Inarrivabile

Maria De Filippi, Mediaset vince grazie a lei: quanto fa incassare

Francesco Specchia

Unapulzella -non d’Orleans ma dell’Oltrepò pavese - in armatura, l’unica templare della tv commerciale, resistente nel fortino di Cologno sotto assedio. Ecco. Immaginatela così la Maria De Filippi che salva i palinsesti: lo scudo con stemma del Biscione, la mentina perennemente succhiata in bocca che ne esalta l’erre moscia, la voce arrochita da sigarette mai fumate. L’auditel che l’innalza al regno dei cieli. Altro che «Maria la sanguinaria», come la chiama Dagospia. Nel periodo in cui la rivoluzione spazza-trash di Piersilvio Berlusconi tenta faticosamente di cambiare le abitudini al pubblico di Mediaset; nei giorni in cui il Grande Fratello si sbriciola e L’isola dei famosi affonda prima di cominciare; al tempo in cui Ilary Blasi e le altre vestali del nulla vengono trattate dalla ) dirigenza come colf senza permesso di soggiorno; be’, ecco, per Maria, un riverbero misticheggiante.

La conduttrice, autrice, editrice torna davvero ad essere la Giovanna d’Arco che ogni editore tv vorrebbe avere (e senza la seccatura del rogo purificatore). Al di là dei tecnicismi, i dati d’ascolto non ingannano: ogni programma della De Filippi, in questo esordio di stagione, sta producendo nell’establishment colognese impennate ormonali. Uomini e Donne, lo storico dating show del pomeriggio dell’ammiraglia Mediaset veleggia tra il 25 e il 28% di share, raggiungendo quotidianamente oltre 2.5 milioni di spettatori; ed è quasi straziante il paragone con La volta buona di Caterina Balivo, più che doppiata. Sabato scorso è poi tornato in onda Tu Si Que Vales, l’evoluzione darwiniana della Corrida, il cui share è salito a quota 31% e oltre 4 milioni di utenti; mentre il concorrente Amadeus, con Arena Suzuki è stato schiantato, raggranellando il 16.3%.



 

IL CARDINE
Il giorno successivo è stata la volta di Amici 23 che s’è scontrato con la Domenica In di Mara Venie; e pure qui Maria ha coinvolto 3 milioni di persone (25.6%), oltre un milione di utenti in più rispetto a Raiuno. Giancarlo Scheri, l’affabile direttore di Canale 5, aveva le lacrime agli occhi: ha definito la Maria con la sua casa di produzione Fascino il «cardine dell’Ammiraglia». Ora, la tv si evolve, scivola sulle piattaforme, perde la sua linearità. Tutto il mondo attorno alla Mary cambia, ma gli ascolti le restano avvinghiati come l’edera. Qual è il segreto della sua televisione invincibile? Io la analizzo da una ventina d’anni, ma non ho la più pallida idea. Appena tenti di inquadrarla, la De Filippi ti sfugge. E con lei saettano i suoi format.
Osservi la temibile spremitura d’affetti di Uomini e donne; epperò scopri che la studiano in America e che Tina Cipollari piace pura a tua madre. Pensi a Tu Si Que Vales come a una copia sbiadita di X Factor; ma poi realizzi che i tuoi figli, quel programma, lo inghiottono in pillole su Youtube.

Credi che Amici, ogni anno, abbia esaurito il suo ciclo da quando, vent’anni fa, si faceva chiamare Saranno famosi. Ma t’accorgi subito che, cambiando regole meccanismi di gara, esami di sbarramento e ospiti, Amici resta la fiamma eterna della Regina Loana per l’immaginario di tre generazioni. Non solo. Fornisce pure star allo spettacolo, a getto continuo. E viene usato anche come arma tattica: nel 2009, dopo la conclusione di Amici 8, Maria rimase in onda per altri sette sabati con i casting della nona edizione; e così facendo, diabolicamente, stroncò nella culla Italian Academy 2, neonato talent di Raidue. Amici sta al Grande Fratello come il Dottor Jeckill a Mister Hyde.



 

E il suo demiurgo, la Maria, è sempre lì, in piedi a tagliare teste avversarie,a invocare nuovi ascolti. Sotto il filo della sua spada è passata pure la politique politicienne. Per dire: sono trascorsi dieci anni esatti dal punto di svolta della scalata della politica al pop, cioè dall’ospitata di Renzi vestito da Fonzie (molto boomer prima che i boomer non sapessero di vecchio) nel serale di Amici. E sono trascorsi dodici anni da quando a C’è posta per te Fassino piangeva davanti alla propria tata emersa dalle nebbie dell’infanzia. E sono trascorsi tredici anni da quando Emma intraprese, sotto la benedizione di Maria, la sua strada da icona della sinistra; «nel momento in cui Emma diventa la madrina della Sea Watch», canta a Eboli, invoca i «porti aperti sul palco», scriveva Il Foglio.

NUMI TUTELARI
La politica entra nel suo mondo chiedendo premesso, ma la Mary, nel suo straordinario equilibrismo di imprenditrice e talent scout, non si è mai capito per chi diavolo voti. Anche il suo background culturale è difficilmente focalizzato. Tu dai per scontato che la Maria abbia sfogliato gli Apocalittici e integrati di Eco, studiato gl’immaginari plasmati di Debord e la cultura di massa di Dwight Macdonald che mescola alto e basso («Nel Masscult il trucco è scoperto: piacere al pubblico con ogni mezzo. Il Midcult, invece, attira il pubblico in due modi diversi: da un lato finge di rispettare i canoni della Cultura Alta, dall’altro, a conti fatti, li annacqua e li volgarizza»...). Poi, però, ne analizzi le gesta, puntata per puntata, e scopri che il nume tutelare della sua poetica resta Maurizio Costanzo: fiuto pop, immensa capacità di scalettare il tuo immaginario sullo spartito degli spot commerciali, rispetto ed empatia con i tuoi pubblici, pur sembrando la persona meno empatica del mondo. Giovanna d’Arco, senza la seccatura del rogo, per l’appunto...