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Cisl lancia 'Barometro': cala benessere, lontani da livelli 2007

giovedì 31 marzo 2016

3' di lettura

Roma, 30 mar. (Labitalia) - Si chiama 'Barometro' ed è il nuovo indicatore del benessere delle famiglie elaborato dalla Cisl che ogni quattro mesi fornirà una lettura aggiornata dell'andamento delle principali variabili che influenzano la vita economica degli italiani: l’attività economica, il lavoro, l’istruzione, i redditi e la pressione fiscale. Un indice che al momento, complessivamente, registra più un disagio che un benessere, lontano ancora dal recuperare i valori del 2007 registrati prima della grande caduta. Fatto 100 il valore del Barometro complessivo in quell’anno, infatti, il livello è sceso fino a 95,8 nel 2013. E se una "tiepida ripresa" ha invertito la tendenza negli ultimi due anni, tale da riportare l’indicatore a 98,1, questa non appare sufficiente ad invertire la rotta, soprattutto sul fronte lavoro. A presentare l'iniziativa che troverà spazio in un nuovo bollettino ad hoc, a cadenza quadrimestrale, oggi, il leader Cisl Anna Maria Furlan. "Sarà un supporto all'elaborazione strategica del gruppo dirigente della Cisl a tutti i livelli, ma anche un analisi puntuale ed un riferimento per valutare in maniera sistemica e trasparente l’azione della politica economica", spiega.Tante le nuvole, dunque, che oscurano l'orizzonte delle famiglie italiane. L'indicatore delle attività economiche, infatti, quello che analizza l'andamento del Pil e del reddito disponibile, nonostante la mini crescita degli ultimi tempi, è quello che si trova più lontano dai livelli pre-crisi del 2007: il Pil pro-capire è caduto da circa 7.300 euro a trimestre nel 2007 a poco più di 6.600 nel corso del 2015; analoga parabola per il reddito disponibile a prezzi costanti nonostante "il limitato recupero" del 2015. D'altra parte, spiegano ancora i tecnici Cisl, la capacità di spesa non è stata sostenuta dai prestiti alle famiglie e lo stesso Qe voluto dalla Bce "non è riuscito nell'intento", nonostante l'evoluzione più favorevole dei tassi di interesse. Ma è il Barometro sul lavoro quello a registrare il malessere più grave. Nonostante nel 2015 l’occupazione sia cresciuta in maniera significativa e sia aumentato il numero dei dipendenti a tempo indeterminato, "il cammino è ancora lungo", annota ancora la Cisl.Anche il tasso di disoccupazione è un po’ più leggero rispetto a 12 mesi fa: ma "siamo ancora molto lontano dai livelli precedenti la crisi". I dati più recenti del lavoro, riflettono "una ripresa economica poco tonica" e nell’ultimo trimestre la tendenza dell’occupazione "è stata meno favorevole rispetto all’estate". Bisogna dunque lavorare, dice ancora la Cisl, "per rafforzare gli impulsi positivi" a cominciare dalla scelta "di rendere più conveniente per le imprese il lavoro stabile piuttosto che quello precario". Ma non solo. Il barometro registra anche come le donne tra i 25 ed i 49 anni con bambini in età prescolare abbiano un tasso di occupazione decisamente più basso delle donne senza figli il cui indicatore, fatto 100 il tasso di occupazione, passa da 70 a 77 nel 2015. In leggerissimo miglioramento invece il Barometro relativo ai redditi che hanno "risentito pesantemente della crisi e delle manovre restrittive di bilancio": a trainare una certa ripresa il bonus di 80 euro per il settore privato, la sentenza della Consulta sulle pensioni e l'inattesa deflazione dei prezzi. E questo nonostante una pressione fiscale alta che però nel 2015, per gli interventi relativi al bonus e all'aumento della no tax area, ha visto un'aliquota complessiva inferiore a quella del 2007 per le retribuzioni più basse e superiore per quelle medie e medio alte. Barometro positivo, l'unico, invece, quello calcolato sull'istruzione: fatto 100 il livello nel primo trimestre 2007 ha toccato quota 103 nel primo semestre 2015. Ad incidere positivamente il tasso di scolarizzazione superiore e quello, ancora positivo, della quota di persone tra i 30 e i 34 anni in possesso di una laurea mentre continuano a pesare i neet, giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano né lavorano.

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