"Dio la perdoni...". Non usa mezze misure Giuliano Amato nel trattare Francesca Albanese: l'ex premier e uomo di sinistra interviene alla Festa dell'Ottimismo organizzata dal Foglio a Palazzo Vecchio a Firenze e demolisce con poche, inequivocabili parole la relatrice speciale alle Nazioni unite per i territori occupati palestinesi, novella paladina dei pro-Pal italiani nonché punto di riferimento per il mondo progressista più appiattito sulle piazze.
"Ho sempre partecipato alla sinistra per Israele, però ritengo che al mondo ebraico nessuno ha fatto più male di Netanyahu. Poi, però, nei partiti arriva questa signora, Francesca Albanese, che dice le cose più infami e continua a circolare. Quando ha avuto il coraggio di dire che Segre non è lucida perché ne è stata parte, Dio la perdoni... Io mi aspetterei che qualcuno dica 'con te non ci parlo più'", stigmatizza Amato sul problema di uno slittamento antisemita a sinistra.
"Il combustibile delle manifestazioni che sono 'per', in questo caso 'per la pace' è essere contro. Ad esempio, io sono per la pace e sono contro chi fa morire" i palestinesi, sottolinea ancora Amato. Di fronte all'accordo di pace, "io mi aspetterei che il giorno che ostaggi verranno rilasciati qualcuno vada a esprimere un po' di gioia", "per dimostrare che il 'per' era vero e non era solo l'alibi del contro". Auspicio più che condivisibile e forse difficile da vedere realizzato.
"L'accordo - prosegue Amato - per il momento ci consente di vedere questi poveretti che ritornano a Gaza e che trovano macerie ma tornare a casa loro, e gli ostaggi vengono restituiti. E' aperta la strada per il dopo, è bene assistere con speranza ma vigili. Ho sempre pensato che i palestinesi sarebbero stati in grado di farsi valere in modo fisiologico e virtuoso se Barghuthi riuscisse ad assumerne la leadership. Perché è lontano da Hamas e ha carisma che altri non hanno, potrebbe portarsi dietro i palestinesi. Il fatto che Israele non lo abbia incluso tra i liberabili mi preoccupa. Mi sembra che stia prevalendo la tesi che lo Stato palestinese non si farà mai. Su questa preclusione la strada del futuro risulta bloccata".