La pietra angolare della Pontida 2025 sta nell’esortazione pronunciata da Matteo Salvini nel finale del suo intervento. Rivolgendosi alle migliaia di militanti presenti sul pratone dice loro: «Voi non dovete cambiare mai», che alle orecchie più attente suona anche come un: state tranquilli che le radici della Lega non sono cambiate negli ultimi quarant’anni e non lo faranno nemmeno nel prossimo futuro. Se volete, visto che parliamo di pietre, questa- nelle intenzioni del leader- dovrebbe essere la pietra tombale sulle polemiche circa la “vannaccizzazione”, che non c’è e non ci sarà e che continuerà ad esistere solo nelle teste della sinistra, che questa polemica l’ha inventata e alimentata, qualche volta con l’involontaria complicità di esponenti del Carroccio, che si sono fatti trascinare. Insomma Salvini vuole mettere ordine. Perché le battaglie da combattere sono tante e non dentro la Lega e lui, dopo aver chiesto «un minuto di applausi per Charlie Kirk», ne indica subito due: «Segnatevi questa data, il 14 febbraio. Nel giorno degli innamorati faremo la più grande manifestazione che si ricordi in difesa dei valori, dei diritti, dei confini e della libertà occidentale».
Poi ordina ai suoi di presentare nei Consigli mozioni per dire no al riarmo e all’invio di militari italiani in zone calde. «L’Italia non è in guerra con nessuno. Bisogna ascoltare Papa Leone XIV, supportare gli sforzi di Donald Trump per la pace» e non ascoltare «la voglia di leader europei dimezzati che pensano alla guerra e alle armi per nascondere i fallimenti in casa loro». Questa volta Salvini non lo cita esplicitamente, ma il riferimento a Macron è più che evidente. Il “Capitano” parla anche della situazione in Medioriente: «Auspichiamo la soluzione dei due popoli e due stati», ma avverte, «non sarà possibile fino a quando i tagliagole islamici di Hamas terranno in ostaggio bambini palestinesi e israeliani». E a proposito di islam ricorda come «l’omosessualità è un reato in 62 Stati nel mondo e sono tutti islamici». Qualcosa vorrà pur dire. Cita Silvio Berlusconi («un gigante che ha cambiato l’Italia») e Umberto Bossi («un uomo che dal nulla ha ridato forza a milioni di italiani»); ricorda Roberto Maroni e Giancarlo Gentilini, lo “sceriffo” trevigiano. E ancora Pim Fortuyn e Theo van Gogh, entrambi assassinati per aver contrastato l’islamizzazione e nel pantheon della Pontida 2025 non poteva mancare Oriana Fallaci: «Aveva previsto tutto. Il prossimo anno ricorreranno i vent’anni dalla morte, la ricorderemo come merita».
Intenso anche il passaggio sull’identità della Lega e del suo legame con Pontida che è «storia di coraggio e di ideali. Dal 1990 ad oggi stiamo lottando per portare a casa i nostri grandi obiettivi. E ci stiamo riuscendo. L’Autonomia (Calderoli ha annunciato entro fine anno le firme delle prime intese con le Regioni, ndr), che unirà e libererà le energie dell’Italia da Nord a Sud. Così come la riforma della Giustizia, con la separazione delle carriere». E a questo proposito annuncia la trasformazione «di tutte le sezioni della Lega in altrettante sedi per i comitati del “Sì” al referendum, per liberare i tribunali dalla politica». Poi parla del suo processo («Non ho paura, ho fatto il mio dovere»); del Ponte sullo Stretto «che farà lavorare imprese, uomini e donne, di tutta Italia»; loda Giancarlo Giorgetti, «eletto miglior ministro dell’economia del mondo, ed è della Lega...» e apre il capitolo economico: ampliamento della Flat Tax, pace fiscale e le banche: «Chiederemo loro di darci una mano, ma non ai piccoli istituti territoriali, no. Chiederemo un sacrificio a chi ha fatto almeno mezzo miliardo di utili. Non credo che i loro dirigenti avranno problemi a fare la spesa...». Rivendica con forza l’azione del Carroccio sull’immigrazione: «Il problema non sono gli immigrati regolari che vengono qui a lavorare, ma i clandestini che rubano e stuprano» e che «devono essere rispediti a casa loro». Infine l’esortazione ricordata all’inizio: «Vi chiedo impegno e, in cambio, di offro la mia vita e libertà. Voi non dovete cambiare mai. Liberi, forti e senza paura. Grazie e viva Pontida». Pontida ricambia sventolando bandiere di tutte le regioni. Una bella risposta a chi faceva il tifo per un prato semi vuoto e pronto a contestare. Ancora una volta i gufi sono rimasti a becco asciutto.