Tv anni Novanta

Ambra Angioni e Non è la Rai, la clamorosa confessione di Aldo Grasso: "Ho sbagliato tutto"

E' "pentito" Aldo Grasso dei suoi commenti di allora su Non è la Rai. A vedere il programma, trent'anni dopo, appare tutto diverso. "Ebbene sì, lo ammetto: Non è la Rai non mi piaceva, inutile fingere il contrario. Con gli occhi di oggi (Mediaset ha proposto una maratona sul canale Extra, 163 di Sky, interrotto dalle promozioni di Giorgio Mastrota), è tutto un altro programma", scrive nella sua rubrica sul Corriere della Sera, "ed è possibile condividere molti degli elogi che hanno accompagnato l'anniversario (9 settembre 1991)".

 

 

Il critico televisivo ammette anche di essere stato "prigioniero di alcuni giudizi e di non pochi pregiudizi. Il programma in sé non era molto diverso dall'intrattenimento facile: cruciverbone, giochini telefonici, canzoni, balletti, discoteca, Enrica Bonaccorti, Paolo Bonolis. Per l'esplosione delle cento adolescenti in costume, acerbe e maliziose, si parlava di lolitismo (pregiudizio), di traviamento", e ancora "di strategia berlusconiana per intontire il Paese (altro pregiudizio), di deriva televisiva".

 

 

Erano altri tempi, "tempi in cui per L'istruttoria di Giuliano Ferrara si parlava di Circo Barnum. I metri di paragone erano altri: Avanzi, Mai dire gol, per qualcuno anche Twin Peaks". E la disputa era: "la famosa coppia Arbore-Boncompagni non lavorava più insieme e in molti credevamo (critici ben più titolati di me) che la 'tv intelligente' fosse prerogativa del primo e il suo contrario del secondo (senza capire che quella spudoratezza stilistica stava cambiando la tv, nel suo profondo)". Quindi conclude Aldo Grasso: "Sbagliavo? Amo i film dell'errore".

 

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