Tutto in gabinetto. Quasi una discarica. Il “nuovo” M5S si sta rapidamente trasformando in qualcosa d’antico, il lusso diventa la nuova bandiera, la frontiera da esplorare. Le deroghe. Via i vecchi slogan tipo uno vale uno. Quanti modelli delle origini hanno infranto? E ora- come novelli Soumahoro - eccoli nel novello campo della vetrina. Viva i resort, viva il gran lusso, viva la bella vita. L’ha presa benissimo il deputato europeo Mario Furore, che non solo spende e spande - e certo non può avere le difficoltà economiche di chi lo vota e che si accontenterebbe di un reddito di cittadinanza qualunque - ma offre bella mostra di sé sui social, beccandosi però la reprimenda dei superiori. Eppure, un tempo era Furore il portaborse, sbarcava il lunario appresso ad una parlamentare - allora li chiamavamo grillini e ora non più - e pian pianino ha fatto la meritata carriera. Tempo addietro ha individuato un posticino libero nelle liste pentastellate alle elezioni europee, si è fatto spazio ed è stato eletto. La fortuna aiuta gli audaci che sanno darsi da fare.
La passione per le borse, ad esempio, ce l’ha da tempo, dice chi lo frequenta da anni. E a Strasburgo non l’ha dismessa. Anche perché da quelle parti le occasioni sono davvero tante, frequentare la mondanità diventa praticamente un obbligo. Ecco perché, una volta eletto all’Europarlamento chi se ne frega di Ursula von der Leyen e molto meglio aggirarsi tra collane, souvenir e borse di gran portata. Fino a ieri lo testimoniava la sua pagina Instagram, una goduria per gli occhi degli amanti del bello, magari con tanta invidia da parte di chi non ha la sua dimestichezza. Tour anche a Parigi, debitamente immortalati e poi pubblicati in una specie di galleria personale da offrire ai suoi follower ammaliati da tanto benessere: «Cene agli eventi di Prada- racconta anche il Secolo d’Italia - selfie con gadget da migliaia di euro firmati del noto marchio di moda e la gita lussuosa tra i palazzi della capitale francese».
Quando comandava Beppe Grillo la parola d’ordine era il rifiuto della casta, del lusso, dell’ostentazione: anche loro precipitano nel mondo al contrario di nuovo conio. Più che francescani, influencer. Non gli hanno tradotto in francese, al povero Furore, la celebre frase “aboliamo la povertà”. Peccato per lui la presenza di Dagospia nell’agone mediatico. Proprio su quel sito sono finite quelle che sono state definite le sue foto più iconiche, con tanto di commenti terribili da parte della compagnia “rinnovata” da Giuseppe Conte. I fischi si sprecano. Da lì alla ritirata spagnola è stato un attimo, a velocità della luce:Sono bastate poche ore - il tempo di qualche clic- per far sparire le foto incriminate da Instagram: stavolta grazie al furore moralista. Non poteva certo, il Furore con la maiuscola, correre il rischio di veder stroncata la propria carriera politica nel nome di un comportamento alla Soumahoro. In questo caso, meglio cancellare ogni traccia del delitto. Magari dopo una dura reprimenda dello staff della comunicazione M5s. «Immaginabile il tono della strigliata nei confronti del giovane europarlamentare dem», spara proprio il Secolo. «Come lo difendiamo il reddito di cittadinanza se i nostri vanno in giro come testimonial di Vogue? Il grillino veste Prada, ma è meglio che non si sappia in giro».