Perché, questo fine settimana si votava in Calabria? Il campo largo ha gravi problemi di salute, non trova medici al capezzale che si prendano la briga di fare una diagnosi. L’agnello sacrificale Pasquale Tridico, più spinto che spontaneamente, ci ha messo la faccia e si è giocato una buona fetta di credibilità personale e di futuro. Solo un anno fa aveva preso quasi 120mila preferenze alle elezioni europee che gli hanno garantito un seggio a Bruxelles. Ieri si è fermato venti punti sotto al rivale, il presidente del centrodestra, Roberto Occhiuto.
Giuseppe Conte, che lo ha portato al patibolo, lo liquida con un messaggio peloso e manipolatorio: «Dobbiamo solo ringraziare Tridico, che si è candidato in emergenza per amore della sua terra, raccogliendo l’invito unanime di varie forze. Sono convinto che questo impegno non sia stato vano, perché Pasquale ha costruito in poco tempo un nuovo percorso politico, con proposte e programmi che ci consentiranno di avere posizioni forti all’opposizione». In realtà, Tridico seguirà l’esempio di Matteo Ricci, lo sconfitto del campo largo della scorsa settimana, e tornerà a Bruxelles a fare l’europarlamentare. Probabile che, risiedendo a Roma, in Calabria lo si rivedrà l’anno prossimo per le ferie estive, sempre che non abbia di meglio dove andare. Il programma e le proposte per l’opposizione quindi dovranno essere portati avanti da qualcun altro.
Quanto al programma poi, Conte ne parli con i colleghi di Alleanza Verdi e Sinistra, che negano esso esista. «L’unità deve andare avanti, ma non è sufficiente per vincere. La sconfitta in Calabria deve farci capire che è necessario iniziare a parlare di punti programmatici», lamenta infatti più onestamente il leader ambientalista Angelo Bonelli, a riprova che lo scrigno delle idee del campo largo è vuoto. D’altronde, come possono Elly Schlein e gli altri leader parlare con Conte di cosa fare per l’Italia se nessuno, nemmeno lui, è sicuro se al dunque sarà della partita con tutti? Il Verde si è tolto un sassolino dalla scarpa: non è vero, come detto dall’ex premier, che Cinque Stelle si è immolato per tutti, Avs rivendicava il candidato per la Regione, ma Giuseppi l’ha pretesa per rimpinguare il pacchetto voti pentastellato. Chissà se la modesta percentuale ottenuta, circa dieci punti sotto le Europee del 2024, lo avrà soddisfatto.
Il fatto che la candidatura del papà del reddito di cittadinanza, nata fiacca - e questa è la sola verità pronunciata ieri da Conte- si sia di giorno in giorno indebolita è apparso evidente nel giorno del comizio finale, a Corigliano Rossano, quando l’agnello Pasquale si è ritrovato solo con Conte, mollato da Schlein, che è apparsa solo in un video, e dalla coppia Fratoianni-Bonelli. Il solo comizio unitario per Tridico, quelli del campo largo lo avevano fatto dieci giorni prima, ma solo perché c’erano le Marche ancora in ballo.
D’altronde, se il campo largo fosse unito, non si capirebbe perché il responsabile dell’organizzazione dem, Igor Taruffi, esulti, rivendicando il 20% del suo partito, unendo alla lista ufficiale il risultato di una civica d’area. Più probabile che a dargli soddisfazione sia la smentita del teorema di Conte, secondo il quale nelle Regioni al campo largo conviene candidare un grillino piuttosto che un dem, perché la base di M5S vota solo i suoi o sta a casa. Gli elettori grillini sono rimasti di bocca buona, viste le liste presentate dal Movimento in Calabria; il guaio è che sono diventati pochi.
Visto che il campo largo non lo sa, e non ha nessuna voglia di chiederselo, tentiamo noi un’analisi delle ragioni della disfatta. Primo: le piazze per Gaza e la questione palestinese possono interessare gli italiani, ma non quando vanno a votare per scegliere il presidente della Regione che deve occuparsi di loro, e non dei gazawi. I marchigiani erano stati chiari ma la coazione a ripetere l’errore è nel dna della sinistra e quindi i compagni hanno ripetuto lo sbaglio anche con i calabresi.
Secondo: c’è il caso che gli elettori si siano sentiti presi in giro da un candidato che, oltre a ricordare fisicamente Cetto La Qualunque, ne ha ripetuto anche il programma politico. Assumerò settemila forestali, avrete il reddito di cittadinanza, non pagherete le strade finché non saranno meglio di quelle giapponesi. I calabresi non hanno gradito di essere trattati solo da bisognosi o postulanti da un candidato che non vive nella loro regione e non si rende conto di quanto essa sia cambiata, rispetto a quando lui la lasciò da bambino, oltre quarant’anni fa. L’immagine che M5S, e per la verità la sinistra tutta, ha del Sud, arretrato e che deve restare tale perché così vota chi lo assiste, non risponde alla realtà e, in ogni caso, non è quella che i meridionali tollerano di farsi raccontare da chi ambisce a rappresentarli.
Terzo: gli artefici del disastro sono due, Conte e Schlein, ma nessuno pagherà il prezzo. Il primo perché il lato buono della medaglia di avere un partito senza gente di livello è il fatto che nessuno potrà mai sfilarglielo. La seconda perché, per quante arie si diano, i dem non hanno nessuno che abbia le capacità, la forza o il coraggio di contrastarla. Il Pd inizierà a logorare la sua leader, per sostituirla solo quando sarà troppo tardi. Quarto: ma è stato così furbo presentare le regionali come l’inizio della marcia trionfale contro il centrodestra per poi trovarsi sotto 2-0 a metà del primo tempo? Se al Nazareno ci fosse ancora qualcuno che ne capisce, forse avrebbe fatto dimettere prima i governatori pugliese e campano per evitare l’effetto Caporetto. Ma parliamo di un partito che fu...