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Ortofrutta 'regolarmente' contaminata, in linea con il trend degli ultimi anni

Cogliati Dezza: "Situazione tutt'altro che rassicurante"
mercoledì 31 ottobre 2012

3' di lettura

Roma, 30 ott. - (Adnkronos) - Campioni fuorilegge fermi allo 0,6%; stabili i contaminati da un solo residuo (18,3%), mentre calano di circa un punto percentuale i campioni contaminati da più residui contemporaneamente, portandosi al 17,1% (18,5% nel 2011). Il risultato complessivo di 'Pesticidi nel piatto 2012', il rapporto annuale di Legambiente sui residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e derivati commercializzati in Italia (elaborato sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e uffici pubblici regionali competenti), ad una prima lettura, offre un quadro abbastanza rassicurante e in linea con il trend degli ultimi anni che vede diminuire l'uso delle molecole chimiche per la produzione agroalimentare. Purtroppo però, insieme all'aumento in percentuale dei campioni in regola, aumenta pure, in molti casi, il numero delle diverse sostanze chimiche presenti contemporaneamente su uno stesso campione, per il quale le analisi di ogni molecola presa singolarmente hanno stabilito la regolarità. La legge non si esprime ancora rispetto al cosiddetto multi residuo, cioè, al quantitativo di residui diversi che si possono ritrovare negli alimenti mentre la definizione stessa dei limiti di massimo residuo (Lmr) continua a basarsi sui singoli residui. Una lettura più attenta dei risultati, secondo il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, "mostra una situazione tutt'altro che rassicurante, con numerosi casi di prodotti ortofrutticoli e derivati contaminati da 7, 8 e addirittura 9 principi attivi differenti, in un composto che nessuno ha mai studiato e analizzato e che potenzialmente potrebbe essere molto dannoso per la salute dei consumatori e per l'ambiente". Le analisi condotte da alcuni laboratori, come per esempio, quello della Provincia di Bolzano, hanno rilevato fino a 8 diverse sostanze chimiche in due campioni di vino (contaminato comunque dal multi residuo nel 60% dei casi), e addirittura 9 diverse molecole in 3 campioni di uva. Pesante anche la situazione del frutto sano per antonomasia: la mela, contaminata da più residui nell'65% dei casi (anche con 4 e 6 diverse sostanze contemporaneamente). Anche nelle analisi realizzate dai laboratori del Friuli Venezia Giulia troviamo le mele (nell'83,3% dei casi) e il vino (96%) tra i prodotti maggiormente contaminati da multi residuo. Casi analoghi risultano poi, nei dati forniti dai laboratori piemontesi dove in un campione di arance sono stati rintracciati fino a 5 residui chimici, 4 in un campione di finocchi e 6 in uno di fragole e uno di uva. Numerose invece le irregolarità vere e proprie registrate dai laboratori dell'Emilia Romagna che ha condotto numerose analisi su tantissimi prodotti dei quali però non fornisce la provenienza, relative a pere, pesche, fragole, ciliegie, prugne, susine e melagrane, mentre più di 5 sostanze diverse sono state riscontrate in campioni di albicocche e ciliegie. Dati puntuali sono stati forniti anche dai laboratori calabresi che hanno riscontrato la presenza di sostanze chimiche fuorilegge per limiti superiori al consentito in un campione di peperoncino e in uno di pesche. Tra le sostanze maggiormente rinvenute troviamo il clorpirifos, un insetticida riconosciuto da numerosi studi scientifici come interferente endocrino con spiccata attività neurotossica, il captano, fungicida riconosciuto dall'Epa come possibile cancerogeno e il Fosmet, un insetticida fosforganico dal notevole impatto ambientale e particolare tossicità riscontrata a danno delle api.

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