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Sordità, un problema per 7 milioni di italiani

Intervista con il dottor Diego Di Lisi (nella foto), responsabile del Centro di Audiologia ed Impianti Cocleari Ospedale Martini di Torino, sull’importanza dei controlli per evitare danni neurologici irreversibili per l’udito
di Maria Rita Montebelli domenica 3 marzo 2019

Diego Di Lisi

4' di lettura

In occasione del World Hearing Day - Giornata Mondiale dell’Udito – che si celebra oggi, domenica 3 marzo 2019, MED-EL presenta uno studio internazionale che evidenzia come, nel mondo e in Italia, ci sia ancora molto lavoro da fare per sensibilizzare sull’importanza di effettuare controlli dell’udito regolari, sin dai primi anni di età, elemento imprescindibile per trattare in modo tempestivo e adeguato le diverse forme di sordità. La Giornata Mondiale dell’Udito, voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) vuole creare consapevolezza e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle disabilità uditive. L’appello di quest’anno è 'Check your hearing' (Controlla il tuo udito) e si prefigge l’obiettivo di porre l’attenzione sulla diagnosi. Per questo, sottolinea Diego Di Lisi, responsabile Centro di Audiologia ed Impianti Cocleari Ospedale Martini di Torino, “Giornate come questa sono importanti per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche derivanti da disabilità uditive e sulle soluzioni che oggi sono a disposizione. Questa ricerca ci conferma che c’è ancora molto da fare per far capire l’importanza della diagnosi precoce. Riuscire a rilevare tempestivamente e con una valutazione puntuale eventuali problemi di udito ad uno stadio iniziale è fondamentale e consente di trovare la giusta soluzione, che meglio risponde alle problematiche del singolo paziente”. Quali sono i primi campanelli di allarme che indicano la presenza di un problema uditivo? Generalmente, salvo rari casi di perdita improvvisa, i disturbi dell’udito compaiono gradatamente nel corso degli anni, a volte più rapidamente a volte meno, ma sempre in modo progressivo. Questo fa sì che in un primo tempo il cervello riesca a compensare l’ipoacusia adattandosi anch’esso in modo progressivo al deficit mediante meccanismi di compenso centrale che sviluppano l’attenzione uditiva e l’osservazione dell’interlocutore. Le prime difficoltà oggettive di cui il paziente ipoacusico comincia ad accorgersi compaiono di solito quando l’ambiente è più rumoroso o nella conversazione con interlocutori multipli oppure in ambienti aperti o riverberanti. La sensazione è quella di sentire ma di non capire, di perdersi alcuni elementi della frase o di perdere il senso del discorso. Se il deficit uditivo si aggrava e non viene corretto tali difficoltà si manifestano anche in ambienti meno difficili. In taluni casi l’ipoacusia può essere accompagnata da acufeni, ossia dalla sensazione di udire un suono nell’orecchio che maschera e confonde la percezione della parola In occasione della Giornata Mondiale dell’udito di quest’anno si vuole sottolineare l’importanza dei controlli: perché sono così importanti? Bisogna considerare che l’udito è una funzione neurologica della quale l’orecchio rappresenta il sensore che converte l’energia meccanica del suono in energia elettrica, che è quella che le cellule nervose utilizzano per comunicare tra di loro e che permette lo sviluppo delle cosiddette reti o connessioni neurali (connettoma). Significa quindi che una cattiva funzione del sensore si ripercuote su tutta la via acustica generando un danno neurologico irreversibile: tutti sappiamo che i neuroni non hanno la facoltà di rigenerarsi. A lungo andare la perdita dell’udito, se non adeguatamente corretta, finisce per coinvolgere anche gli atteggiamenti comunicativi e caratteriali dell’individuo che tende ad isolarsi. Tale aspetto è assolutamente deleterio per la persona anziana, che tra l’altro, come tutti sappiamo, è più frequentemente interessata dalla sordità, perché questo isolamento può condurre ad un più rapido decadimento cognitivo ed addirittura favorire quadri di pre-demenza. Per tale motivo qualunque difetto di udito va correttamente identificato mediante i necessari controlli e corretto per evitare danni progressivi a medio e lungo termine. Questo significa che la compensazione del deficit mediante gli opportuni ausili acustici ha, oltre lo scopo di migliorare l’ascolto, anche quello di prevenire danni da deprivazione al sistema nervoso centrale Com’è la situazione nel nostro paese? Quanto c’è ancora da fare in Italia per sensibilizzare su questo tema? Nonostante la sordità interessi in Italia oltre 7 milioni di persone le cose da fare per sensibilizzare la popolazione su questo tema sono ancora molte. Si considera generalmente che la sordità sia un problema delle persone anziane quando invece la malattia può interessare già alla nascita circa un neonato ogni mille e la socio-tecnoacusia è una patologia in incremento tra i più giovani. Il mondo oggi è molto più rumoroso rispetto al passato ed i nostri orecchi sono quotidianamente bombardati da un continuum di suoni e di rumori. I nostri giovani spesso camminano per le città ben dotati di cuffie e cuffiette per ascoltare la musica preferita ad un volume inconsapevolmente alto per sovrastare il rumore del traffico non rendendosi conto che questa continua sovra sollecitazione delle cellule acustiche può crearea lungo andare danni irreversibili. La maggior parte delle aziende che producono dispositivi per riprodurre la musica li dota di un sistema di controllo del volume che evidenzia in rosso il superamento del limite: ma quanti giovani sono attenti a questo particolare? Occorre avviare campagne di informazione soprattutto tra i giovani perché le previsioni attese sono quelle che nel 2050 circa 1 miliardo di persone nel mondo saranno affette da diversi gradi di sordità la cui causa più frequente sarà l’esposizione cronica ai rumori di questa nostra assordante società. (PIERLUIGI MONTEBELLI)

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