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Diagnosticare il Parkinson:“Attenzione a come dormi”

Individuare questa patologia precocemente – prima cioè della comparsa dei sintomi motori – è determinante per l’efficacia delle terapie e il controllo dei sintomi. Ecco quali sono i segnali a cui prestare attenzione
di Maria Rita Montebelli domenica 9 dicembre 2018

2' di lettura

Sono oltre 300 mila solo in Italia le persone affette dalla malattia di Parkinson, un disturbo neurodegenerativo che colpisce oggi 5 milioni di persone nel mondo. Si stima che i numeri siano destinati ad aumentare nel nostro Paese e che nei prossimi 15 anni saranno 6 mila i nuovi casi ogni anno, di cui la metà colpiti in età lavorativa, poiché in media questa patologia si manifesta intorno ai 60 anni di età. La diagnosi precoce è importante per intervenire tempestivamente con una terapia mirata, poiché nel Parkinson il fattore tempo risulta strategico: basti pensare che già al momento dell’esordio dei primi disturbi motori tipici della malattia, come lentezza dei movimenti e tremore di riposo, la malattia di Parkinson è in una fase troppo avanzata per poter essere bloccata, poiché, in questo stadio, almeno il 60 per cento delle cellule dopaminergiche del cervello sono già morte. “Iniziare il trattamento sintomatico o neuro-protettivo in una fase precoce di malattia o meglio ancora nella fase pre-motoria – dichiara il professor Roberto Eleopra, vicepresidente della Società italiana di neurologia (Sin) e direttore unità operativa complessa dineurologia dell’Istituto neurologico C. Besta – permette di controllare bene i sintomi e rallentare l’evoluzione della malattia. In queste fasi, infatti, i farmaci dopaminergici o i farmaci neuroprotettivi potrebbero davvero modificare il decorso della malattia”. I segnali d’allarme. Per diagnosticare la malattia di Parkinson nella fase pre-motoria bisogna prestare attenzione a sintomi non specifici, la cui presenza aiuta ad identificare i soggetti a rischio di sviluppare la malattia. I sintomi pre-motori più importanti sono il deficit olfattivo (ipo o anosmia), la depressione, dolori nelle grandi articolazioni, l’ipotensione ortostatica e, soprattutto, il disturbo comportamentale in sonno Rem (Rapid eye movement behavioural disorder, Rbd), caratterizzato da comportamenti anche violenti durante il sonno, quali urlare, scalciare, tirare pugni. L’Rbd rappresenta, al momento,il marcatore predittivo più importante della malattia di Parkinson: circa il 60 per cento dei pazienti con disturbo comportamentale in sonno Rem, infatti, sviluppa la malattia di Parkinson entro 10-12 anni. (MATILDE SCUDERI)

tag
MALATTIA DI PARKINSON
DISTURBO COMPORTAMENTALE IN SONNO REM
RAPID EYE MOVEMENT BEHAVIOURAL DISORDER
RBD
DISTURBO NEURODEGENERATIVO
CELLULE DOPAMINERGICHE
ROBERTO ELEOPRA
MATILDE SCUDERI
SOCIETÀ ITALIANA DI NEUROLOGIA (SIN)

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