L'attore

Christian De Sica, "la vecchietta che cade fa ridere": la sfida del comico

Annamaria Piacentini

Coppia che vince non si cambia, lo sanno bene Christian De Sica e Angela Finocchiaro che recitano perla quinta volta insieme sono protagonisti, della nuova, esilarante commedia Natale a tutti i costi, prodotta da Colorado Film con Sony Pictures International da lunedì 19 dicembre già visibile su Netflix. Il film è diretto Giovanni Bognetti il film è il remake del francese Mes très chers enfants, di Alexandra Leclère e racconta la "sindrome" del nido vuoto e le conseguenze che i genitori sono costretti a vivere una volta rimasti soli. Il tema centrale è la famiglia, gli egoismi dei figli, e la voglia da parte di genitori come Carlo e Anna di passare il Natale con loro. Ma Alessandra (Dharma Mangia Woods) ed Emilio (Claudio Colica), oramai hanno spiccato il volo, vivono in altre città e non hanno nessuna intenzione di passare le feste con loro: sai che noia? Così, pur di rivederli Carlo e Anna inventano una clamorosa bugia: avrebbero ricevuto in eredità dopo la morte di una zia, ben sei milioni di euro. Ed ecco che gli "angioletti" tornano a casa: «Diciamolo», sottolinea De Sica, «questi due figli sono un po' str....». Ma la storia, in fondo si può definire figlia del nostro tempo.

 

 

 

De Sica lei è d'accordo?
«Sì, ma i miei due figli sono diversi, Brando che fa il regista e Mariarosa (che si dice lo renderà nonno, ndr) a Natale tornano a casa e ne sono felici. Cerco sempre di inventarmi qualcosa. Con noi, c'è anche Carlo Verdone che è il fratello di mia moglie con i suoi figli, siamo quasi una cooperativa molto divertente. Però quando i miei ragazzi sono diventati adulti e hanno scelto di andare a vivere da soli, ho accettato, è stata quasi una liberazione... (ride, ndr)».

Torniamo al film "Natale a tutti i costi" remake di un lungometraggio francese. Fisicamente assomigliate agli altri due protagonisti d'oltralpe?

«No, lei è una "culona", lui un ciccione. Però sono bravi attori. Sono contento di aver fatto questa originale e divertente commedia. Oggi la tendenza è fare i remake. Ci sono meno sceneggiatori bravi come lo erano Age e Scarpelli o Zavattini. Forse perché si è raccontato già tutto. Ma ciò che ancora mi fa riflettere sono i cinepanettoni».

Ecco, dei "cinepanettoni", non ha nostalgia? Erano come un grande abbraccio sotto l'albero.

«I giovani che li amano mi chiedono di tornare a farli, ricevo messaggi tutti i giorni. Non li rinnego, anzi li ricordo con affetto. È stato un bel periodo, ma con De Laurentiis penso che per quel genere non ci sia più spazio. L'ultimo è stato con Massimo Boldi nel 2018, si intitolava Amici come prima e incassò 8 milioni di euro. Se mi chiamasse li rifarei subito, però ora sarebbe difficile anche usare quel tipo di linguaggio».

In che senso?
«Si ride di meno. Quei boati che c'erano al cinema non li senti più. E poi bisogna stare attenti a parlare, non si può più dire niente. Invece, con i cinepanettoni si potevano fare battute su molti avvenimenti, ma se le facessi adesso rischierei il carcere».

Il politically correct per Zalone non esiste.
«Infatti ha un grande successo anche se è il più politicamente scorretto che ci sia. Fa i film che vuole e se ne frega».

 

 

 

Però...
«Il comico è cattivo, mi rendo conto che a volte si ride con il "demonio", non con San Francesco. La vecchietta che in una scena del film cade per le scale, è una cosa disdicevole, ma fa ridere. Diciamoci la verità».

Sì, diciamocela...
«Ho 71 anni sarebbe complicato rinunciare a quel genere adrenalinico, ma c'è un'età per tutto. Anche mio cognato Carlo non potrebbe più fare film come Un sacco bello, né oggi Alberto Sordi Un americano a Roma".

E lei e Boldi insieme?
«Non vorrei esagerare, ma se facessimo un film come Yuppies qualcuno per certi versi potrebbe anche sputarci in faccia: simbolicamente. Infatti quando cammino per strada c'è anche chi mi dice: "a zio fatti abbraccià, te voglio bene...". Ed è lì che senti tutto l'affetto e hai tanta voglia di ricominciare».

Con "Natale a tutti i costi" ha fatto un film politicamente corretto e ci è cascato con il vino dell'Abruzzo. Ne è venuta fuori una polemica social assurda.

«Ma io amo l'Abruzzo, sono andato spesso a Pescara dove ho portato il mio spettacolo. Il loro vino? Sono stato intrappolato dal contesto: in una scena il figlio va alla cena dei genitori solo perché ha saputo di una loro eredità e porta una bottiglia di vino, ma si merita una risposta fredda e un'espressione di fastidio: è corposo, rispondo, una "merda". Ma non centra nulla con il vino dell'Abruzzo: la "merda" è riferita al figlio. Le scuse poi sono arrivate».

Così nel suo ultimo film anche il vino dell'Abruzzo involontariamente ha avuto una grande pubblicità. Forse non ne aveva bisogno, però funziona.

«In questo film c'è una bella alchimia, vino a parte, spero di girare il sequel sempre in coppia con Angela Finocchiaro che è davvero fissata con le cene di Natale».

A proposito del Natale, cosa si augura?

«Che finisca questa guerra e torni la pace. Mi auguro anche un po' di tranquillità per tutti».

Una curiosità: chi vedrebbe come suo erede nel cinema. Ma un giorno molto lontano per tutti noi è insostituibile...

«Forse l'attore che ha recitato in questo film nei panni di mio figlio: Claudio Colica, lo trovo molto bravo».

Con il nuovo governo cambieranno molte cose. Per il cinema può dare un suggerimento?

«La cosa più importante sarebbe quella di poter continuare a fare il cinema riuscendo ad avere anche più incentivi soprattutto economici per le produzioni e a tutti quelli che ruotano intorno alla realizzazione di un film. Il cinema italiano lo merita come noi attori. Sono fiducioso che tutti ciò accada.