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Il satralizumab di Rochenella neuromielite ottica

Lo studio registrativo di fase III SAkuraStar presentato all’ECTRIMS 2019 dimostra una riduzione del 55 per cento del rischio di recidiva nei pazienti trattati con satralizumab in monoterapia rispetto al placebo
di Maria Rita Montebelli domenica 22 settembre 2019

4' di lettura

Presentati al 35th Congress of the European Committee for the Treatment and Research in Multiple Sclerosis (Ectrims 2019) appena concluso a Stoccolma, in Svezia, i risultati dello studio registrativo di fase III di satralizumab somministrato in monoterapia nei disturbi dello spettro della neuromielite ottica (NMOSD), una malattia rara e debilitante del sistema nervoso centrale che dimostrano come satralizumab somministrato in monoterapia ha ottenuto una riduzione del 55 per cento del rischio di recidiva rispetto al placebo nella popolazione generale con NMOSD. Nell’ampio sottogruppo di persone sieropositive per gli anticorpi AQP4-IgG (~67 per cento), che tendono ad avere un decorso più severo, l'effetto è stato maggiore, con una riduzione del 74 per cento del rischio di recidive. “I risultati positivi del programma di studi registrativi di fase III di satralizumab, prima come terapia di combinazione alla terapia immunosoppressiva basale e ora in monoterapia, sono entusiasmanti e dimostrano efficacia in una popolazione eterogenea di persone con NMOSD, che riflette ciò che vediamo ogni giorno nella pratica clinica. Satralizumab agisce bloccando il recettore IL-6, offrendo un potenziale nuovo approccio di trattamento – afferma il professor Jeffery Bennett, responsabile del Dipartimento di Neurologia ed Oftalmologia dell’Università del Colorado – Servono con urgenza opzioni terapeutiche approvate che dimostrino un profilo di sicurezza ed efficacia favorevole in studi clinici controllati. Nelle persone con NMOSD anche una sola recidiva può portare alla cecità e a disfunzioni motorie debilitanti". Nella popolazione generale, il 76,1 per cento delle persone trattate con satralizumab, era libera da recidive a 48 settimane ed il 72,1 per cento era libera da recidive a 96 settimane, contro, rispettivamente, il 61,9 e il 51,2 per cento del gruppo trattato con placebo. Nel sottogruppo di pazienti sieropositivo per gli anticorpi AQP4, i dati hanno dimostrato che l'82,9 per cento delle persone trattate con satralizumab era libero da recidive a 48 settimane e il 76,5 per cento era libero da recidive a 96 settimane, contro, rispettivamente, il 55,4 e il 41,1 per cento nel gruppo trattato con placebo. La NMOSD è solitamente associata alla presenza di autoanticorpi (AQP4-IgG) che colpiscono e danneggiano uno specifico tipo di cellula, chiamato astrocita, con conseguenti lesioni infiammatorie di uno o entrambi i nervi ottici, del midollo spinale e del cervello. Attraverso l'uso di un test diagnostico per la ricerca di un biomarcatore, la maggior parte delle persone con NMOSD è stata identificata come sieropositiva per AQP4-IgG; tuttavia, un terzo delle persone con NMOSD è sieronegativo per la presenza degli AQP4-IgG. Questa condizione spesso è erroneamente diagnosticata come sclerosi multipla. Satralizumab inibisce la via di segnalazione dell’IL-6, che si ritiene abbia un ruolo chiave nel processo infiammatorio che si presenta nelle persone con NMOSD, con conseguenti danno e disabilità. Le persone con NMOSD presentano recidive gravi e imprevedibili che provocano direttamente danni neurologici cumulativi permanenti. “Nonostante sia stata descritta 125 anni fa, la biologia che sottende la NMOSD è stata compresa a fondo solo recentemente. I risultati positivi degli studi registrativi SAkuraStar e SAkuraSky avvalorano l'ipotesi secondo cui l’IL-6 avrebbe un ruolo chiave in questa patologia devastante, in grado di minare in maniera importante l’indipendenza della persona – afferma Sandra Horning, MD, Roche’s Chief Medical Officer e Head of Global Product Development – Siamo incoraggiati da questi risultati e ci auguriamo di collaborare presto con le Autorità Regolatorie per portare satralizumab il prima possibile alle persone che convivono con NMOSD". In generale, la percentuale di persone con eventi avversi gravi e infezioni gravi è simile tra i gruppi di trattamento nei rispettivi studi: satralizumab in monoterapia e placebo nello studio SAkuraStar e satralizumab in combinazione alla terapia immunosoppressiva basale e placebo in combinazione aggiunto alla terapia basale nello studio SAkuraSky rispettivamente. Nelle persone trattate con satralizumab è stato osservato un numero inferiore di infezioni (comprese le infezioni gravi) rispetto al gruppo trattato con placebo. In entrambi gli studi, la maggior parte degli eventi avversi sono stati da lievi a moderati, e gli eventi avversi più comuni nel gruppo di trattamento con satralizumab sono stati le infezioni delle vie urinarie e delle vie respiratorie superiori nello studio SAkuraStar e le infezioni delle vie respiratorie superiori, la rinofaringite (raffreddore comune) e la cefalea nello studio SAkuraSky. Le analisi sulla sicurezza continuano nell'estensione in aperto di SAkuraStar e SAkuraSky. I dati disponibili di due studi clinici controllati randomizzati di fase III indicano che satralizumab può essere un’opzione efficace per un’ampia popolazione di persone con NMOSD, sia come monoterapia che in terapia di combinazione con la terapia immunosoppressiva di base. Satralizumab viene somministrato ogni quattro settimane con iniezioni sottocutanee. Lo studio SAkuraStar ha coinvolto 95 persone con NMOSD di età compresa tra 20-70 anni, mentre SAkuraSky ha coinvolto 83 persone, tra cui adolescenti, di età compresa tra 13-73 anni. Questi studi rappresentano uno dei programmi di studi clinici più vasti condotti per questa patologia rara. (FABRIZIA MASELLI)

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