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Matteo Bassetti, "per fortuna ci siamo opposti alla 4° dose": ecco quale vaccino ci tocca in autunno

di Claudia Osmetti mercoledì 20 aprile 2022

3' di lettura

«Per fortuna che in molti ci siamo opposti alla quarta dose con i vaccini che abbiamo adesso. La speranza è che a ottobre ci sarà quello bivalente che coprirà anche dalla variante Omicron». Matteo Bassetti, il direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, è già soddisfatto. Ci sono buone nuove sul fronte covid. La prima è che, nonostante la Pasquetta fuori porta e il tutto esaurito negli alberghi,i numeri della pandemia non sono esplosi a dismisura: ieri si contavano poco più di 27mila nuovi contagi e undici accessi in terapia intensiva. La seconda notizia, che però è pure più importante, è che la casa farmaceutica Moderna sta valutando un booster che combina le fiale attualmente somministrate come richiamo e un “candidato specifico” per le mutazioni di Omicron. In termini tecnici, un vaccino bivalente a mRna e 1273.214. In termini terra terra, una sola punturina che proteggerà sia dal ceppo di Wuhan (quello del 2020) sia dal virus mutato che oggi circola per la maggiore. «Non sarà neanche la sola», spiega Bassetti, «probabilmente anche Pfizer seguirà questa strada». E sarà quella che percorreremo tutti. Perché, signori, parliamoci chiaro: «Aveva poco senso continuare così. I vaccini sono stati utilissimi e importantissimi, ma per proteggerci da Omicron abbiamo dovuto farci ben tre dosi. Insistere con la quarta per tutti sarebbe stato poco consono. Un po’ come uno che, per combattere l’influenza, sceglie il vaccino dell’anno prima».

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Non c’è ancora l’ufficialità bollata, nel senso che un medicinale non lo si mette a punto in un amen:lo sappiamo bene dato che abbiamo aspettato più di un anno (ed è anche stato un tempo record) per quello contro il coronavirus. I risultati iniziali dello studio di Moderna, che sono nella fase clinica 2-3,arriveranno solo nel secondo trimestre del 2022, ossia entro giugno. Il booster con due facce, quello che se la prende tanto con il sars-cov2 “originale” tanto con Omicron «resta il nostro candidato principale per una dose di richiamo» che presumibilmente verrà ci faremo«nell’emisfero settentrionale nell’autunno di quest’anno»,fa sapere il Ceo dell’azienda americana Moderna, Stéphane Bancel. La stessa Moderna, a dirla tutta, sta lavorando su più tavoli. Pardon, su più laboratori. C’è il candidato numero 1273.214 (quello che abbiamo già citato e che riguarda le 32 “evoluzioni” di Omicron), ma c’è anche quello numero 1273.211 (che è basato sulla variante Beta, la quale presenta nove mutazioni della proteina Spike, di cui quattro sono rimaste anche in Omicron).

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Alla fine la spunterà il migliore (leggi: quello che ci garantirà di più), però il concetto è semplice. In un futuro (e viva iddio anche venturo) potremmo contare su uno strumento nuovo, più performante. Cioè più efficace. «Io personalmente continuerò a raccomandare la vaccinazione, come ho sempre fatto», spiega Bassetti. Che vuol dire che, di obbligo vero e proprio, oppure anche solo di imposizione, con ogni probabilità, non se ne parlerà più: «Quello è servito, tra misure restrittive e green pass, ad arrivare dove siamo adesso. Abbiamo una copertura vaccinale molto significativa (l’89,98% degli italiani con più di dodici anni ha completato il proprio ciclo, ndr). Il resto l’ha fatto la grande contagiosità di Omicron. L’importanza dei vaccini è nei dati che sono evidenti:in ospedale, oggi, con la polmonite da covid non c’è più nessuno. Chi è ricoverato lo è per altri motivi». L’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) sostiene che siano 27 i casi di decessi valutati come correlativi alle somministrazioni anti-covid. «Quello che deve essere ribadito», chiosa Bassetti, «è che su queste questioni deve prevalere sempre l’aspetto scientifico su quello commerciale. Le aziende farmaceutiche hanno fatto un lavoro eccezionale negli ultimi due anni, ma una volta messo a punto il vaccino i consigli di amministrazione dovrebbero fare un passo indietro e lasciar parlare i medici».

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