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Maria Grazia Cucinotta, l'amara confessione a Libero: "Anche io sono stata molestata"

di Alessandra Menzani domenica 25 marzo 2018

4' di lettura

Sì, certo, lo sappiamo: le morbide forme, il sorriso abbacinante e quei due magnetici pozzi neri come occhi. Nell' immaginario collettivo (in primis, maschile) Maria Grazia Cucinotta incarna la bellezza mediterranea per la sua fisicità. Eppure, la star de Il Postino non ha solo l' avvenenza delle donne del Sud: di loro, possiede pure la schiettezza, la praticità, il coraggio, il vigore, la dignità. Per dire: Maria Grazia è una che, il Weinstein di turno, se lo mangia a colazione (e così è stato). È la star con 32 anni di carriera alle spalle e nessun ufficio stampa al seguito che le cura l' immagine. Si gestisce da sola e non teme di fare scelte controcorrente, come dedicarsi anima e corpo al mondo del sociale. Al cinema italiano preferisce (giustamente) l' estero. Che non vuol dire solo America, ma anche Cina. Si è aperta una casa di produzione, assicurandosi in questo modo di poter raccontare le storie in cui crede davvero: come il corto sul bullismo Il compleanno di Alice, presentato l' anno scorso, o la serie in sviluppo teen. Maria Grazia è insomma un fiume in piena, proprio come le energiche matrone di una volta: volenterose e risolute. Quest' anno taglia il traguardo dei 50 anni d' età festeggiati (anche) con il premio Monte-Carlo Film Festival Award assegnatole durante l' ultima edizione della kermesse francese. A 50 anni molte star fanno gli scongiuri per non cadere nel dimenticatoio. Lei sembra invece non curarsi se il cinema italiano non la chiama. Come ci riesce? «In realtà non ho mai smesso di fare film: semplicemente, li faccio all' estero. Adoro recitare, ma se non arrivano belle proposte. E poi so di essere ingombrante: a molti dà fastidio». Appunto: lei del cinema italiano non si cura. «Ho avuto la fortuna di fare il mio primo film importante a 23 anni: Il Postino mi ha catapultato in America, portandomi a Los Angeles e agli Oscar. Quando sono tornata in Italia mi sono sentita un pesce fuor d' acqua: il cinema italiano è un ambiente un po' chiuso, che funziona per giri di amicizie. Io conduco una vita diversa: non vado a caccia di copioni e mi occupo molto di sociale. Il mio tempo libero lo passo così: ad aiutare le associazioni. Per esempio mi sto dedicando molto ai ragazzi, preferisco far realizzare un sogno a un ragazzo, piuttosto che aggiungere un altro film al mio curriculum. Ormai ne ho fatti più di 100 nell' arco della mia carriera». All'appello mancano però le serie tv: non è attratta dal piccolo schermo? «Tutt' altro! Ad aprile volerò in Usa per un progetto seriale top secret, al quale tengo tantissimo. Posso solo dire che sarò nel cast di una serie tv fantasy, scritta da una donna. Inoltre con la mia casa di produzione sto realizzando la serie Teen: il primo ciak è previsto a settembre. Il Postino l' ha lanciata. Ma Il Postino vuol dire anche Weinstein: fu lui a distribuire il film all' epoca. Qual è il suo parere in merito allo scandalo che l'ha travolto? «Con me si è comportato in modo impeccabile, non posso esprimermi su quello che non conosco. Da donna, che lavora in questo ambiente da quando aveva 18 anni, dico che ci sarà sempre un uomo che ci prova o che fa delle avance. Io ho detto parecchi no. Tuttavia non mi sento forte né un' eroina, per essermi negata». Non dica che non era una mosca bianca. «C' è chi mi dava della retrograda perché, rifiutando le avance, non approfittavo delle scorciatoie. Ma a me non è mai fregato nulla! Non sono mai stata una che voleva arrivare a tutti i costi. E poi, se devo penare a stare con un uomo che manco mi piace, allora sposo un miliardario e faccio la signora! (ride, ndr) C' è una cosa che mi turba davvero: in Italia esistono stuoli di ragazze obbligate a dire sì. Mi riferisco alle adolescenti che vediamo prostituirsi sui marciapiedi. Vorrei che lo Stato se ne occupasse». Contro le violenze ha creato un' associazione tutta sua: "Vite senza paura". «Offriamo ascolto, sostegno psicologico e legale alle vittime: non solo donne, ma anche ragazzi e uomini. Trattiamo tutti i tipi di violenze. In materia di femminicidio stiamo lavorando per capire dove peccano le leggi, come migliorarle». Cosa manca affinché la legge tuteli effettivamente le donne? «La punizione. Molte donne che arrivano da noi scelgono, alla fine del percorso, di non denunciare per paura: non si sentono tutelate». Qual è l' alternativa alla denuncia? «L' accettazione della violenza. Molte donne si sono talmente abituate al clima di violenza da viverlo come una quotidianità normale. Farle ricredere è molto difficile». Aiuterebbe prevedere un percorso di terapia e recupero per gli uomini violenti? «Forse pecco di presunzione, ma non credo potrebbe servire: secondo me un uomo violento, non guarisce più. Bisognerebbe invece puntare sull' educazione dei bambini, maschi e femmine: insegnare ad avere rapporti di comprensione dove la violenza non è contemplata». E poi c' è il bullismo... «I social hanno trasformato il bullismo in un comportamento virale, e quindi di tendenza. Lo Stato dovrebbe intervenire: controllare maggiormente i social, oscurare le pagine offensive e concedere il diritto d' oblio alle vittime di bullismo». Crede che ad amplificare il fenomeno sia anche l' imperante crisi dei valori? «I giovani hanno perso i modelli di riferimento. D' altronde negli ultimi 20 anni l' Italia non ha fatto altro che autocriticarsi, vivendo di scandali e polemiche. In Usa media e giornali valorizzano il concetto della patria, delle persone che ce l' hanno fatta. Per la serie Teen ho provinato oltre 5mila ragazzi: quando chiedevo loro di cosa avessero maggiormente paura, rispondevano la solitudine, perché si sentono abbandonati, e la falsità». di Francesca d'Angelo

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