CATEGORIE

L'Ue reagisce al dumping solare cinese con dazi e prezzi d'importazione minimi

domenica 8 dicembre 2013

3' di lettura

Roma, 3 dic. - (Adnkronos) - Da subito e fino alla fine del 2015 l'Unione Europea reagisce alle importazioni cinesi nel settore del solare con una combinazione di dazi antidumping e prezzi d'importazione minimi. Lo hanno deciso oggi gli stati membri dell'Ue su proposta della Commissione Europea, con l'obiettivo di frenare il dumping cinese sostenuto da sussidi statali. Le misure sono state prese in seguito ad un reclamo antidumping di Eu ProSun, iniziativa di produttori europei nel settore dell'energia solare. "Finalmente l'Ue si è decisa a mettere in pratica delle misure contro il dumping cinese. I nuovi dazi del 48% circa compensano, anche se solo in parte, gli investimenti che lo stato cinese impiega per respingere i produttori europei o non cinesi dal mercato del solare - fa sapere il presidente di Eu ProSun, Milan Nitzschke - Si tratta di una battaglia tra economia pianificata ed economia di mercato. Senza questi dazi le aziende che si muovono nell'ambito di un'economia di mercato sarebbero completamente alla mercé dell'economia di stato cinese". Negli anni scorsi, fa sapere Eu ProSun, la Cina, seguendo il piano quinquennale, ha creato una enorme sovraccapacità per la produzione di moduli solari, capacità produttive create in modo artificiale, pari oggi al doppio della richiesta di moduli a livello mondiale. Ciò provoca un abbassamento dei prezzi tale da rendere impossibile alcun margine di guadagno. Di conseguenza un'impresa dopo l'altra in Europa, negli Stati Uniti, in Corea del Sud e in altri Paesi è stata costretta a chiudere. Con questa strategia la Cina è riuscita ad assicurarsi più dell'80% del mercato europeo e mondiale. "I dazi attuali rappresentano un primo raggio di sole per le imprese europee, che possono così sperare di rientrare sul mercato con i loro prodotti di elevata qualità", aggiunge Nitzschke. Eu ProSun giudica tuttavia in modo critico i prezzi minimi stabiliti per le importazioni cinesi. "I prezzi minimi concordati con la Cina continuano a essere troppo bassi. Restano ancora inferiori ai costi reali della produzione di moduli solari in quel paese", afferma ancora Nitzschke. In un accordo bilaterale la Commissione Europa e le imprese cinesi hanno stabilito che i moduli solari venduti al prezzo di 56 centesimi di euro per watt restano liberi dai dazi. Contro tale accordo le imprese europee del solare hanno presentato ricorso presso il Tribunale dell'Unione europea. "Ci aspettiamo - commenta Nitzschke - che il Tribunale dell'Unione europea prima o poi dichiari nullo il regolamento relativo al prezzo minimo. A quel punto i dazi saranno validi per tutte le importazioni solari cinesi. Solo in tal caso il mercato solare europeo sarà libero: libero da sovvenzioni statali alle esportazioni e libero dal dumping". Il sistema del prezzo minimo verrà meno nel caso in cui imprese cinesi violino il relativo accordo, vale a dire se vendono i propri moduli ad un prezzo inferiore ai 56 centesimi di euro per watt franco fabbrica in Cina o 60 centesimi per watt all'interno dell'Ue. In tal caso, per i prodotti delle imprese in questione, scatterebbero immediatamente i dazi obbligatori. Violazioni particolarmente gravi o ripetute provocherebbero infine il decadimento totale del regolamento sul prezzo minimo e dunque l'applicazione illimitata dei dazi. Anche il Comitato Ifi, associazione che riunisce circa il 90% dei produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici, esprime la propria soddisfazione in merito al voto del Consiglio Europeo che approva i dazi definitivi anti dumping e anti sovvenzioni per i moduli fotovoltaici di produzione cinese, ma sottolinea che i dazi previsti non troveranno applicazione per via dell'accordo (Undertaking) sul prezzo minimo all'esportazione siglato lo scorso 3 agosto dalla Commissione Ue con i produttori cinesi e che avrà durata di due anni. Il voto del Consiglio Europeo conclude l'investigazione aperta dalla Commissione Ue nel settembre 2012, su richiesta dei produttori di celle e moduli europei al fine di comprovare l'esistenza di reiterate pratiche anti-concorrenziali di dumping e sovvenzioni illegali poste in essere dai produttori e dal Governo cinese. "Una disputa da 21 miliardi (circa 28 miliardi di dollari), il valore massimo mai raggiunto nella storia dell'Unione per analoghe controversie anti-concorrenziali", fa sapere il Comitato Ifi. Le conseguenze denunciate dai produttori fotovoltaici europei sono state il crollo della produzione fotovoltaica europea, la chiusura di oltre sessanta industrie e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.

tag

Ti potrebbero interessare

Panettone contro pandoro, chi vince la sfida social di Natale

La tradizione è tradizione, soprattutto a Natale. E non c'è festa, pranzo o cenone dal 24 dicembre all...

Gasbarra (Eur Spa): "L'1 gennaio Concerto di Capodanno alla Nuvola per i 90 anni di Eur"

Il primo gennaio, alle ore 18.30, torna alla Nuvola di Fuksas all’Eur il Concerto di Capodanno di Roma, la seconda...

BUON NATALE CON CHECCO ZALONE CHE TORNA SUL GRANDE SCHERMO CON “BUEN CAMINO”

Coppia che vince non si cambia: Checco Zalone presenta il suo nuovo film Buen Camino, dal 25 dicembre in sala con Medusa...
Annamaria Piacentini

Berlusconi sbugiarda toghe e sinistra: il video virale

Virale Silvio Berlusconi lo è stato sempre, anche quando i social non esistevano e il termine riguardava solo le ...