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Staminali, paziente muore dopo iniezione al rene

Il malato non ha beneficiato della terapia. Le cellule hanno fatto sviluppare una complicanza finora sconosciuta
di Tatiana Necchi venerdì 18 giugno 2010

2' di lettura

Nuovi dubbi tra gli scienziati sull'uso in medicina delle staminali, le cellule “bambine” considerate una potenziale arma terapeutica contro varie malattie killer. Questa volta a gettare nuove ombre sul loro utilizzo è stato  il caso di un paziente con una grave patologia renale, a cui le staminali erano state iniettate in una clinica privata. Dopo qualche mese dall'intervento, l'organo ha iniziato a perdere sangue e i medici sono stati costretti a rimuoverlo. L'espianto però non è bastato a salvargli la vita. È morto per un'infezione. Analisi del rene - Così due studiosi dell'ateneo Chulalongkorn, a Bangkok, in squadra con Paul Scott Thorner dell'Università di Toronto, hanno analizzato il rene rimosso per indagare le cause che avevano portato al tragico epilogo. Hanno visto che era stata la terapia ad aver causato nel paziente lo sviluppo di vasi sanguigni e masse di midollo osseo, una complicanza finora sconosciuta. In altre parole, spiegano gli scienziati sul “Journal of the American Society of Nephrology”, il malato non aveva beneficiato della terapia, ma, al contrario, le cellule avevano fatto sì che sviluppasse delle lesioni angio mieloproliferative nell'area dove erano state iniettate, ovvero un pericoloso mix di vasi sanguigni e cellule di midollo osseo. «Questo tipo di lesione non è mai stata descritta prima nei pazienti - assicura Kavirach Tantiwongse, tra gli scienziati che hanno analizzato i tessuti danneggiati - Crediamo che si sia formata direttamente dalle staminali che sono state iniettate, oppure che le cellule abbiano generato le masse» che hanno poi portato all'espianto del rene. Gli autori sottolineano che i loro risultati dovrebbero servire da monito ai ricercatori clinici, che da ora in poi dovrebbero tenere a mente che lo sviluppo di vasi sanguigni e masse di midollo osseo può essere una possibile complicanza della terapia basata sull'iniezione di cellule staminali. Sono necessarie ulteriori ricerche, precisano inoltre gli studiosi, per stabilire le circostanze che possono portare alla formazione di queste masse, nonché la messa a punto di strategie che evitino che questa possibile complicanza si verifichi in futuro. Nel riesaminare i risultati dell'analisi in un editoriale di commento allo studio, Andras Nagy e Susan Quaggin, del Mount Sinai Hospital e dell'ateneo di Toronto, hanno osservato che il caso segnalato induce alla cautela ed evidenzia un crescente rischio associato al numero sempre maggiore di cliniche private che offrono terapie con staminali per i pazienti, con poca o nessuna sorveglianza da parte della comunità scientifica. «L'entusiasmo precoce e protocolli non completamente controllati - fanno notare gli esperti - sono pericolosi e finiscono per sfociare in una pubblicità negativa per il settore della ricerca sulle cellule staminali. Ma, soprattutto, possono provocare esiti disastrosi senza alcun beneficio per il paziente».

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