le scuse ma quella frase era ed è dentro il ventre del Pd come lo era prima del Pci: quella frase - guardate il video - è uscita a caldo, nel corso di un litigio politico sulla opportunità di osservare un minuto di silenzio proprio per Kirk, poi negato dalla maggioranza che sostiene la nuova stellina del campo largo Silvia Salis.

Quella frase è “legittima” nella libertà di linguaggio? Certo che sì e connota l’intelaiatura morale di chi la pronuncia e del partito che rappresenta. Sta dentro la famosa libertà di parola. Charlie Kirk diventa un martire perché non doveva più beneficiare di quella libertà, aveva già parlato troppo. Chi gli nega il martirio è uno sciacallo o una iena. È un martire perché la sua libertà di parlare gli è costata la vita! E questo altera qualsiasi dibattito sulla libertà di parola.

La libertà di parola - tanto più in America- consente di dire e far dire, predicare e far predicare, tutto; e quando si dice tutto si deve avere il coraggio di pensare a quel che più ci fa ribrezzo. E poi contrastarlo con la parola, con i decibel della parola, con la forza della parola. Kirk è stato assassinato da un signore che ha agito come un sicario professionista, con familiarità balistica; è stato fucilato con un colpo solo a conferma che il sicario aveva dimestichezza con le armi; ed è stato freddato con un colpo partigiano, con inciso il riferimento “politico” (altro che nerd avvezzo ai videogiochi, come ci vogliono far credere) fatto di “Bella Ciao” e “Fascista, beccati questa”. Odiava Kirk, quel che pensava e predicava. Ecco perché, cari sciacalli, Kirk è un martire.

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