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Il Mit di Boston studia un programma per parlare coi defunti

di Lucia Esposito domenica 8 febbraio 2015

2' di lettura

“Chissà cosa mi direbbe adesso?”, “Come vorrei che fosse ancora qui”. Molto presto parlare con una persona cara che ci ha lasciato, continuare a sentire la sua voce come se fosse presente, mantenere vivo quel dialogo che la morte ha stroncato improvvisamente o dopo una lunga malattia, non sarà più solo un desiderio. Insomma, l’impossibile può diventare possibile. Superare il silenzio e il vuoto enorme di una morte con una presenza virtuale ma concreta. E’ questa la sfida del Mit di Boston (Mit Entrepreneurship Development Program) con la start up Eterni.me che, come spiega “La Lettura”, supplemento culturale de Il Corriere della Sera ha lo scopo ambiziosissimo di aggirare la morte. Come funziona - Tutto parte, ed è possibile, grazie alla raccolta di foto, esperienze,m messaggi di una persona scomparsa e metterla a disposizione dei parenti. Ma guai a pensare – avverte la Lettura – che si tratti di un “altarino post mortem” perché Eterni.me, vuole ricostruire un’identità virtuale “un simulacro del fu utente” . Marius Ursache è il Ceo e cofondatore dell’azienda che La Lettura ha intervista per capire i dettagli del progetto che permetterà di comunicare per via scritta con i propri cari scomparsi. Il cofondatore spiega che la difficoltà maggiore consiste nella raccolta enorme di dati –testi, messaggi, informazioni su preferenze e abitudini – da aggiornare e analizzare nel corso del tempo. Tutte queste informazioni permetteranno di concoscere il defunto e “riprodurlo” virtualmente. Il tempo - Come funziona questo servizio? “Una volta iscritto a Eterni.me ti viene chiesto da quale grande serbatoio cominciare a processare informazioni (Facebook, Twitter, email, foto…). I dati sono poi raccolti, filtrati e analizzati fino a dar loro “un senso”. La ricerca di senso è necessaria per la comunicazione con un avatar intelligente (un chatbot , un programmino in grado di comunicare imitando gli esseri umani) che emuli la persona scomparsa”, spiega sempre a La Lettura Ursache. E ancora: “Lo scopo non è comunicare con qualcuno, ma comunicare con i cari estinti, come se fossero vivi, come se qualcuno, o qualcosa, li emulasse.”. Si tratta di creare una personalità artificiale che riproduca esattamente quella del caro estinto. Serviranno minimo un paio di anni, ma la frontiera della morte come fine di tutto potrebbe essere (in parte) superata usando tutte le “tracce” che una persona a noi cara ha lasciato nella Rete per ricostruire artificialmente la sua personalità.

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