Succede che il Domani, quotidiano fondato coi danari di Carlo De Benedetti e diretto da Emiliano Fittipaldi, fa uno scoop che al confronto il premio Pulitzer è buono per spicciarci casa. Tenetevi forte: Matteo Salvini ha comprato una villa con la sua compagna Francesca Verdini. A Roma. Alla Camilluccia. 674 metri quadrati. Che scandalo! I segugi di Fittipaldi scoprono poi un’altra cosa imperdonabile: per fare il rogito il Salvini malandrino che ha fatto? È andato da un notaio che è stato candidato alle Politiche con la Lega e che poi la stessa Lega ha messo a capo di una società partecipata dal Ministero dell’Economia. Tradotto: per fare un atto il leader della Lega si è rivolto a un notaio suo amico. Una fattispecie che - almeno fino a quando la sinistra non tornerà ancora al potere - per le nostre leggi non configura alcun reato. Salvini, letto lo scoop, si fa una risata e al quotidiano risponde con la più potente delle notizie: la verità. «Quella casa l’ho comprata su immobiliare.it e sono stato così fesso che l’ho comprata al prezzo indicato, senza chiedere un euro di sconto». Come la paga? «Come tutti - replica con pazienza -, con un mutuo trentennale». Ci son le carte.
Caso chiuso? Ma per piacere! Quando uno ha il fiuto della notizia, mica si ferma davanti alla prima risposta. E allora ecco spuntare la madre di tutte le prove: ma com’è che in una zona di Roma dove, in media, le case costano 3.800 euro al metro quadro il ministro l’ha trovata a duemila? Scandalo! O anche no, visto che il prezzo era visibile sul portale di immobiliare.it. Come c’è arrivato Salvini, a fare l’affare, ci poteva arrivare anche qualcun altro. Nessuna trattativa privata, nessun “favore” o “contro-favore”. Tutto fatto alla luce del sole. Ci riproviamo. Caso chiuso? Ma nemmeno per sogno. E che diamine, se uno è un segugio del giornalismo e non si ferma alla prima risposta, figuriamoci se la fa alla seconda. Indaga. E scopre che le venditrici sono le sorelle Acampora, figlie di Giovanni, che era amico di Cesare Previti. Segue casellario penale dei due e un “utilissimo” richiamo al fatto che Previti sia stato fondatore con Berlusconi di Forza Italia. Tutte cose che, è facilmente intuibile, nulla centrano con la compravendita della casa, ma che servono a insinuare dubbi. A dire che, insomma, Salvini mio, ma proprio il villone ti dovevi comperare? Proprio tu che, riportiamo fedelmente dal quotidiano di Fittipaldi, eri il «politico tra la gente, diviso tra sagre e feste paesane, che rivendicava di vivere in un bilocale a Milano, che militava nel partito del “Roma ladrona”». Insomma, concludono al quotidiano, questo è un classico «intreccio da Prima Repubblica».
Ricapitolando lo scoop del Domani: Salvini ha comprato una casa; l’ha pagata al prezzo che era indicato al pubblico su un sito noto ai più; se l’è fatta rogitare da un notaio che, tenetevi forte, è suo amico, è iscritto alla Lega e ha incarichi professionali datigli dalla politica. Cosa manca vi chiederete voi? Risposta: un qualsivoglia interesse per questa storia. Sulla polemica del Domani ovviamente ci è saltato a piè pari il Partito democratico, che se c’è da cavalcare una battaglia persa non si tira indietro mai. E lo ha fatto mica con una dichiarazione. No, no. I deputati Andrea Casu e Anthony Barbagallo hanno addirittura vergato un’interrogazione parlamentare che, per quanto complicato, è anche più surreale dell’inchiesta giornalistica. Non potendo accusare Salvini di alcunché, i due gli spiegano che, insomma, visto che c’è un’emergenza casa, lui ha fatto male a comperarla. Scrivono: «Si chiede di sapere se non appare del tutto incoerente l’azione del ministro e del governo, rispetto al tema casa e se non si evidenzi un enorme conflitto d’interessi».
Che sarebbe un po’ come chiedere a Casu e Barbagallo: visto che voi vi battete per il salario minimo a 9 euro l’ora, non vi sembra del tutto incoerente incassare il “salario” da parlamentari? Sul conflitto d’interessi, invece, vien quasi da dargli ragione perché scherziamo - è noto che quando al governo c’è il Pd gli incarichi nelle partecipate vengono affidati a perfetti sconosciuti, che assolutamente non devono avere la tessera dell’ex partitone rosso. Come no! Chiudendo con lo scoop giornalistico, va detto che Fittipaldi non è nuovo a notizione di questa portata. Il mese scorso per La7 fece la stessa operazione con la villa di Giorgia Meloni. Il premier venne accusato di aver fatto accatastare la casa in maniera furbetta, per pagare meno tasse. Anche qui fiumi d’inchiostro, insinuazioni, interpellanze parlamentari (questa volta dei Cinquestelle). Fino all’intervento del catasto che, dati alla mano, ha smentito l’inchiesta di Fittipaldi. Con Salvini è bastato- sia detto con rispetto - immobiliare.it. Per questo da umili cronisti vien da farci una sola domanda. Ma con esclusive del genere perché mai qualcuno ha avuto la pensata di spiare il telefono di Fittipaldi? Capire questo, sì, che sarebbe il vero scoop.