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Gianfranco Fini verso Atreju: "Da destra, senza vergogna"

giovedì 4 dicembre 2025

2' di lettura

"Di fronte a lacerazioni profonde, il tempo è sempre galantuomo". Gianfranco Fini, ultimo leader del Movimento Sociale, fondatore di Alleanza nazionale e poi numero 2 del Pdl prima di strappare dolorosamente con Silvio Berlusconi, torna ad Atreju da ormai padre nobile della destra. E, spiega intervistato da Alessandro De Angelis su La Stampa, "per certi aspetti mi commuove", perché l'invito "arriva da parte di giovani che nel '93 non erano nemmeno nati. Vogliono capire il passato, le radici, invece di reciderle. C'è una continuità, in una comunità che si percepisce tale".

Da tempo la sinistra, nel tentativo di mettere in difficoltà Giorgia Meloni, ha imbastito la polemica sulla Fiamma nel simbolo di FdI, chiedendo a più riprese alla premier di toglierla. "No - mette subito in chiaro l'ex presidente della Camera -, è un problema che non interessa nessuno tranne chi guarda al passato con lenti del tutto deformanti". "Non sarebbe il completamento di Fiuggi?", lo incalza malizioso De Angelis. "Fiuggi ha già dato i frutti che doveva dare - taglia corto Fini -. Ha reso possibile la costruzione della destra di governo: si può governare da destra, senza vergognarsi di essere di destra". L'approdo di Meloni a Palazzo Chigi, peraltro, sottolinea con orgoglio, "è stato possibile proprio perché allora ponemmo a noi stessi la sfida di costruire la classe dirigente del domani".

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La traiettoria della destra italiana va in ogni caso inserita in un contesto internazionale in pieno tumulto. "Il vecchio ordine mondiale si è rotto e siamo in una fase in cui Russia, Cina e Stati Uniti sperano in un nuovo ordine mondiale sostanzialmente tripolare", riflette Fini lanciando poi un monito ai suoi "eredi" politici.

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"Chi si dice 'patriota' e ha a cuore l'autentico interesse dell'Italia non può non comprendere che si può tutelare solo rafforzando l'Europa". Una Europa "sfidata" che si trova tra l'incudine e il martello: "Da un lato Putin ha un disegno neo-imperiale. Dall'altro Trump la vede non come un soggetto politico ma come un potenziale mercato dentro cui muoversi con una logica on-to-one coi singoli Paesi. La vera grande questione che si pone in questa epoca è un sovranismo di tipo europeo". 

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