Questa ipotesi lanciata da Matteo Renzi di Giorgia Meloni al Quirinale sta diventando a sinistra un vero spauracchio. Una sorta di pettegolezzo estivo (smentito dall’interessata che ha replicato di non essere malata di poltronite) è entrato a pieno titolo nel dibattito pubblico. Ora, mentre Matteo Renzi ha usato l’argomento Quirinale per fare pressing sul “campo largo” affinché dia più importanza al centro, c’è chi brandisce la prospettiva come una deadeline apocalittica.
Un orizzonte addirittura orrorifico per Massimo Giannini che rispondendo a una lettrice sul Venerdì azzarda una mossa avventata: «Io faccio il tifo per il tris di Mattarella». Si entusiasma talmente all’idea che fissa in anticipo, al 2027, la scadenza del mandato del presidente della Repubblica, che invece sarà nel 2029. Ma Giannini «vuole sfidare l’anagrafe perché una nipotina di Almirante al Quirinale non so se la potrei reggere». Ora, l’azzardo si presta a varie interpretazioni. Di sicuro è un modo maldestro di tirare per la giacca il presidente Mattarella, che forse non avrà gradito di essere ridotto alla funzione di colui che è in grado di rassicurare gli incubi progressisti. Ma leggiamo cosa scrive Giannini nella risposta alla lettera della signora Maria, preoccupata che i suoi nipoti crescano in un «mondo alla rovescia» per cui prova schifo.
«Nella Storia italiana, e nel nostro ordinamento costituzionale, il Capo dello Stato è una figura chiave. Non solo garante dell’unità nazionale, ma anche “magistrato d’influenza” e custode della democrazia. Nelle crisi, i presidenti hanno davvero salvato la Repubblica. Da Einaudi a Scalfaro, da Ciampi a Napolitano: hanno retto gli urti del dopoguerra, del berlusconismo, del populismo. All'inizio Sergio Mattarella era soprannominato la “mummia sicula”: è stato l'opposto. Oggi è l'unica luce nel buio. Nel tempo delle destre trumpiste e sovraniste, incarna i valori di libertà e uguaglianza, difende i diritti dei più deboli, protegge le istituzioni nate dalla Resistenza».
Niente da fare dunque: l’argomento retorico principale che la sinistra non può fare a meno di usare è sempre il solito, il pericolo per la democrazia costituito dalle destre al potere. Che ciò sia avvenuto attraverso i meccanismi sanciti dalla Costituzione di cui il presidente della Repubblica è garante a Giannini interessa poco o nulla. Anzi arriva a forzare al limite del concepibile la Costituzione stessa immaginando un terzo mandato di Sergio Mattarella, il salvatore della Repubblica nata dall’antifascismo che sarebbe minacciata. Ma da chi? Si obietterà che la destra ha proposto riforme costituzionali che alla sinistra non piacciono ma che certo risulterebbero meno dirompenti della trasformazione del mandato quirinalizio in una sorta di monarchia come Giannini propone. E così alla fine conclude la sua risposta: «A volte - scrive parlando di Mattarella - lo vorrei più severo, magari nel rinviare alle Camere leggi incostituzionali come il decreto sicurezza.
Ma va bene così. Avrà la bellezza di 86 anni, quando nella primavera del 2027 scadrà il suo secondo mandato (ne avrà 88 invece ndr). Eppure, sfidando l’anagrafe, io tifo per il terzo. Una nipotina di Almirante al Quirinale: non so se la potrei reggere». Non rinuncia neanche a scagliare una frecciatina all’indirizzo del presidente, che non avrebbe avuto la severità necessaria sul decreto sicurezza anche se tutti sappiamo che il Quirinale ha chiesto e ottenuto modifiche in vari punti prima di firmare la dibattuta legge. La verità è allora un’altra: e cioè che la sinistra vorrebbe ritagliare sul Capo dello Stato l’abito stretto e scomodo di un oppositore politico, di un paladino della sinistra contro Giorgia Meloni e il suo governo. Un ruolo da capofazione che Mattarella ha sempre evitato spiegando di essere arbitro super partes che non può e non deve entrare a far parte della contesa politica come la sinistra continua a sperare, persino di qui al 2029.