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La brusca fine del sogno rosso della "remuntada"

di Mario Sechi martedì 7 ottobre 2025

2' di lettura

Un’opposizione allo sbando raccoglie nel voto in Calabria una batosta che combinata con la netta sconfitta nelle Marche - non diventa automaticamente un trend, ma è di certo un caso da manuale di smarrimento epocale di una classe dirigente. Dove non ha a disposizione la macchina dei feudi rossi, il centrosinistra viene scartato dagli elettori: perde quando Matteo Ricci cerca di cavalcare un’ondata emotiva su Gaza (si votava nelle Marche, non nella Striscia); perde quando Pasquale Tridico, uomo simbolo del reddito di cittadinanza, promette alla Calabria il bancomat del cettoqualunquismo. Passando dal tragico (Ricci) al comico (Tridico), il risultato finale è la sconfitta del grottesco.

In altre Regioni prossime al voto (Campania, Puglia, Toscana) la sinistra può vincere per forza d’inerzia, presenza di “clientes” e intreccio di interessi pubblici e privati, ma nessuna di queste caselle potenzialmente rosse potrà mai avere il significato di una svolta. Non ci sarà una «remuntada» perché la grande crisi del progressismo (il Pd), del qualunquismo (i Cinquestelle) e dell’eco-pacifismo (Avs) è un elemento profondo dello scenario. I democratici, polverizzati da Donald Trump in America e assediati dalla realtà dei loro errori in Europa, in Italia tentano con il “campo largo” di resuscitare il cadavere dell’Ulivo. È un’alleanza così inattuale che il programma è stato sostituito con il dramma (Gaza) e la proposta rimpiazzata con la protesta (la piazza). Gli esiti sono drammatici: il tema della guerra a Gaza si è trasformato in contagio dell’estremismo pro-Pal, mentre la piazza inneggia alla strage degli ebrei del 7 ottobre, di cui oggi ricorrono i due anni, un memento.

Entrato nel regno dell’ambiguità, il centrosinistra s’accompagna a figure inquietanti (Francesca Albanese che scappa da uno studio tv quando viene nominata Liliana Segre) e segue le orme del melenchonismo francese, in piena deriva islamista. Il risultato è che a Parigi il primo ministro Sébastien Lecornu si è dimesso dopo soli 27 giorni di mandato, il più breve della storia, e la maggioranza dei cittadini chiede le dimissioni del presidente Emmanuel Macron. È la crisi della Quinta Repubblica francese. L’Italia ha trovato tre anni fa la risposta al cambio d’epoca, vince il centrodestra, governa la Meloni.

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