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Ticagrelor protegge il cuore di chi ha già subito un infarto

Unito all’aspirina a basso dosaggio, il farmaco sviluppato da Astrazeneca riduce del 36 per cento il rischio di morte per attacco cardiaco nei pazienti con coronaropatia multivasale (Mvd)
di Maria Rita Montebelli domenica 18 febbraio 2018

3' di lettura

Nuovi dati emergono dallo studio di fase III Pegasus-timi 54 volto ad indagare l’antiaggregante piastrinico ticagrelor: Astrazeneca ha infatti annunciato che una sotto-analisi del suddetto studio ha dimostrato come il farmaco in combinazione con aspirina a basso dosaggio riduca del 19 per cento il rischio di eventi cardiovascolari, morte cardiovascolare, infarto del miocardio, o infarto e del 36 per cento il rischio di morte per attacco cardiaco nei pazienti che hanno avuto un attacco cardiaco e la stenosi in due o più vasi coronarici, una condizione nota come coronaropatia multivasale (Mvd). La Mvd si definisce come la presenza di un restringimento di più del 50 per cento di due o più vasi coronarici durante il primo attacco cardiaco. I risultati suggeriscono che i pazienti che hanno avuto un attacco cardiaco e che soffrono di coronaropatia multivasale, ovvero il 59,4 per cento dei pazienti che hanno partecipato allo studio, possono trarre beneficio da questo trattamento preventivo antiaggregante oltre al periodo iniziale di 12 mesi post evento. La sotto-analisi mette in evidenza il rischio aumentato di eventi cardiaci nei pazienti con Mvd che hanno già avuto un attacco cardiaco. I dati si aggiungono a quelli dello studio Preclude, un’analisi sui dati del registro Swedeheart, che mostrano come nei pazienti con cardiopatia coronarica ad uno o più vasi sanguigni, il rischio di un ulteriore attacco cardiaco rimane alto a causa dell’occlusione delle arterie che non erano state sottoposte a stent durante il primo attacco cardiaco. Questi risultati dimostrano l’importanza di un trattamento preventivo secondario per ridurre il rischio di ulteriori attacchi cardiaci a causa delle arterie occluse che non erano state sottoposte a stent. “È noto che un numero elevato di pazienti che sono stati sottoposti con successo a un’angioplastica coronarica a seguito di attacco cardiaco hanno avuto altri episodi - ha dichiarato il professor Leonardo Bolognese, direttore del dipartimento cardiovascolare e neurologico dell’azienda sanitaria Toscana Sud-Est - l’analisi dello studio Preclude è importante perché dimostra che il rischio è causato da occlusioni coronariche che non sono state trattate durante l’angioplastica e non sono state sottoposte ad impianto di stent. I risultati dimostrano quindi che lo stent da solo non è sufficiente e che è necessario un trattamento di prevenzione secondaria per ridurre il rischio che si ripetano gli attacchi cardiaci”.Il ruolo del trattamento antiaggregante nella riduzione del rischio di eventi coronarici nei pazienti ad alto rischio è già noto. La nuova analisi dello studio Pegasus suggerisce che il trattamento con ticagrelor ha il potenziale di ridurre significativamente il rischio di eventi nei pazienti ad alto rischio come quelli con Mvd.  “Questi risultati mostrano che ticagrelor rappresenta una protezione per i pazienti con coronaropatia multivasale sopravvissuti a un attacco cardiaco e che hanno un elevato rischio di morte per arresto cardiaco – ha spiegato Enrica Bucchioni, vice president medical di Astrazeneca Italia - questi dati si aggiungono a quelli delle recenti analisi dello studio Pegasus-timi 54 che sottolineano il ruolo principale di ticagrelor nella riduzione dei eventi cardiovascolari a lungo termine nei pazienti ad alto rischio”. (MATILDE SCUDERI)

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