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Beatrice Venezi, il contrattacco: "Ora querelo chi mi infama". Chi rischia

di Brunella Bolloli giovedì 2 ottobre 2025

4' di lettura

Prima il silenzio, poi la replica: «Querelo tutti». Beatrice Venezi ha preso fiato, ha aspettato un giorno che si calmasse la bufera di critiche per la sua nomina alla direzione dell’orchestra della Fenice di Venezia, si è sistemata la chioma bionda spettinata dal venticello della calunnia (più che altro è stato un mezzo tsunami), e poi ha deciso: «Di fronte ad attacchi tanto violenti quanto infondati, i sacrifici quotidiani compiuti per costruire il mio percorso professionale e il rigore che mi ha sempre ispirato mi impongono di conferire mandato all’avvocato Giulia Bongiorno affinché valuti le azioni giudiziarie da intraprendere in sede civile e penale contro coloro che non hanno esitato a diffondere gravissime falsità sul mio conto».

Passa alle azioni legali. Così è scritto in una nota pubblicata sul web magazine Toscana Today e su Luccatimes, di cui il padre, Gabriele, è direttore editoriale.La scelta di affidarsi all’avvocato Bongiorno, senatrice della Lega e penalista di primissimo piano, fresca vincitrice di processi ad alto impatto mediatico sempre dalla parte delle donne offese, umiliate, diffamate, conferma che Venezi fa sul serio. Non intende minimizzare la pubblica lapidazione verbale degli odiatori del web.

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E vada per la solita accusa di essere una «raccomandata», ma sentirsi dare della musicista «incapace con il solito merito di essere figlia di un ex picchiatore fascista», è un’affermazione priva di fondamento sulla quale anche il padre è intervenuto in questi giorni. Ecco perché, dopo i silenzi seguiti alle proteste degli orchestrali e la rinuncia a partecipare al Festival delle Idee di Mestre «per evitare polemiche», Beatrice Venezi ha detto basta e ha preferito cambiare registro. È andata al contrattacco. Il neo direttore d’orchestra della Fenice ha deciso ora di rispondere ai professionisti dell’accusa, ai fomentatori d’odio social e a chi sparge violenza verbale mista a falsità per rovinare l’immagine di una giovane donna colpevole di essere in carriera, vicina politicamente al governo di centrodestra e per giunta bella: un tris da brivido per i compagni abituati a fare e disfare nomine nei centri della cultura del nostro Paese.

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Ieri a Verona, dove all’Arena ha diretto Andrea Bocelli in occasione della serata dedicata a Pavarotti, la musicista indicata dal sovrintendente Nicola Colabianchi ha parlato solo di big Luciano, «un grande musicista che è stato un po’ bistrattato da certi ambienti musicali». E chi vuole intendere intenda.

Venezi ha citato il grande tenore scomparso nel 2007 come un modello perché «è riuscito ad avvicinare il nostro mondo a un pubblico molto più ampio, più “pop”, facendo della commistione. Penso ci siano operazioni che ancora vale la pena di fare». Un modo, non troppo velato, per rispondere a quanti la accusano di troppa visibilità extramusicale e di scarso rispetto per la sacralità dei templi della lirica italiana.

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“Com’è triste Venezi” ha titolato domenica La Stampa in prima pagina, passando in rassegna le varie proteste che dalla Scala di Milano al Regio di Torino fino al Petruzzelli di Bari si univano al coro degli sdegnati della Fenice, compatti nel dire no alla nomina della 35enne di Lucca. Troppo di destra e troppo moderna. In sintesi: inadeguata. Un affaire «senza uscita», secondo gli osservatori illuminati ma stranamente smemorati su certe prassi del passato, quando al governo c’era la sinistra e la cultura, teatri compresi, era cosa loro. Contro Venezi ci sono stati lanci di volantini («La musica è arte, non intrattenimento», recitava lo slogan), raccolte di firme e raffica di disdette di abbonati che avevano già pagato il carnet per la nuova stagione in Laguna.

Ma oltre alle proteste delle maestranze ci sono stati gli insulti più beceri, le offese gratuite, lo sfottò volgare, sui social e non solo, nei confronti di una donna che non ha l’età e l’esperienza del maestro Muti, ma ha già diretto centinaia di concerti in Italia e all’estero. Venezi era triste domenica? Ora Venezi è agguerrita e pronta a farsi le sue ragioni sia in sede civile che penale grazie all’assistenza dell’avvocato Bongiorno.

Intanto, dopo la proclamazione dello stato di agitazione al teatro La Fenice, è tregua fino all’8 ottobre quando ci sarà un incontro tra le rappresentanze sindacali del teatro, il Consiglio di indirizzo e il presidente della Fondazione e sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. E sulle possibili querele annunciate ieri dalla direttrice d’orchestra, «ognuno è libero di difendersi come vuole, ma non riteniamo di aver offeso l’onorabilità della signora Venezi», ha dichiarato il musicista Marco Trentin della Cisal Fials. Che poi ha aggiunto: «Se comunque il suo intento era quello di non alimentare polemiche, con questa azione sembra aver fatto il contrario». L’affaire, dunque, non è chiuso. E il 17 ottobre sarà in scena l’opera Wozzeck di Alban Berg. Dirige il maestro Venezi.

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