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Nanostim, 1° pacemaker senza fili e elettrocateteri

Una combinazione di tecnologia innovativa perché inserito direttamente all’interno del cuore, un decimo rispetto ai pacemaker tradizionali
di Maria Rita Montebelli sabato 18 gennaio 2014

3' di lettura

Arriva anche in Italia Nanostim, il primo e unico pacemaker al mondo senza elettrocateteri che ha ottenuto il marchio CE. Diversamente dai pacemaker tradizionali, il cui impianto richiede un intervento chirurgico invasivo, il pacemaker St. Jude Medical Nanostim viene impiantato direttamente nel cuore tramite una procedura meno invasiva. Il dispositivo viene posizionato mediante un catetere manovrabile attraverso la vena femorale. Nanostim è stato progettato in modo tale da essere completamente recuperabile; si può riposizionarlo rapidamente durante la procedura d’impianto e recuperarlo successivamente se necessario, come ad esempio per la sostituzione di routine della batteria. I pacemaker cardiaci vengono impiegati per il trattamento della bradicardia, ossia un battito cardiaco eccessivamente lento. Tali dispositivi monitorano la funzionalità cardiaca e trasmettono impulsi elettrici quando il battito cardiaco rallenta eccessivamente in base ai requisiti fisiologici di ciascun paziente. “Il Pacemaker leadless St. Jude Medical Nanostim è talmente piccolo che viene impiantato interamente all’interno del cuore, a differenza del pacemaker convenzionale, dieci volte più grande, che necessita invece di una tasca ricavata all’altezza della spalla e di un catetere che porta l’impulso elettrico fino all’interno del cuore. Questo è un cambiamento epocale nella storia dell’elettrostimolazione e comporta una procedura con meno rischi di infezione per il paziente ed elimina i problemi legati all’usura e alla rottura degli elettrocateteri” ha affermato il prof. Fiorenzo Gaita, dell’AO Città della Salute e della Scienza di Torino. Cosa cambia con questo device. “La novità tecnologica porta con sè una tecnica di impianto completamente nuova che per il paziente comporta sia una considerevole riduzione dei tempi di impianto e dei rischi connessi, sia un importante beneficio cosmetico grazie alla totale assenza di cicatrici o rigonfiamenti della cute in prossimità del dispositivo, tipici dei pacemaker convenzionali”, ha proseguito il prof. Antonio Curnis, dell’AO Spedali Civili di Brescia. I risultati preliminari derivati dalla sperimentazione LEADLESS, un studio multicentrico, prospettico, a braccio singolo, hanno dimostrato che le prestazioni generali del dispositivo sono comparabili a quelle dei pacemaker tradizionali. La durata media totale della procedura d’impianto è risultata pari a soli 28 minuti. Nonostante il formato miniaturizzato, la batteria del dispositivo ha una vita utile attesa di più di 9 anni a una stimolazione del 100 per cento o di più di 13 anni a una stimolazione del 50 per cento. I primi pazienti italiani. Sono già una decina coloro che hanno potuto utilizzare questi nuovi pacemaker “e sono ritornati alle loro abituali attività con un sostanziale miglioramento della qualità della loro vite, grazie ad un intervento per il posizionamento del pacemaker semplificato e minimamente invasivo”, ha affermato il prof. Claudio Tondo, dell’IRCCS Centro Cardiologico Monzino di Milano. “Per facilitarne l’introduzione nel mercato e l’adozione nella pratica clinica, il sistema sanitario dovrebbe prevedere la possibilità di gestire i costi iniziali che sono inevitabilmente più alti rispetto alla tecnologia convenzionale”, ha precisato il prof. Curnis. “Il pacemaker St. Jude Medical Nanostim è il primo e l’unico pacemaker leadless che ha superato tutte le valutazioni cliniche e che è disponibile sul mercato. Vista la grande novità rappresentata da questa tecnologia, l’introduzione nel mercato avverrà in modo graduale e l’Italia ne sarà protagonista con il coinvolgimento dei più importanti centri di elettrostimolazione”, ha concluso il prof. Maurizio Lunati dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano. I portatori di pacemaker nel mondo sono circa 4 milioni, in Italia circa 700.000. Ogni anno in Italia vengono impiantati circa 60.000 nuovi pacemaker, circa 700.000 nel mondo. Il pacemaker è l’unica soluzione per alcuni dei più importanti disturbi di conduzione cardiaca che, se non curati, comportano sintomi che limitano enormemente la vita quotidiana del paziente. (MARIANNA MASCIANDARO)

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