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Pietro Senaldi su Maurizio Crozza: "Perché batte Zoro", cosa non sapevate su La7

di Maria Pezzi domenica 27 ottobre 2019

3' di lettura

Venerdì sera, per la seconda settimana consecutiva, il programma di Maurizio Crozza su Nove, un canale di cui in genere si scopre l' esistenza quando si mette per sbaglio il piede sul telecomando, come recita una vecchia battuta, ha superato Propaganda Live, il format di Zoro, l' idolo della sinistra gruppettara, su La7. Dieci giorni fa il comico genovese aveva avuto 350mila spettatori in più del concorrente, ma l' altro ieri il distacco è salito a quasi mezzo milione. Non sono più i tempi televisivi della sinistra identitaria, che ironizza su se stessa con docili carezze e mena sugli avversari con satira da manganello. Zoro, al secolo Diego Bianchi, è l' usato sicuro, l' erede della tv della Dandini, dove nel ruolo di caratterista riusciva meglio che nell' attuale di mattatore. Forse non è lui che, con uno share per lo più sotto il 5%, va poi così male, piuttosto è Crozza che quest' anno ha fatto il botto. La ragione è semplice. la politica ha stancato La politica ha stancato e Propaganda Live non fa che quello. Per di più, essendo un programma molto partigiano, la comicità resta solo in superficie ma il messaggio è monotematico e il ritmo conseguentemente pesante. Il Pd perde da una ventina di elezioni consecutive e ultimamente si è prima fidanzato con i nemici di Cinquestelle e poi diviso per la trentesima volta: la situazione è talmente drammatica che agli elettori di sinistra è passata la voglia di ridere di se stessi e dei propri beniamini. Bianchi prova a coccolarli facendo passare Berlusconi per un vecchio scemo, Salvini per un fascista ubriacone e la Meloni per la versione coatta della Raggi e descrive il centrodestra come uno zoo di deficienti violenti, ma il risultato che produce è che lo spettatore di sinistra comincia a chiedersi: se questi qui ci battono sistematicamente, noi allora cosa siamo? Quando trova la risposta, cambia canale sconsolato. Lo squilibrio politico, nei servizi, nei contenuti e negli ospiti, impedisce a Propaganda Live di intercettare il pubblico non di sinistra, ovverosia la maggioranza del Paese, che normalmente non resiste neppure due minuti davanti allo schermo quando compaiono Zoro e le sue magliette. Al programma nuoce anche l' eccesso di romanità, la cui esibizione non è mai raffinata e che va benissimo se è di contorno ma non può essere il pane che accompagna tutto il pasto. Logico che, benché su Nove, Crozza sia destinato a consolidarsi sopra il rivale de La7. Anche l' istrione genovese ha la politica come piatto forte del menù, ma la sua ironia spazia per tutto l' emiciclo. Come faceva Corrado Guzzanti, colpisce il personaggio e attraverso di esso si fa beffe di tutto il mondo che questi rappresenta. E poi non fa eccezioni nella scelta del bersaglio, trattato sempre allo stesso modo, che sia di sinistra, destra o grillino. una setta di delusi Zoro processa il pensiero politico, perciò è divisivo, si rivolge solo a una setta, per di più delusa e sfinata dagli eventi e dai comportamenti dei personaggi nei quali aveva riposto fiducia, e mette in fuga tutti gli altri. Crozza fa le pulci all' uomo e ne ridicolizza modi, slogan e comportamenti, ma è privo di ideologia, perciò allarga la platea. I fan del bersaglio del comico sorridono nel vedere ridicolizzati tic e difetti del loro idolo mentre chi la pensa diversamente gode nell' assistere alla parodia e alla destrutturazione del nemico. I modi bonari rendono digeribile a tutti la critica, che è quasi sempre più calzante, acuta e fastidiosa di quella di Propaganda Live, che infatti nessuno si ricorda, mentre certi siparietti della star di Nove sono diventati ormai dei cult del carrozzone massmediatico. di Pietro Senaldi

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