Lo sciopero di oggi per Gaza? Come quello del 1943 contro il fascismo. Parole e musica (stonata) di Maurizio Landini, che ospite lo scorso 17 settembre di Omnibus su La7 si lanciava in un paragone imbarazzante ma per certi versi illuminante.
L'intervista del segretario della Cgil che ha organizzato la grande mobilitazione proPal e contro Israele (con la Cisl che si è dissociata, non aderendo, a differenza delle organizzazioni studentesche in prima linea), è una impressionante compilation di slogan. Qual è il legame tra il mondo del lavoro e la guerra in Palestina? Nessuno, eppure secondo Landini "senza pace non esistono i diritti del lavoro". Corretto, se si riferisse ai lavoratori della Striscia.
Decisamente forzato e strumentale, però, dal momento che la protesta italiana prende spunto dall'attualità mediorientale per prendersela, guarda un po', ancora una volta e come sempre contro il governo di Giorgia Meloni. D'altronde, carta canta: nelle prossime settimane sono già stati proclamati altri 44 scioperi, una rivolta permanente contro l'esecutivo di centrodestra. Diventa palese, dunque, il tentativo di trascinare in piazza per ingrossare le fila del sindacato anche persone semplicemente sensibili al tema-Gaza, al di là di qualsiasi rivendicazione sindacale,
Maurizio Landini a Omnibus, guarda qui il video dell'intervista su La7
Landini quindi snocciola parole d'ordine come "genocidio"; un passe-partout della protesta, il "boicottaggio" pacifista contro Israele al grido "basta armi, basta commercio". Quindi ammette che lo sciopero di oggi è "politico" proprio come quello a metà del 1943 "contro la guerra" che secondo molti scatenò la crisi del Fascismo. C'è da combattere un "regime", quello di Netanyahu ma, lascia intendere il sindacalista, pure quello di Meloni, "complice se non si interviene".